MONTE TERMINIO: GROTTONI E CRESTONI
- PARCO REGIONALE NATURALE DEI MONTI PICENTINI -
Escursione esplorativa sul tracciolino dei Grottoni e sui Crestoni del Terminio
Campolaspierto - Croce - Passaturo dei Grottoni - il Grottone - Cima (Punta Comino, q. 1806m)

Pianoro Q. 1722 - Crestone Carpino/Ogliara - Q. 1705 - Falesia SW sotto q. 1722 - Crestina del Carpino
Tratto superiore del Canalone Grande - Cima q.1806 - Sella di Collelungo - Acqua del Cerchio - Campolaspierto

(1 Novembre 2015)

Oggi i sentieri di montagna sono battuti principalmente da escursionisti e cercatori di funghi. Un tempo la montagna era percorsa per molti altri e ben altri scopi, in particolare pascolo, colture, approviggionamento idrico, taglio della legna, produzione di carbone (i catuozzi), calce (carcare), per la caccia, la raccolta di frutti ed erbe selvatiche, la conservazione e trasporto della neve (nevere). Molte di queste attività erano consuetudinarie e regolate da normative ("usi civici") oppure erano limitate (appaltate, arrendate) o del tutto proibite (ius prohibendi). Le mulattiere costituivano perciò una fittissima rete di collegamenti che è stata lentamente soppiantata dall'apertura delle strade carrabili.
Oltre ai sentieri e alle tracce di animali domestici e selvatici, esistevano poi i "passaturi" che conducevano ai nascondigli usati dai briganti sino alla fine del XIX sec., per sfuggire ai gendarmi. Il tracciolino o Passaturo del Grottone (o dei Grottoni) è un tratturello montano per il pascolo di specie caprovine (più probabilmente di capre).

Quattro o cinque anni fa, l'amico Giuseppe Capone di Montella mi parlò di questa antica traccia in quota sul Terminio. Lui ha scandagliato a tappeto le valli e soprattutto i monti dei Picentini, compiendo molte ricerche e raccogliendo ampia documentazione fino ad una decina d'anni fa, in compagnia del compianto Bruno Marinari.
Allora però il mio interesse era calamitato soprattutto dall'Acellica e quindi accantonai per un bel po' l'idea di ricercare e cercare di ripercorrere questo tracciolino dedicandomi all'esplorazione -per lo più in solitaria- dei più remoti e selvaggi angoli della Celica.
In questi ultimi anni ho iniziato a percorrere alcuni "fuori-sentiero" anche sul Terminio, in compagnia di Massimo Mingarelli e Daniela Santoli.
E proprio loro mi hanno riparlato dei Grottoni (Grottone), essendoci stati accompagnati tempo fa dall'amico di Volturara Irpina, Nicola Raimo.
Dopo aver accennato a questo itinerario su un mio recente reportage di foto del Terminio e nella mia cartina dei sentieri e tracce (vedi in fondo a questa pagina), serviva solo un week-end libero da altri impegni escursionistici per andare a controllare di persona l'effettiva presenza e praticabilità del tracciolino, oltre al suo itinerario e all'uscita alta.

Prima due parole sulla traccia del sentierino dei Grottoni e la sua "utilità": è evidente che, salendo da Campolaspierto per Acqua del Cerchio, non vi sarebbe stata un'apparente logica nel raggiungere i pascoli in quota (l'ampia conca tra q. 1772 e 1783) per un sentierino a tratti esposto (rischio di perdere dei capi ogni tanto) e che abbrevia solo di poco la via, evitando appena un centinaio di metri scarsi di dislivello, rispetto all'itinerario che transita in cresta per la cima principale.
Infatti la traccia si mantiene attorno alla quota 1700 (presso la quale sorge il Grottone), mentre la linea di cresta corre attorno ai 1800m.
Ma la "logica" me la suggerisce l'amico G. Capone, oltre che le simili esperienze documentate altrove, come ad es. negli studi di Edoardo Micati su grotte e ripari dei pastori della Majella: la ratio è soprattutto quella di custodia delle greggi e quindi la necessità di tenere le greggi (e i pastori) al riparo da vento, intemperie e dai predatori.
Le grotte che si aprono nel bosco sono notevolmente più protette e proteggibili rispetto a qualsiasi altro luogo posto più in alto e più in basso (sul versante W le quote inferiori sono impraticabili per i burroni e i ripidi canali, alcuni dei quali sono frequentati solo dai cinghiali).
Questo "passaturieddo" consta di varchi angusti, perciò agevolmente "difendibili" dagli assalti dei lupi. Inoltre credo che, con qualche semplice struttura di pali e altri materiali leggeri e deperibili, la natura dei Grottoni consentisse persino di lasciare le capre incustodite durante la notte, senza timore che i branchi di lupi potessero raggiungerle.


