Il Tratto del Vallone del Butto della Neve risalito in questa occasione. Il vallone-canalone s'incunea tra l'Acellica N (a sin) e l'Acellica S o Pettinessa (a des.) calando dal Varco del Paradiso (N).
Il salto pricipale (tra q.1250-1170m circa) è noto come "Butto della Neve", perché la neve spesso vi si conserva per tutto l'anno: un tempo era una ghiacciaia naturale per i giffonesi.
La Grotta del Lamione (o Grotta Trellicina di M. Acellica, CP 794) è uno scavernamento (q. 924m) poco profondo, alto +20m.
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22 Giugno 2019: Un' uscita inizialmente senza preciso intento esplorativo, al di là di mostrare all'amico Elio Dattero la Grotta dello Scalandrone (e le vicine cascatelle).
Partiamo alle 13:20 dalla Caserma Forestale dei Piani di Giffoni (745m) e in mezz'oretta siamo alla Grotta. Andiamo prima alle sottostanti cascate e poi (dopo che ho scambiato qualche parola con il naturalista e fotografo Daniel LV, lì incontrato) entriamo nella Grotta dello Scalandrone, dove restiamo per circa 1h e 40 min. Seppur con la fotocamera bridge, approfitto della potente torcia che ha portato Elio x fare altre foto all'interno. Usciti dalla grotta prendiamo il sentierino che prima verso E e poi verso N raggiunge la captazione (pr. q. 875 IGM) sotto la Grotta del Lamione, dove poi saliamo, non essendoci andato nelle 3 precedenti occasioni in cui avevo percorso questo sentiero/traccia. La Grotta del Lamione (situata a 924m; Lamia = arco, volta) è riportata come "Grotta Trellicina di Monte Acellica" sul Catasto delle Grotte della Campania (CP794); scaverna nella parete (liscia, con macchie di capelvenere) per 8-9m e la volta s'innalza per più di 20m dalla base.
Poco a N troviamo un grottino (lo battezziamo "del Cinghiale nano"), con larga e stretta apertura sul terreno: internamente è alto solo 2m, profondo 3 e largo 3-4m; presenta pareti concrezionate.
Anche se avevamo varie opzioni (a W verso la Rasula, opp. a E, ma assai faticosamente, come già fatto 1 volta, su ripida falasca per +150m di disliv fino al sentiero per il Butto, CAI 106B), abbiamo deciso di risalire il vallone in cui siamo, Vallone del Butto della Neve, che drena le acque dal Varco del Paradiso (W), tra le pareti della Pettinessa (Acellica S) e quelle dell'Acellica N. Il tratto che percorriamo scende verso SW, quindi lo risaliamo in direz. generale NE sorpassando una prima strozzatura alta pochi metri (diff. II), poi una bella conca-catino che termina con parete inclinata (6-7m) con appigli (III) e tronco riverso, per fortuna anch'essa non bagnata. Un successivo diedro appoggiato alto 3-4 m è invece umido, quindi lo superiamo a sin. su terriccio appendendoci alle sottili radici. Poi il canalone si apre un po' e, oltre un tratto con alta parete strapiombante a des. (da dove s'invola un assiolo/civetta) si biforca (q. 1005m CTR): a sin. procede verso N, ma con fitta vegetazione di spine, mentre a des./E, presso una grottina, presenta un paio di salti di alcuni metri ma più lisci e ostici. Quest'ultimo ramo che sale a E, è la parte bassa del "Butto della Pettinessa", colatoio che nasce sulla Pettinessa con l'omonimo canale a N, e il Butto del Tedesco a S, rami che più in basso si uniscono. Questo butto delimita a S lo "sperone" o dosso (che sale verso ENE in direz. del Ninno e del Varco del Paradiso Sud) su cui si sviluppa il Tracciolino del Ninno (Landi - Perrone, lug. 1987, EE+), a N del quale cala invece il colatoio del Butto della Neve.
