ESCURSIONE NEL PARCO REGIONALE DEI MONTI LATTARI
ESPLORAZIONE NEL TERRITORIO MONTANO DEL COMUNE DI PIMONTE: IL PALMENTIELLO, VERSANTE NORD DEL MONTE SANT'ANGELO A TRE PIZZI

Sorgente Forma (Gragnano, q.240m c.) - Masseria di Martuccio - Franche (Pimonte) - Valle Lavatoio - Chiesetta di S. Lucia - Resicco - SS 336 - Ponte q.543 pr. Fondo Zappino
- Colle dei Fiossi - "Butto del Palmentiello" - Palmentiello - Vallone sotto (E) q. 1240 IGM (La Scuola) - Sentiero del Palmentiello (CAI 300) - Spuntone panoramico di q. 1126 -
Il Cisternone (pr. Castellone) - Porta di Faito (1222m) - Le Tese di Pimonte (sentiero CAI n. 334) o "Sentiero dei 36 Gradoni" - Punta Piana - La Casina della Duchessa - Tralia.

(10 Luglio 2016)
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DESCRIZIONE DELL'ESCURSIONE
Penisola Sorrentina, Costiera Amalfitana, Monti Lattari... luoghi associati a bellezze naturali ma anche antropiche (si pensi ai caratteristici paesini della costiera, alle mulattiere e terrazzamenti a picco sul mare, alle varie "valli dei Mulini" ed a tante altre emergenze più o meno bene integrate nell'ambiente naturale). Chi conosce i Monti Lattari e la Costiera, sa che non vi mancano luoghi impervi e poco contaminati: certo, con le strade che arrivano quasi dappertutto, non saranno necessarie ore e ore di camminate per raggiungerli, ma ciò toglie poco al fascino che molti di questi posti conservano.

Il Monte S. Angelo a Tre Pizzi è il "re" dei Lattari, non solo per quota: raggiunge appena i 1444m sul livello del mare, ma quel mare è praticamente sotto le sue pendici meridionali, il che garantisce scenari unici. Delle caratteristiche orografiche, storiche ed escursionistiche di questa montagna mi occuperò in un'altra occasione (reportage relativo all'escursione del 22-23/7/2016). Nella presente occasione siamo partiti - con Elio Dattero e Gaspare Adinolfi - per un'esplorativa nella zona a Nord della montagna (territorio di Pimonte) nota come "Palmentiello" (anche per i toponimi, rimando gli approfondimenti al prossimo report), in particolare in una valle abbastanza incassata dove Elio aveva pochi mesi prima trovato un bel colatoio (localmente questi alti salti d'acqua sono noti come Butti o Botti, come il "Botto dell'Acqua" in territorio di Gragnano). Oltre alla cupa bellezza di quello che potremo chiamare il Butto del Palmentiello, il posto è impreziosito da una stazione di Pinguicula hirtiflora, la piccola pianta insettivora nota in poche altre località della Campania [1].
Cosa ci conduce alla ricerca di antichi sentieri, tracce (anche di animali), luoghi reconditi, sarebbe troppo lungo spiegarlo. Certo la cima di una montagna non è il fine principale, non il solo (in quest'occasione non era previsto di salire su alcuna cima) e comunque non sempre. Spesso ciò che sta nel mezzo emoziona quanto la mèta; o è la meta. A volte può essere anche il fascino di un toponimo evocativo, tetro o misterioso a incuriosire.