Contrafforti del Carpino, dal cavalcavia della SS 574

Faggione di Campolaspierto

Campolaspierto

Risalita sul tratto meridionale della cresta principale

Croce Sud e panorama verso il Matrunolo (W)

Inizio del Passaturo dei Grottoni

Il Grottone del Terminio



Il nome "Grottoni", anche al singolare, è piuttosto noto, probabilmente riportato anche su qualche vecchia carta del posto, ma non sulle più moderne tavolette e fogli dell'IGM.
La traccia si stacca verso l'inizio meridionale della cresta principale del Terminio, pochi metri sopra la Croce che guarda a Sud su Campolaspierto, quindi attorno a q. 1660m, correndo a mezzacosta sul versante W, sotto l'isoipsa dei 1700m, in direzione N.
Si sovrappassa la testata di un canale che in basso confluisce nel Canalone Grande (Canale di Ripe della Cannella, che abbiamo risalito il 3/8/2014 sbucando poco a N della suddetta Croce) e bastano c.10 minuti di camminata nel bosco per giungere nel punto che transita una ventina di metri sotto l'ingresso del "Grottone".
Questa cavità non è censita nel catasto delle Grotte della Campania. Con un'alta volta (dalla quale sono evidenti distacchi relativamente recenti), profonda una ventina di metri e con il fondo occluso, priva di concrezioni e stalagmiti come nella Grotta del Caprone/Caparrone, il suo ambiente è relativamente asciutto e certamente poteva ospitare un gregge di circa un centinaio di capre. L'esposizione a SW e la copertura arborea antistante l'ampio ingresso, la tengono relativamente al riparo dalle raffiche di vento più fredde.
I miei amici mi parlano anche di un'altra grottina-finestrella che avevano incontrato nella loro prima visita con Nicola R. prima del Grottone (anche G. Capone conosce un grottino dall'ingresso assai stretto, situato poco fuori traccia). La loro precedente visita di concluse al Grottone, mentre ora continuiamo sulla traccia che si tiene in quota superando altri valloncelli e uscendo varie volte dal bosco con ampio panorama sul Matrunolo e i boschi colorati con la straordinaria tavolozza dei tipici toni autunnali.
La frenesia di arrampicare ci porta a salire, abbandonando la traccia che comunque è ancora evidente: a tratti la si può scorgere nelle foto zoommate; qualche mese fa è stata seguita da Remo De Stefano e comp. montellesi. Sottopassando le anticime sud si giunge sul ciglio d'un canale boscoso che corre sotto la parete della cima q. 1806. Il canale scende a congiungersi al Canalone Grande e questa via è stata risalita da M. Giardina e comp. (via Puck, PD+).
Pur avendo una piccozza (utile quando si sale o scende su ripidi pendii di erba e foglie bagnate) per stavolta evitiamo di calarci nel canale e saliamo invece all'anticima S e in cima (1806m). Dopo percorrerò la parte finale della traccia a ritroso fino al Canalone Grande.

AGGIORNAMENTO [Ott. 2016] : Per la traccia escursionistica completa del "Sentierino dei Grottoni" vedi l'escursione del 29/9/2016
NB: la traccia della foto qui in alto (che si tiene pressappoco alla stessa quota e passa alla base delle paretine sotto la cima) non è quella della mulattiera che invece
si abbassa di una settantina di metri, per poi oltrepassare il Canalone Grande (attorno a q.1600) e risalire sulla Cresta del Carpino, alle falesie sotto q.1772m. GPS


Bosco del tratto Sud del tracciolino





Cima del Terminio (1806m).

Lo sperone sulla conca di uscita del Canalone Grande

Io e Massimo sullo speroncino del Canalone Grande

Il Canalone Grande visto dallo speroncino







Transitiamo sull'imbuto erboso dove esce il Canalone Grande, facciamo un po' di foto sullo sperone che domina a W (vi si sale facilmente attraverso un breve "ponticello di roccia", ma è bene fare attenzione se la roccia è bagnata e c'è vento come in questa occasione) e quindi ci portiamo sull'orlo del pianoro della q. 1772.
L'affaccio sul Vallone del Carpino, chiuso tra le due creste che si dipartono dai lati della q. 1772, è sempre mozzafiato e, in autunno, diviene un'opera d'arte.