Ci arrampichiamo al centro sul dosso divisorio, su terriccio e rocce, aiutandoci con qualche ramo (II) facendo attenzione a non scivolare 9-10m più in basso nella sottostante "marmitta" rocciosa da cui siamo usciti. Siamo ormai a pochi metri dal sentiero 106B, nel tratto in cui procede, in lieve discesa, diretto a N verso q. 1083 IGM. Raggiungiamo il sentiero (il fondo del Vallone in questo tratto è difficilmente praticabile in questa stagione, invaso da spine e erbacce), e poi percorriamo il breve tratto di sentiero fino alla svolta a des. (ENE) dove si entra nella parte finale: si lascia a sin. una paretona che guarda a S (con esiguo accumulo di neve alla base) e in pochi minuti, dal verde fondo del fosso, e dopo essersi lasciati a des. l'inizio del "Tracciolino del Ninno" (scritta CAI), si giunge sotto la parete levigata del colatoio del Butto della Neve (alto una cinquantina di metri). E' qui che, fino alla metà del '900, i giffonesi venivano a raccogliere la neve che era poi trasportata ai Piani di Giffoni, dov'era stivata nelle neviere, e da lì in paese a dorso di mulo. Il sentiero per il Butto, 106B, è stato risistemato dalla sezione del CAI di Salerno nel 2002, come ricorda una targa posta nella parte finale del percorso. Siamo a q. 1170m circa (l'altimetro-barometro riporta 1130m, lo smartphone di Elio sui 1175m) e la parete del colatoio è esposta a WSW, come si vede anche nelle carte topografiche.
L'accumulo di neve è alto ancora 5/6m nella parte più alta, e passiamo sotto, nell'intercapedine che lo divide dalla parete, per poi scalarlo (sarebbe stato divertente avere le piccozze).
[NB: il 14/6/2015, in solitaria, mi calai dal Varco del Paradiso (N) verso W. Quando pubblicai le foto e reportage pensai di essere giunto ad un "Butto superiore" al salto principale del Butto della Neve (ero senza altimetro e la prospettiva dall'alto forse m'ingannò) ma, riesaminando le foto scattate in altre 2 occasioni dalla Rasula d. Murelle e le carte, credo sia più probabile che fossi arrivato proprio in testa al colatoio del Butto della Neve vero e proprio!].
Nota interessante: poco a monte della confulenza del ramo Canale Pettinessa nel Vallone principale, nonché a sin./W del sopracitato butto rivolto a S (q. 1083), partono altrettante tracce, verso W / NW, che puntano a "scollinare" sul crinale della Rasula delle Murelle. Perciò anche da qui su (oltre che dai pressi del Lamione) è possibile attaccare la Rasula... [F.R. 4/7/2019] |
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SUL MICROTOPONIMO "BUTTO" - "Butto della Neve", è il nome del precipizio che, come detto sopra, si trova dai 1150 ai 1250m c. nel vallone (che, teoricamente, dovrebbe portarne il nome) che cala dal Varco del Paradiso (pr. il "Ninno") in direz. gen. SW (ma alla quota del colatoio roccioso, la parete di questo, ossia il Butto d. Neve vero e proprio, ha esposizione a WSW) ai limiti nordorient. del territorio di Giffoni Valle Piana. [La linea del fosso del Vallone del Butto della Neve divide le particelle forestali 407 (versante E della Rasula delle Murelle) dalle 408 e 412 (lato Pettenessa)]. Il Vallone del Butto della Neve, si sviluppa da q.1500, alla testata sul fianco W del Varco del Paradiso, fino a 765m, loc. Trellicina, dove prende andamento E-W, ricevendo altri corsi d'acqua (da Grotta d. Scalndrone e Vall. del Butto del Laurenziello, poi dal Vall. Vene Rosse), e piegando quindi, loc. Capo di Fiume, a SSW per dirigersi verso Giffoni VP (Cf. Le Sorgenti italiane VII, 1942, p. 269 seg., n. 2245). Dell'importanza di questo vallone nel passato, quale riserva di neve/ghiaccio -neviera naturale- prima dell'inizio dell'industria dei congelatori, si è già accennato sopra. Certamente i vecchi documenti d'archivio di Giffoni "Valle e Piana" conterranno vari riferimenti alla menzionata mulattiera -oggi. sent. CAI 106B- che raggiungeva il Butto, all'arrendamento/fitto delle nevere etc. Ma qui non voglio dilungarmi su questo aspetto (Cf. A. Guerriero, Le vie della neve..., 2008, pp. 443-53, per uno sguardo generale al commercio della neve tra i Monti Picentini).