Risalita in auto la strada che corre di fianco alla Valle dei Mulini di Gragnano, parcheggiamo presso Sorgente Forma e saliamo subito verso la Masseria, da dove facciamo una digressione (altrove...) alla ricerca di una vipera fotografata da Elio in un suo recente giro. E' un allungo che vale la pena fare -anche per la relativa rarità degli avvistamenti di vipere documentati sui Lattari- ma il rettile non si fa trovare. Torniamo sulla via.
La Valle Lavatoio (basso Vallone Petricelle, sotto al Mt. Pino) e i suoi ponticelli e capanne di legno servondo da scenario per una pittoresca rappresentazione della Natività inscenata dagli abitanti di Franche e Pimonte.
Piacevole break lo facciamo a S. Lucia dove un casolare apparentemente semiabbandonato cela in realtà l'antica chiesetta che dà nome alla frazione. Un abitante del luogo ci fa entrare mentre viene interpellato da Gaspare, alla ricerca di informazioni su sentieri e nomi di luogo. Le località "Crocella, Palmentiello, Vena del Carabiniere, Piazza della Scuola" [2] che il contadino sciorina, sono luoghi che non si ritrovano sulle carte IGM; negli ultimi decenni i locali frequentano sempre meno la montagna -dove un tempo trovavano quasi tutto il necessario per vivere- e le vecchie designazioni non registrate in documenti ufficiali sono destinate a rapido oblio.
Usciti da questo angolo di medioevo, attraversiamo una "cupa" dirigendoci alla piccola frazione di Resicco e, dopo un tratto sulla strada per Agerola, ci inoltriamo dal tornante/ponte alle pendici NW di Punta Mezzogiorno verso SSW su sterrata dove ci accoglie subito "il selvatico": un bel teschio di cinghiale... ma dopo una svolta, ecco che appare titanico in una radura, al cospetto del verde versante settentrionale del Monte S. Angelo a Tre Pizzi, un ecomostro in cemento a testimonianza della sregolatezza, dilagante abusivismo e della flebile, latitante o del tutto assente tutela del territorio tipica del meridione. Da qui scendiamo a infrattarci in zone più "chiuse", nei valloni bui tra Colle dei Fiossi e il Palmentiello, fino a trovare (Elio docet) la via per il già citato colatoio, che battezziamo "Butto del Palmentiello". E qui una lunga sosta è d'obbligo, tra le foto alla Pinguicula e quelle all'imponente salto (alto alcune decine di metri) ora secco; ma chissà come dev'essere la cascata -e l'ambientino- dopo qualche pioggia torrenziale...! A fatica risaliamo verso una delle tracce intermedie (E-W) del Palmentiello (siamo poco a W di Colle Garofalo), proseguendo verso ovest finché a un bivio lasciamo la traccia per fare una lunga digressione che ci porta nel vallone a E dello sperone quotato 1240m (la cui conformazione mi suggerisce che potrebbe identificarsi con la cosiddetta "Scola" ('Scuola'), nota per alcuni riferimenti da parte dei pionieri dell'escursionismo campano di fine ottocento)[3]. Ci inerpichiamo in una bella zona, ma più si sale e più la convinzione che il sentiero qui riportato dalle IGM25 sia illusorio [4] od oramai perduto fra vegetazione e frane, ci fa optare per un prudente dietro-front o meglio "inbasso-front" visto che siamo saliti di 100m in dislivello. Ritorniamo quindi sul sentiero (è l'Alta Via dei Monti Lattari, CAI 300) che transita per uno spalto-sperone (q. 1126m). Il panorama da qui è molto bello, in particolar modo per l'asprezza del settore immediatamente sotto il versante N e NW del Molare (cima del S. Angelo a Tre Pizzi, 1444m) con le sue bianche pareti a picco, inframezzate dal verde dei boschi (ricorda il Panormo da Nord).
Dopo una sosta alla q. 1126m, la campanella (della sete) ci porta alla volta del fontanile sotto al Castellone (credo che la cannola attinga dalla sorg. Acqua delle Scorchie, c. 150m più a monte o a quella dell'Acqua Santa, che rifornisce anche il santuario) presso il quale si apre l'ampio piazzale del Cisternone (siamo poco sotto S. Michele, il Santuario e cima del Monte Faito, q. 1261, che in quest'occasione disertiamo: è rovinata dai grandi ripetitori TV e l'affaccio sulle pareti NW del Molare ce lo siamo già goduto più da vicino). Dopo un breve tratto nei rigogliosi boschi che del Faito evocano ben altri fasti, ormai lontani di più d'un secolo [5], ci affacciamo alla Porta di Faito dove inizia la piacevole discesa sul bel sentiero noto come "le Tese di Pimonte", con ben trentasei panoramiche svolte rinforzate da bei bastioni di muretti a secco (i 36 gradoni). A Nord la vista del Vesuvio e del Golfo di Napoli è, come di norma in questa stagione, offuscata dallo smog; dritto in basso ci attende, sotto al Monte Pendolo, la frazione di Tralia.