L'Affaccio dalla q.1772m: gli splendidi colori autunnali dei faggi nel selvaggio alto Vallone del Carpino

 
Cartolina del 1935 (stessa vista della preced. foto)
 

Zoommata nel Vallone del Carpino

Zoommata sul basso canale Ogliara e l'abete

Discesa verso il canalino a W di quota 1772,
che consente di raggiungere la falesia sottostante

Facile discesa (II+) nel canalino

Il bastione di q. 1705
Un canalino (II+/III-) sul margine WNW consente di scendere alla sottostante falesia. In un'altra occasione (10/10/2010) scesi sotto la falesia con un giro un po' più ampio, ovvero calandomi a sin. per il bosco alla testata del Canale dell'Ogliara e poi tornando verso SE. Stavolta, percorsa la selletta tra qualche faggio e i ginepri, abbiamo raggiunto per facili pendii e roccette la cima della quota 1705, che è da annoverare tra i più spettacolari balconi d'Irpinia, anzi dell'intero meridione!


Sgrottamenti sotto la falesia SW di q. 1772


Panoramiche dalla q. 1705, cima dello sperone principale e più orientale del Crestone Carpino-Ogliara (Clicca per vedere i panorami in formato più grande)


Dalla sommità della quota 1705 si può osservare quasi ogni angolo del complesso anfiteatro occidentale del Terminio



Vallone del Carpino da quota 1705. A des. la parete SE e la cima dello sperone centrale sul crestone Carpino-Ogliara: non è quotato sulle IGM, ma è 1553m sulle CTR 2004/2005 (1:5.000).
Qui sotto altre vedute del magnifico panorama che si gode dall'orlo dello sperone 1705m.



Nelle due foto in alto e in quella in basso, prospettive della falesia SW sotto q.1772, con il canalino di discesa e la via Penitentiagite (o Penitenziagite) di A. Savonitto e A. Gogna (vedi sotto).
Le foto in alto sono scattate dalla q. 1705 e quella in basso dalla sella tra q. 1705 e 1772, che è anche la testata alta del Vallone del Carpino.


A ritorno, ho continuato sotto la falesia ( marcato sgrottamento alla base), passando poi per l'attacco della fassura-camino salita il 9/9/1981 da A. Savonitto e A.Gogna (via Penitentiagite, D-, 60m, III/IV e pass. V+; nome chiaramente ispirato al motto degli eretici dulciniani che viene proferito da Salvatore nel romanzo "Il Nome della Rosa" di U. Eco, 1980) dove la parete si fa più alta. Qui la cengia erbosa gira tenendosi sempre sotto la falesia di q. 1772, e conducendo al punto dove si stacca la Crestina del Carpino, che ho percorso su roccette fino a un punto un po' più a monte di quello ove la crestina piega e si biforca (vd. carta e ph-satellite).
A ritorno, per ripido pendio, mi sono calato nel Canalone Grande, risalendone il tratto superiore fino alla stretta dominata da rocce (e dallo sperone con ponticello) e quindi alla rampa erbosa-imbuto di uscita per la cima; da qui siamo poi scesi per il classico sentiero Sella di Collelungo - Acqua del Cerchio - Campolaspierto.



Panoramiche (clicca per ingrandirle) dalla Crestina del Carpino, che separa il Vallone omonimo a des./NW dal Canalone Grande (e poi dal V. Matrunolo) a sin./SE








Lo sperone di q. 1705, dov'eravamo poco prima. Si noti lo spigolone strapiombante (rivolto a S) che domina sulla testata dl Vallone del Carpino


Fotografie in alto e in basso: il tratto superiore del Canalone Grande, tra lo speroncino che sporge da q.1772 a sin./W e la parete sottostante la cima q.1806 a des./E



<- Presso l'uscita del Canalone Grande ->




Zoommata dall'imbuto di uscita del Canalone Grande: dietro lo speroncino spicca la cima di Pizzo S. Michele, le antenne del M. S. Angelo di Cava e infine il Mt. S. Angelo a Tre Pizzi - Faito.



Panoramica dalla cima (q. 1806 o Punta Comino). Al centro il Vallone Matrunolo, poi lo sperone q.1705 e la q.1772 con il suo pianoro dominato, più a des., dall'anticima N con croce, q. 1783.