Il termine BUTTO, in dialetto napoletano indica, tra i vari significati, "colpo; caduta, getto, fiotto o sgorgo impetuoso d'acqua " (cf. dizionari dial. nap., e.g.: Galiani, 1789 p. 65; De Ritis 1845, p. 240; E. Rocco, 1882 pp. 264-5; Andreoli, 1887, p. 102-3; D'Ambra, 1873, p. 88, quest'ultimo lo fa derivare dal gr. πίπτω, "cadere, rovinare, piombare al suolo"; S. Nittoli, Vocabolario di vari dial. Irpini ("del Sannio" in ristampa), 1873, p. 44: butto: "caduta, stramazzone, trabalzo"), ma in microtoponomastica spesso prende il significato derivato di "dirupo, precipizio, voragine, colatoio roccioso" (similmente alla voce it. "botro, borro" derivata dal gr. βόϑρος, "fosso, burrone ", - cf. Orrido di Botri, Bùdrio, f. Bùtramo, RC, Botricello etc.: Marcato et al., Dizionario di Toponomastica, UTET; cfr. DEI, p. 574; DELI, ediz. 1999, s.v. botro; LEI, col. 1292-1296; S. Pieri, TVSL, 1898, pp. 141-141; id., TVA, 1919, pp. 303-304; id., Topon. Toscana merid., 1969, p. 285-286), come attestato da alcuni dizionari dialettali irpini (V. Gambone, Montella, 2010, A. Russo, Bagnoli Irpino, sd).
Curiosamente, la diffusione toponimica di "Butto" con i significati di carattere marcatamente idrografico pare limitata all'area Irpino/ Picentina (sul vecchio limes tra Principato Ultra e Citra) e forse ai Lattari e, in misura ancor minore, all'area vesuviana:
non sono a conoscenza di studi linguistici dedicati precipuamente a questo termine geomorfologico, che meriterebbe un'analisi specifica di un linguista, anche per il possibile fenomeno di raccostamento (convergenza o fusione) dei derivati dai campi semantici di imbuto (nel senso di "colatoio roccioso, voragine"), botte / bottino ("serbatoio, pozzetto") versus botto / butto (sensu: "colpo, gettito d'acqua fragoroso"). Sembra comunque ipotizzabile che la designazione toponimica di "Butto" sia connessa e dovuta alla presenza, nell'alveo/asta torrentizia, di uno o più alti salti o colatoi in cui i gettiti o cadute delle cascate creano fragore (diversam. dai botri/ borri –soprattutto in topon. Toscana– che sono burroni o forre in cui l'acqua è prevalentemente a carattere fluente se non addirittura stagnante, e dove in ogni caso la rilevanza semantica del microtop. è indirizzata al suo decorso inforrato, non alla presenza di balzi, colatoi e cascate).
Di seguito le località dove ho ritrovato un toponimo "Butto".