NOTE:
[1] Una (unica?) stazione di Pinguicula hirtiflora è nota in Calabria. Io l'ho rintracciata anche sui Monti Picentini [Accellica, 18/5/2014]. Tra quelle dei Lattari, la "colonia" di piccoli fiori incolla-moscerini (la pinguicola è nota anche come "Erba unta amalfitana" perché si serve di una sostanza appiccicaticcia presente su stelo e foglie per bloccare e "digerire" moscerini e piccoli ragni) scoperta da Elio nel Butto del Palmentiello va ad affiancarsi a quella già da tempo osservata nel grande (e non lontano) sgrottamento della Sorgente Acqua Santa (versante NE del Mt. S. Angelo a Tre Pizzi)].
[2] In dialetto, rappresentando più precisamente la dizione dell'informatore: "Crucell[a], Parmentiello, Vena d'o C[a]raviniere, Chiazza d'a Scola"; si noti il senso topografico E -> O (io avevo scritto gli ultimi due in ordine invertito, ma Gaspare - com. pers.- mi assicura che la sequenza terminava con la Scola) il che porta ad escludere che si tratti del sentiero dell'Alta Via (300, Palmentiello), bensì più probabilmente di quello più in alto (Scalandrone - Scola - Mal Passo) o di una traccia che parte sul primo (attuale CAI 300) per poi allacciarsi più avanti (e più su) con il secondo... (forse risalendo proprio presso la q. 1240, la probabile "Scola").
[3] Logicamente ci attendevamo un collegamento da qui con il soprastante "Sentiero dello Scalandrone" (o "Passo del Lupo" o ancora ennesimo "Mal[o] Passo"), che taglia assai più in quota tutto il versante settentrionale dei Tre Pizzi. Per lo "Scalandrone" cf. L. Ferranti, Appennino Meridionale (CAI - TCI, 2010) p. 166 e 173 e P. Scaramella (op. cit. nella successiva nota). Anch'esso verrà dettagliato in un mio prossimo report [15/4/17].
Inizialmente avevamo pensato che "la Scuola" potesse essere q.1126m, ma dopo un mio più recente passaggio sullo Scalandrone-Passo del Lupo (vd. link alla nota precedente) e rileggendo le vecchie descrizioni, restano pochi dubbi sul fatto che sia da identificare con q. 1240m IGM, che si protrae, da sotto al Molare, "come una prua" verso nord e presenta sul punto più elevato una serie di rocce squadrate! (V. anche note 2 e 4).
[Agg. 2019]: Alcune carte antiche (mappe e documenti, anche inediti, rintracciati da Elio Dattero e dal sottoscritto) indicano come "Scola Cavajola" (o solo "Scola") il rilievo corrispond. alla q. 1126m IGM, compreso tra i fossi Acqua di Catello e Acquasanta. Quindi è possibile che vi fossero due "Scole" (sia q. 1240 che 1126 sono caratterizzate da massi squadrati), una sulla traccia del tutto marginale e secondaria "Passo del Lupo- Scalandrone" (esposta e poco frequentata) e l'altra sul sentiero che via Acqua di Catello sale alla "Porta di Faito" (quella antica, che dà accesso al "Castellone", situabile a S della P.ta Cercasole e Chiesa di S. Michele, non a NW come nelle moderne IGM)... oppure è ipotizzabile che V. Campanile e i pionieri dell'escursionismo sui Lattari, identificassero la Scola con la prominenza sotto al Molare (q.1240) perché indotti in errore dall'incorretto posizionamento di "Scola Cavajola" sulla "Carta Topografia ed Idrografica..." del R.O.T. 1817-19 (lì è infatti riportata sotto/N la cima del Canino/M. di Mezzo e a monte dello "Scalandrone"!).
[4] Cf. la bella antologia di ascensioni curata da P. Scaramella: La Montagna sul Mare. Scritti d'ascensione al Faito e alla catena dei Monti Lattari (1877-1983) (Paparo ed., 2001). Un (distinto?) toponimo compare sulla bellissima carta borbonica del Real Officio Topografico di Napoli (1817-19, 1:25000) dove "Scuola Cavajola" è collocato in corrispondenza della cima del Canino (o Monte di Mezzo) (Cf. C. Parisi, 1842, p. 34).
Bisogna altresì notare che nello schizzo di G. Rizzi (1932) riportato in Scaramella (op. cit., fig. 119), il masso de "la Scuola", è posto sotto la sella fra Molare e Canino, mentre la q. 1126 è circa mezzo Km più a WNW! Ved. anche la descrizione della Scuola (masso panoramico a forma di cattedra) di Vincenzo Campanile (1892; riportato per intero in P. Scaramella, op. cit. p. 85).
[5] Cf. P. Scaramella, op. cit. Per ulteriori indicazioni escursionistiche: L. Ferranti, Appennino Meridionale (2010); in G. Adinolfi, 'E vvie sulitarie (2011), oltre ai dettagli sentieristici della zona, anche validissimi approfondimenti storici, toponomastici, naturalistici e ampia bibliografia. Per la cartografia, la nuova carta CAI dei Sentieri dei Monti Lattari [Il Lupo, 1:25.000 - Link] corregge (come già evidenziato da un articolo di G. Visetti) la traccia del tratto-Palmentiello dell'Alta Via (n. 300) erroneamente riportato a quota sensibilmente più bassa sulla vecchia Carta (Selca, 1997, 1:30.000), ed aggiunge numerosi nuovi sentieri tracciati (cf. le descrizioni e i dettagli online al precedente link), ma soffre ancora di grosse lacune (e qualche errore) che andranno aggiornate nei prossimi anni (la base cartografica usata è assai meno dettagliata delle IGM e la carta ignora del tutto le tracce di sentieri e mulattiere che non siano quelli segnati: per questo motivo le vecchie IGM e/o la precedente Carta della Selca, resteranno ancora a lungo utili per l'uso escursionistico, al fianco della nuova release e delle descrizioni e dati dell'edizione 2016, intelligentemente messi a disposizione di tutti nel sito web qui sopra menzionato).