Ancora il faggione monumentale di Campolaspierto,
presso l'omonimo pianoro, dietro al Bar Rist. Bucaneve

Acqua del Cerchio




Bellissimi colori al tramonto, in direzione del gruppo dei Monti Mai (Faragnito - Faiostello - Mai)

Foto e testo di Francesco Raffaele



IL MONTE TERMINIO
(Versione 1.0)

INTRODUZIONE
I Picentini sono uno dei gruppi montuosi più vasti e interessanti della Campania e dell'intero Sud Italia. Il Parco regionale che li tutela si estende su parte del territorio che in età protostorica era occupato dai Sanniti Irpini ed è oggi diviso tra il cantone sud-orientale della provincia di Avellino e il lembo nord-occidentale di quella di Salerno. Queste montagne sono tra le mète escursionistiche preferite dai camminatori campani, sebbene non godano ancora dell'attenzione e notorietà che il turismo più classico riserva al Matese e soprattutto alla Costiera Amalfitana...
Il che, per molti versi, le ha tentute relativamente al riparo dagli interessi politici e quindi ai margini di quelle tipiche iniziative di "valorizzazione territoriale" che in Italia -con il beneplacito di amministratori locali corrotti o incapaci- fanno quasi invariabilmente più danni che bene (dalla deturpante edilizia alberghiera, agli impianti e piste da sci, strade inutili etc) consentendo loro di mantenere un carattere più riservato e abbastanza integro. D'altro canto, la scarsa capacità e limitata lungimiranza degli amministratori locali, ha negato -con poche eccezioni- ai comuni picentini quella "eco" che molte di esse meriterebbero, in considerazione del patrimonio culturale, monumentale e naturale che vantano.

Dal punto di vista idro/orografico i Picentini sono raggruppabili in 5 sottogruppi, contornati da altre elevazioni minori (come quelle delle montagne salernitane a SW)
e racchiusi tra le principali valli fluviali del Solofrana/Irno a W, dell'Ofanto a NE e del Sela a E:

1) Terminio (- Piana d. Dragone - Mt.Tuoro) a NW;
2) Cervialto (- Piano Laceno - Montagnone di Nusco) a NE;
3) Polveracchio (- monti tra Olevano sT e Campagna) a SE e S;
4) Mai - Pizzo S. Michele a W;
5) Accellica, al centro del massiccio.

L'Acellica [vedi mia pagina] è una montagna aspra e relativamente isolata, nel cuore dei Picentini, spesso ritenuta la più selvaggia del gruppo, dal momento che quasi tutte le vie normali per le sue due cime richiedono un certo sforzo ... ed anche in virtù del suo caratteristico e orrido "Varco del Paradiso", che ne separa le cime, e il cui attraversamento è riservato a chi ha capacità alpinistiche (anche se, dal 2006, la sua traversata e la salita sul Ninno sono agevolati dalla via attrezzata "F. Raso", installata dal CAI di SA). Quest'inverno (feb. 2015) mi sono cimentato nella risalita alpinistica in solitaria della Pettinessa (dalla q. 1383 della Savina alla Cima Sud dell'Accellica), in condizioni decisamente invernali, mentre resta ancora irrealizzata la traversata in condizioni invernali della maestosa forcella del già menzionato Varco del Paradiso, "saltata" nel 2014 per scarso innevamento e nel 2015 per impegni lavorativi di alcuni amici alpinisti che probabilmente vi si cimenteranno il prossimo inverno. Personalmente mi sono "fatto le ossa" soprattutto sull'Accellica, esplorando quasi tutti i recessi della montagna, anche quelli dove solo pochi escursionisti e alpinisti sono giunti.

Il Terminio non è da meno, quanto a bellezza e interesse escursionistico-alpinistico. Anzi, il duplice carattere del "Montagnone" (o Termineo, o Termìno com'era anche noto un tempo, dizioni che si incontrano anche in alcune carte antiche), cela un aspetto persino più severo di quello dell'Accellica più selvaggia: cupi valloni, alti pinnacoli, possenti bastioni rocciosi e crestoni, nel suo "ventre", ovvero il versante occidentale, di difficile accesso. Gli fanno da contraltare i più docili versanti N, E e S, prevalentemente boscosi, raggiungibili da chiunque attraverso i pianori, le strade e stradelle.

G. Fortunato chiama il Terminio anche "Montagnone" (nome locale, forse del versante volturarese, come si nota nell'Atlante di Rizzi Zannoni, 1808; cf. fig. qui in basso a sin.); un tempo l'intero gruppo dei Monti Picentini era anche noto come "Monti del Terminio", dato che si credeva che questa fosse la loro cima più alta (1820m, ma in realtà è 1806m, quindi 3m in meno del Cervialto).


Il Terminio nelle carte antiche e moderne, dalle
mappe aragonesi del XV secolo ai giorni nostri

Carta IGM con sentieri e tracce del Terminio


OROGRAFIA DEL GRUPPO DEL TERMINIO

Il Sottogruppo del Terminio, che come detto occupa il settore nordoccidentale dei Picentini, è racchiuso tra la valle del Sabato a W, SW e S (direttrice Atripalda - Serino - Alta Valle del Sabato) e quella del Calore (asse Montemarano - Cassano I. - Montella) a E.
Il settore principale di questo sottogruppo è posto a meridione, con il Terminio a W, i suoi altipiani al centro, il Mt. Serralonga a SE e Montella a NE.
Di minore interesse escursionistico è il nucleo centrale del sottogruppo, ovvero le montagne che contornano la bella Piana del Dragone di Volturara Irpina, un tempo occupata da un lago.
A Nord il sottogruppo è limitato da un arco che da Atripalda piega sul Mt. Tuoro (o Montagna di Chiusano San Domenico, che domina a N la Piana del Dragone) e ridiscende a Montemarano.