[Monti Picentini] ^^ GIFFONI V. P. (SA) [Monte Acellica]: Vallone Butto del Laurenziello (anche su IGM; cf. le mie escursioni esplorative e la pagina sull'Acellica, nota 15A) e (Vallone) Butto della Neve (non riport. sulle carte IGM; cf. questa e le altre gallerie fotografiche); [Mt. Mai]: Acqua del Butto (IGM, sorg. nel vallone che scende dal Varco del Cerzone a Casivietri, a N. del M. Lieggio; cf. L. Chiappinelli, Lessico idronomastico Campania, 1999, p. 9). ^^ MONTELLA (AV) [Mt. Terminio / Cercetano]: Butti della Tufara, Butti re la Tufara (cf. M. Gramaglia, Li nomi re li posti, 2016, p. 94; tra i cacciatori di cinghiali, sono noti in quella zona anche i "Butti di Nicola", che però è probabilm. una corruzione del top. Bucchi re Nicola, da 'occa, pl. re bucchi, "bocca, risorgenza", cf. ibid.; non di rado i cinghiali cadono o vengono fatti cadere e le loro carcasse si ritrovano alla base dei Butti, "precipizi o colatoi rocciosi"). ^^ BAGNOLI IRPINO (AV) [Mt. Raiamagra ?]: Butto del Capriolo, Buttu r' lu Crapiu (cf. G. Dell'Angelo, Appunti di Toponomastica di Bagnoli Irpino, 1998; A. Russo, op. cit., forse da localizzare presso l'omonimo Vallone del Capriolo che è a S del Raiamagra, tra le loc. IGM Conca di Marco e Fontana di Dongiovanni; interessante attestazione dell'antica presenza del capriolo - o cervo- in queste valli remote dei Picentini; cf. Serra del Caprio, Sierro re lo crapio, M. Gramaglia, op. cit., p. 96). ^^ VOLTURARA IRPINA (AV) [pr. il vecchio mulino a S dell'abitato]: Butto dei Cani (cf. E. Marra, Benvenuti a Volturara, 2005, passsim; top. localizzabile sotto loc. Ammonte, quasi certam. = Piano del Monte IGM). ^^ SOLOFRA (AV) [Mt. Vellizzano / Mt. Faggeto]: Butto dell'Orso, (cf. M. De Maio, Ubi dicitur, 2005; tratto di vallone precipite presso loc. Ceraso / Ariella).
[Partenio] ^^ CERVINARA (AV) [Mt. Cornito, a W di q. 668m]: Butti di San Gennaro (parte mediana del Vallone di S. Gennaro, marmitte di roccia nel fosso a q.500-600m, a W di loc. Cornito IGM, loc. Chiana Coppa; toponimo riferitomi da Mauro de Lucia in occasione dell'escursione del 20/11/2011 e poi confermato da Michele Renna; ringrazio quest'ultimo per avermi mostrato anche una pianta geometrica della zona del "Bosco di Cervinara", 1874, dove però si riporta la designazione "Vallone di S. Gennaro").
[Monti Lattari] ^^
GRAGNANO (NA) [Mt. Muto]: Botto dell'Acqua come da ricerche di Elio Dattero, 'o Muto / 'o Cuoll r'o Muto, ossia il Vallone di Caprile = Botto dell'Acqua, a Sud del Mt. Muto, 668m; quest'ultimo ha perciò probabilm. "preso nome" (credo a partire dalla nota Carta Topogr. Idrogr. del R.O.T., 1817-19) dal nome del tratto alto del sottostante vallone, mentre anticamente la cima e/o l'intero rilievo era 'O Capitolo (o solo il Monte: cf. queste due designaz. a sin. nella Mappa Chiroga, in: Camardo e Notomista, Gragnano..., 2013); "Imbuto" è attestato almeno dal '500 in atti notarili e documenti sugli acquedotti gragnanesi (E. Dattero. inf. pers.); cf. anche "Sorgenti dell'Imbuto" (A. Liguori, Gragnano..., 1955, p. 220). In questo caso dei M. Lattari, quindi, è quasi certo che Botto/Butto < Muto < 'Mmuto < lat. *Imbutus" (imbuere, med. lat. "imbutatura", imbottare).
Un' Acqua dell'Imbuto in territ. di Massa Lubrense, riportata dai botanici Casale e Gussone (1811), mi è stata fatta notare da G. Adinolfi.