Francesco Raffaele, 14/12/2016



Presso Colle dei Fiossi: sguardo verso il Canino e il Molare, poco sotto ai quali si dipana il famigerato "Sentiero dello Scalandrone"


Il "Butto del Palmentiello" con la prospiciente stazione di Pinguicula hirtiflora


Digressione esplorativa risalendo sotto la q. 1240 (probabilm. quella un tempo nota come la "Scuola" sul sent. dello Scalandrone) e le pareti NE del Molare


Tornati sul sentiero dell'Alta Via, sostiamo sulla panoramica q.1126


Canino e Molare (con il boscoso Canale Nord)


Panorama del versante Nord-occidentale del Molare, dalla q. 1126. Il roccione piatto e coperto di alberi che in foto sta sotto la cima del Canino (e la mia firma "Franc...") è q.1240m, probabilmente quella un tempo detta la "Scuola".

Muro a secco sulle "Tese di Pimonte"

In mattinata non s'è palesata la vipera (in un luogo dove Elio l'aveva avvistata giorni prima): ma il "contentino" ce lo dà un biacco che in serata mi attraversa velocemente la strada sulla scalinata poco prima di giungere all'auto.


Un mulino della Valle dei Mulini di Gragnano

 

Testo e Foto* di Francesco Raffaele
[* EOS 6D + Canon 24-105L is]

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