ANALISI OROGRAFICA-IDROGRAFICA DEL MASSICCIO DEL TERMINIO
La forma del massiccio del Terminio vero e proprio è sub-circolare ("a ferro di cavallo"), con diametro di +2 Km: le cime sono sull'arco nord-orientale: 1783m quella N (qui sulle IGM l'inidcazione "M. Terminio") e 1806 quella centrale/principale (indicata come "Punta Comino" in L. Ferranti, 2011, così come già in M. Giardina, 1982, in ricordo dell'alpinista G. Comino; tale dizione è comunque attualmente ignorata in ambito escursionistico) dov'è posto un baracchino. [ NB: la CTR 1:5000 del 2004/05 quota 1792,0 la cima Nord, ove -come sulle IGM- compare l' indicaz. del nome della montagna, mentre per la cima centrale/principale non vi è segnata alcuna quota: il max punto quotato su questa è 1797,8m, poco a S della vetta !].
Due prolungamenti della cresta sommitale, diretti a W, chiudono la giogaia: sul versante settentr. la Colla di Basso (q. 1526m inclusa la q. 1365 IGM più a SW) e su quello a merid., a S di alcuni varchi boscosi in zona Acqua del Cerchio (toponimo erroneam. collocato più a N sulle carte IGM!), le cime del Mt. Vernacolo (1457, 1430) fino al Colle Rosso (q. 1198m) a SW.

La linea della cresta sommitale corre da NNW a SSE: 1783 = Cima N con croce e libro di vetta, poi 1799, 1806 = Cima princip., 1792, 1787 e da quest'ultima piega a SSW verso la "Croce di Campolaspierto" (non quot.) e la poco sottostante q. 1623, facendosi poi boscosa: la Sella di Collelungo, 1626m, separa la dorsale principale dall'elevazione boscosa del Collelungo, 1703m.
I boschi del Collelungo cingono a E le cime principali degradando verso Acqua degli Uccelli (comune di Volturara I., a N, NE e E del Terminio) mentre quelli di Serino si sviluppano a N e NW del gruppo e quelli di pertinenza di Montella a E e SE, ma a quote inferiori del confine volturarese, nei pianori carsici (Piano d'Ischia, Verteglia)...
La Parte meridionale è anch'essa boscosa, con alcune fasce di rocce (marce) a S del Vernacolo, sopra la Valle del Cerchio, e ancora più a S, sotto "Ripe della Falconara", che costituisce il balcone occid. attraverso cui il Piano di Campolaspierto si affaccia sulla Valle del Sabato (le Ripe sono limitate a N dal Varco q. 1287 ove discende il sent. CAI 131, e a S dal Mt. Forcella, 1420, e dal sottostante dal Valico "Varco del Faggio", 1152m).

Sul versante Ovest si fa strada il solco principale, il Vallone Matrunolo, che incide l'anfiteatro roccioso scendendo più o meno in direzione E-W.
Questo è il settore più interessante dal punto di vista naturalistico, orografico e alpinistico, ma è di difficile accesso (solo due sentieri CAI - n. 132 e 133- , varie vecchie tracce e molti itinerari per lo più esplorativi, di difficile orientamento e con diversi passaggi semi-alpinistici), saltini, canali, pendii erbosi e pareti e paretine di roccia spesso rotta e pericolosa.