Va rimarcato che D. Camardo e A. Cinque (La toponomastica della parte centrale dei Monti Lattari, in: Rass. CCSA 30, 2005, p. 124), fanno invece risalire detto idr. gragnanese "Botto dell'Acqua" proprio a "Butto" (sensu: tonfo, caduta) alla stregua degli altri casi qui trattati.
Pur ammettendo una plausibile origine comune delle basi che hanno dato i rispettivi derivati botte/bottino + imbuto vs butto/botto, e una possibile reciproca "attrazione" (linguisticamente "raccostamento") dovuta ad assonanza dei rispettivi esiti nella terminologia geomorfologica oppure alla somiglianza nella "topografia dialettale" (intendo qui che il termine imbuto nasce come designazione dell'aspetto morfologico-visivo di un tratto idrografico, colatoio, canale o sorgente che sia, mentre butto evoca il suono-rumore che il getto o la caduta d'acqua o di slavine produce sulle rocce dello stesso), io li terrei ben separati, come etimologia e soprattutto come spiegazione del referente/significato toponimico!
^^ PIMONTE (NA) [Mt. S. Angelo a Tre Pizzi, versante N] Abbiamo in modo semiserio denominato Butto del Palmentiello un salto di cascata esplorato da Elio Dattero e poi di nuovo dallo stesso con G. Adinolfi e con il sottoscritto (vd: 10/7/2016); inizialmente credevo non ci fossero riscontri, sui Monti Lattari / Penisola Sorrentina, dell'uso toponimico di "Butto" nella stessa accezione che ha in area Irpina e "Picentina"...
Invece G. Adinolfi mi segnala di aver registrato un paio di toponimi locali con "Butto" a Pimonte (v. l'aggiornamento qui sotto)** ed è quindi possibile che il microtoponimo sia/fosse diffuso anche altrove nel territorio d'influenza del dialetto napoletano.
Di certo ce ne saranno molti altri di Butti da (ri)scoprire tra le Carte, i documenti d'archivio e soprattutto sulle "nostre" montagne... ^^ VICO EQUENSE (NA) [Faito/Sperlonga] Butto di San Francesco (G. Parascandolo, Monografia di Vico Equense, 1858, p. 221).
[Vesuvio] ^^ TERZIGNO (NA) [Versante Est del Vesuvio, tra q. 600-400m circa]: Butto del Pescinale, sulle carte ITM / IGM (tav. 1:10000 o 1:25000) dal 1875 a oggi (anche su "Penisola Sorrentina, Costiera Amalfitana - Vesuvio", 1:50000, Kompass, 1982), è compreso tra la Schiappa Grande a N e il Vallone Grande (poi Vallone del Fico) a Sud, a monte della loc./reg. Piana Tonda (a WNW di Terzigno). Nelle carte a volte si trova anche "Piscinale" e in un caso "Botto del Pescinale" (Carta CTP, 1:10000 della STR, tav. 30). [NB: Una località e "C(asa) Pescinale" è anche più a N, in territ. di Ottaviano ("Vallone Piscinale" sulle carte ROT 1817-19), poi detto Vallone Mazzamei. Sulle carte ROT vi sono 2 toponimi "Piscinale" situati più a monte, a ridosso dei Cognoli di Levante, quindi versante NE, Ottaviano]. [F.R. 26/7/2019]
[Riferimenti bibliografici essenziali - Toponimi ed etimi delle voci citate: Du Cange, Glossarium...; Bertoni, Le denominazioni dell'"imbuto" Ita. Nord, 1909; Meyer-Lubke, REW, 1911 e 1935³, s.v. buttis (botte), n.1427 e *imbutum, n. 4286; cf. A. Prati, "Vocabolario etimologico italiano", 1951, p. 539 per "imbuto" in nomi di luogo toscani; cf. LEI, vol. VIII (2004), pp. 401seg. e pp. 700 seg., LEI, vol. VI (1999), pp. 1299 seg. (i riferim. in LEI sono alle voci Bottis/"Botte, recipiente" e Botto/ "colpo, tonfo, caduta, balzo", col. 1336); DEI, butto = getto (Dante), p. 645; DELI, 1999, s.v. "buttare"; Chiappinelli, 1999, loc. cit., dà "Acqua del Butto" e "Botto dell'Acqua" come derivati dal nap. "buttare/ emettere liquidi...".
Sui "Monti Picentini": cf. M. Fondi, "La Regione dei Monti Picentini", 1964; A. Cammarano, "Tracce di Medioevo nella toponomastica dei M. Picentini", 2003. Va tenuto presente che l' "Agro Picentino" dell'antichtà (dai Picentes, frangia del popolo italico/ "marchigiano" dei Piceni che vi fu tradotto dai romani nel III° sec. A.C.; cf. anche M. Cioffi, "L'Agro Picentino...", 2004), includeva (A) parte dei M. Lattari / Costiera Amalfitana, (B) la fascia di piana costiera fino alla foce del Sele e (C) l'areale montano attualmente salernitano dei Monti Picentini, un tempo tutti in Principato Citra. Oggi, dei "Monti Picentini" (e dell'omonimo Parco Regionale, inaugur. 1993/2003) fanno parte, per poco più di metà della superficie, molti territori storicamente "Irpini" (zone sud-orientale della prov. di Avellino, già in Principato Ultra), oltre a (C), mentre vi sono esclusi (A) e (B). Più dettagli nella mia pagina sull'Acellica].
** [Aggiorn. 29/4/2020 + 9/9/2020 ]: PIMONTE (NA) - L'amico Gaspare Adinolfi mi comunica, a proposito dei butti sui M. Lattari, di aver raccolto proprio per l'alto territorio pimontese una testimonianza orale di 2 top. con Butto!
Lo stesso suo informatore mi conferma (3/8/2020) il Butto di Biasiello, già riferito a Gaspare (che pensa potrebbe corrispondere proprio all'area di quello che noi avevamo battezzato "Butto del Palmentiello") assieme a un Butto re rënarë (= "denari" o "luogo sabbioso"?), forse altro nome dello stesso luogo del precedente. Sempre Paolo, da me interrogato su altri eventuali toponimi con "Butto", ha aggiunto anche un Butto r'o Ceraso, nella zona di Pino...
Malgrado la magra attestazione, credo si possa supporre una diffusione del microtoponimo più ampia di quanto suggerisca la sua scarsa rilevanza "numerica": trattandosi di designazioni di zone relativamente remote ed inaccessibili, il termine dev'essere rimasto in uso solo nell'immaginario topografico di una ristretta élite di boscaioli, cacciatori, nevaioli e montanari, filtrando solo di rado nella documentazione scritta o cartografica (laddove indicava sorgente, neviera naturale o altro luogo frequentato), restando per lo più topos e voce toponimica "minore", quasi dimenticata. [FR, 2019-2023]
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Piani di Giffoni: Asilide con preda, sulla chiave dell'auto |
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Nella Grotta dello Scalandrone (CP 795)
Grotta dello Scalandrone: laghetto e cascata all'estremità SE dell'area accessibile senza attrezzature speleologiche
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Geophylus sp. (Miriapodi) |
Fraina Vecchia
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Vallone del Butto |
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Captazione del Lamione (pr. q. 875m IGM) |
Grotta del Lamione o "Grotta Trellicina di Monte Acellica" |
Sotto la Grotta del Lamione (CP 794) |
Altro grottino da noi denomin. "del Cinghiale nano" |
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Pullo di Allocco (?) |
Pullo di Allocco (?) |
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L'altro Butto, poco più a valle, rivolto a S |
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Butto della Neve |
Inizio del "Tracciolino del Ninno" (Diretta al Varco dP Sud) |
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Butto della Neve: confronto livelli di accumulo in 3 diverse occasioni (clicca per ingrandire)
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