Il Matrunolo (o Matruneto) è il più meridionale dei tre Valloni principali del cuore del massiccio del Terminio: è come una corda che ne taglia il terzo inferiore (S) e sul suo fianco Sud (sin. idrogr.) s'innalza il crinale del Mt. Vernacolo. Circa 2 Km (a W) dall'uscita dalla "bocca" del massiccio, il Matrunolo confluisce nel Fiume Sabato (passa sotto il Cavalcavia del Km 5,5 della SS574 del Terminio; più in alto, c. al Km 9, la strada compie un tornante proprio sull'orlo S del vallone).
Alla testata del Matrunolo, sotto la Ripe della Cannella, discendono vari canali, tra i quali uno (dir. SE-NW) dal Varco del Vernacolo (q. 1385 IGM), alcuni più stretti e precipiti da E, e infine quello principale, detto "Canalone Grande", che scende da NNE a SSW, dall'imbuto (c. 1750m) sottostante la cima del Terminio fino alla testata del Matrunolo (a c.1100m di quota).
Il sentiero CAI 132 percorre l'intero Vallone Matrunolo, dallo sbocco a W tra i castagneti fino alla testata a E, tenendosi quasi sempre sul versante N (idrogr. des.) ad eccezione di alcuni guadi nella parte bassa (loc. Mandra di Pinuccio) e del superamento, anch'esso a S, della cascata poco sopra la confluenza nel Matrunolo del V. Carpino (poco a W di q. 765 IGM).
Alla sua testata il sentiero segnato volge a SE (è qui che sbocca il Canalone Grande) e quindi a S, sottopassando lo sbocco di un altro canale per poi risalire -siamo nella zona SE della Testata del Matrunolo- quello successivo (facile) che mena dal Varco del Vernacolo (1385m IGM).

A Nord il Matrunolo è limitato dalla bastionata della (Cresta del) Càrpino, dorsale inizialmente sottile e dai fianchi ripidi, che si sviluppa dalla q. 1772 (poco a W della Cima Centrale), degradando verso SSW (dominando nel tratto alto il Canalone Grande) per poi piegare -a circa metà del suo sviluppo- a SW. Da questo punto si diparte un primo sperone che prosegue diretto a SSW (verso Q. 1430 e la parete/spigolo della via Madre Teresa di Calcutta) e altri due si staccano dall'estremita SW della crestina. Ancora più a W, separati da un profondo varco boscoso, due contrafforti, q. 1308 e 1280; più in basso (W) un fitto bosco, ove si deprime la dorsale in oggetto. La "Crestina del Carpino" divide quindi Matrunolo / Canalone Grande dal Vallone del Carpino, in ambiente selvaggio e quasi inesplorato, dominato da vertiginose pareti (ammirabili soprattutto dall'alto: dall'orlo del pianoro a q. 1772, e dalla q. 1705; vedi le foto e le panoramiche di questo reportage).

Il Vallone del Carpino, quello centrale dei tre rami principali, scende da poco a W della q. 1772 in dir. SSW e poi piega a W, per confluire (a c. 1000m di quota) nel vallone che proviene da Nord (V. del Balordo). Come detto, prossimamente lo esploreremo dal basso verso l'alto...
Più a N un secondo contrafforte, si distacca da una selletta a WNW di q. 1772: qui lo chiamiamo per comodità Crestone Carpino-Ogliara ("Cresta dell'Ogliara" in Ferranti, 2010, p. 255); non è una crestina relativamente esile come quella del Carpino, ma una formazione a tridente rivolto a S, con 3 colossali speroni che si succedono da E a W e che precipitano con pareti quasi verticali se non strapiombanti sul Vallone del Carpino; il versante opposto (N) cala -per lo più con erte di roccetta ed erba e canali boscosi- sul Canale dell'Ogliara, quello più settentrionale dei tre.
Il primo dente/sperone a E, sul "Crestone Carpino-Ogliara", è q. 1705 che separa la testate del Vallone del Carpino a S dall'alto Canale dell'Ogliara a N. Raggiungibile scendendo per il canalino al limite WNW della conca erbosa di q. 1772 (canalino II+/III- che porta alla sottostante falesia) e poi per selletta boscosa e facili ma un po' esposti passi su roccette. La quota 1705 (1688,0 su CTR !), costituisce l'avancorpo orientale ed è la prominenza caratteristica dà al Terminio la sua inconfondibile forma quando è osservato da N (e NW) quindi da Avellino fino al Matese...
Più a occidente la q. 1553 a NW (1553,0 su CTR) e la q. 1467 a SW (1452,3 su CTR), separate tra loro da una sella, formano il bastione che digrada con un ampio avancorpo quasi verticale verso il Vallone del Carpino (a S), così come verso il Vallone del Balordo a W.
Tra queste due apofisi laterali del tridente (q. 1467 e 1705), quindi interam. chiuso in una specie di anfiteatro "a U capovolta" aperto sul medio Vall. del Carpino, s'innalza il dente-bastione centrale, non quotato su IGM (su CTR 2004/05 le quote rip. sono 1516,9 a N e, dopo una sella, un'altra 1553,0 sulla prominenza S), che precipita anch'esso sul Vallone del Carpino. Questa elevazione isolata sembra raggiungibile da N e NE, ma non ho ancora dati a riguardo e in foto i passaggi più "agevoli" sembrano tutti esposti e probabilmente di media difficoltà alpinistica.
Infine un quarto 'dente', minore e più occidentale, Q. 1312, sorge sul Vall. del Balordo, a E del punto dove questo si divide, con un ramo che continua verso N al Varco del Freddo/L'Immenso, e un altro che gira verso NE (a N della q.1312) risalendo poi a E con il nome di Canale dell'Ogliara. Q. 1312 si sale dalla selletta boscosa a NE e si affaccia sulla parte bassa del vallone che essa domina con magnifico panorama. (La selletta l'abbiamo raggiunta provenendo dal basso Vall. del Carpino, per il canale a E della q.1312, ma ci si può giungere anche scendendo dal Varco del Friddo).

Il Canale dell'Ogliara parte a N della q. 1705 in dir. W, scendendo sotto il Varco dell'Immenso (o del Freddo) per piegare a S sovrastato da Costa Friddo (da qui lo denominiamo "Vallone del Balordo") raccogliendo quindi le acque di alcuni canali nordoccid., quindi poco più a Sud incontrando (a c. q.1000m) il Vallone del Carpino che proviene da E e vi confluisce piegando a S.
Da questo punto, per alcune centinaia di metri verso S, lo denominiamo "basso Vall. del Carpino", fino al punto ove s'immette nel V. Matrunolo (ossia poco a W della q. 765m IGM).
Quindi manteniamo la denominazione di Vallone del Balordo, per il solo tratto che ha la testata sotto il Varco del Friddo/L'Immenso (1422) fino alla confluenza con il V. Carpino. In realtà è forse possibile (vedi e.g. gli scritti botanici citati sotto) che l'alto V. del Balordo fosse proprio il tratto E-W che per comodità chiamiamo (in ambito alpinistico, cf. Ferranti, loc. cit.) "Canale dell'Ogliara", a partire dal toponimo "Ogliana" (sic), riportato sulle tavolette e fogli dell'IGM tra la testata di questo canale e la q. 1705.

Infine il settore NW del massiccio, a W del Vall. del Balordo, è composto da due sottogruppi minori: quello di "Costa Friddo", racchiuso nel triangolo che ha i vertici nella cima di Colla di Basso (1526m), nel Varco L'Immenso (= q. 1422 IGM), e nel punto d'inconto tra i solchi del Vall. Balordo a E e quello che scende dalla cima di Colla di Basso a W: degne di nota le pareti W e E della q. 1467 di Costa Friddo, che si prolunga a S della cimetta con un sottile spigolo-crestina.
L'altro settore è situato a S della Colla di Basso e a W del suddetto solco che da questa cima scende verso il Balordo-Basso Carpino: la potremo denominare per comodità "Coste del Salvatore" e comprende alcuni bastioni sfalsati che puntano a SSW, divisi da canali, tra cui q. 1203 a E, poi, a S della Colla di Basso, la q. 1226 con una spaccatura centrale ben visibile dal piazzale a W dell'eremo del SS Salvatore e ancora, oltre il Vall. Cannella in cui sorge l'eremo, un'apofisi SSW della cima di Colla di Basso (presso q. 1370) e infine un prolungamento a SW, q. 1365, che domina da N l'accesso del Matrunolo entro l'enorme anfiteatro del Terminio qui descritto.
Tra la cresta (Sambuco) che sale da WNW alla Colla di Basso, la cima di quest'ultima, e la q. 1365 si apre la testata del Vallone dei Lonzilli, che cala a W verso la V. del Sabato e le frazioni più meridionali di Serino. A N della Colla di Basso è la testata del Vallone dell'Orso, che scende a WNW sotto Toppo Devola fino a S. Sossio. A N dell'anticima N (q. 1783) valloncelli secondari menano ad Acquameroli e Acqua delle Logge.

ESCURSIONISMO, ESPLORAZIONE E ALPINISMO SUL TERMINIO

Il Terminio ha una buona rete di sentieri, che il CAI di Salerno ha segnato e riportato nella Cartina escursionistica pubblicata nel 1994, e il CAI di AV ha risegnalato ed aggiunto alla nuova carta che il Parco ha pubblicato con il CAI di AV e SA nel 2009. Gli itinerari partono dai versanti nel territorio di Serino, di Volturara Irpina e di Montella. Vi transita anche un tratto del Sentiero Italia.
Per la descrizione dettagliata vedere il "Libro dei Sentieri" accluso alla carta pubblicata nel 2009* dall'ente Parco regionale dei Monti Picentini, dal CAI di Salerno e di Avellino (on-line: pdf).
*[Alcuni anni fa (2011) esisteva una versione elettronica sul web della carta dei sentieri dei Piecentini, nel sito del Parco (http://www.parcoregionalemontipicentini.it) ma il portale cartografico era spesso irragiungibile o malfunzionante e purtroppo dopo pochi mesi è stato del tutto oscurato. Qui al Sud è quasi la prassi che certe cose vengano fatte solo al fine di intascare i fondi (POR in questo caso) e, dopo che "la vacca è stata ben spremuta" -per così dire-, a nessuno interessa più nulla delle operazioni di salvaguardia e promozione del territorio...].
I sentieri che risalgono dagli altipiani orientali (il più facile è quello da Campolaspierto) sono quasi totalmente immersi nella faggete, fino all'uscita finale in cresta, così come per buona parte dell'itinerario che proviene da Volturara per Acqua delle Logge. Più panoramico -sulla valle del Sabato- quello che sale dalle frazioni/casali di Serino, con aperture spettacolari alla Colla di Basso e al vicino Varco del Friddo o dell'Immenso. Tra i sentieri più belli c'è quello del Matrunolo o Matruneto (CAI 132) che percorre interamente questo selvaggio vallone che incide il versante occid. dell'anfiteatro della montagna (vedi l'analisi più sopra), compiendo un arco alla sua testata per risalire poi in direzione di un varco posto tra la cresta sommitale principale e quella del Mt. Vernacolo, su cui conduce questo sentiero.

Senza dubbio alcuni recessi più difficili da raggiungere -come il Vallone del Balordo- furono utilizzati come ricovero e nascondiglio dalle bande di briganti fino al periodo post-unitario.
Il Terminio attirò l'uomo da sempre, per la
Le prime esplorazioni/ricognizioni scientifiche furono effettuate dai topografi e naturalisti, soprattutto botanici, in considerazione del fatto che la montagna cela interessanti particolarità floristiche: Michele Tenore si recò a S. Sossio di Serino nell'estate del 1842, visitando il Terminio (o "Montagnone di Serino" per i locali) accompagnato da un gruppetto di una ventina di serinesi (con cavalcature, poco utili sull'erta salita) salendo per la "Scala del Terminio", le "Neviere del Sambuco", "Piana della Seala" e quindi alla cima N, trigonometrica (1783m) ove rinvenne un palo collocato due anni prima dai topografi. Questo itinerario corrisponde all'odierno Sentiero Italia del CAI. Ternore raccolse un notevole numero di specie floristiche e tra le scoperte più interessanti vanno annoverate quelle della Brassica di Gravina e l'Astragalo sirinico (cf. più recentemente Moraldo, Nardi e La Valva, tra il 1976 e il 1980, per l'Aquilegia champagnati e Abies alba; la pianta insettivora Pinguicula hirtiflora vi ha delle stazioni, una delle quali ho personalmente segnalato). L'escursione fu una traversata, dato che si decise di proseguire scendendo sui Piani: attraversarono il bosco dei "Pagliari delle Tacche", quindi Acqua degli Uccelli fino ai Lagarelli per bivaccare al Casone del Piano di Verteglia, proseguendo l'indomani per il "Vado di Montella" (ovv. sul Piano d'Ischia, al confine tra Serino e Montella) e il "Varco della Faja" (Varco del Faggio) da dove scesero per visitare la "Civita di Sabatia"...
Giustino Fortunato salì sul Terminio il 30 luglio 1878, (all'indomani di una lunga salita sui Mai da Solofra) partendo dalla Casa del Principe (a N della Civita di Ogliara) diretto alle "Costa di Falconara" (Ripe della F., probabilm. l'attuale sent. CAI 131), raggiungendo in 2 ore il "Prato Lasperto" (Campolaspierto) e da qui puntando verso la dorsale principale passando sopra la "Ripa Cannella" , "Varco di Collelungo" e infine per la cresta sommitale irta di faggi contorti che dà su in cima. La discesa avvenne per il "Vallone degli Uccelli" fino al Piano di Verteglia. Da qui Fortunato -non pago- avrebbe voluto continuare la traversata "... valicando la Celica dal Colle della Finestra al passo delle Croci..." (di Acerno) quindi intercettando il dorso della giogaia che si dirige verso il Cervialto. Ma, malgrado le insistenze e le generose offerte di ricompensa, nessuna delle guide accettò l'incarico (risposero d'ignorare tanto la via quanto possibili rifugi per la notte) e Fortunato fu quindi costretto a scendere a Montella. nei giorni successivi alloggiò a Bagnoli da dove salì al Laceno e infine sul Cervialto (Accellica e Polveracchio rimarranno per lui desideri mai più realizzati).
Altra escursione nota è quella di Enrico A. Abbate, che salì sul Terminio il 1 Agosto 1887, da Volturara per il Vall. di Acquameroli, quindi svalicando da E sul pianoro sommitale tra le due cime (attuale sent. 101) per risalire alla cima principale (allora quotata 1820m e ritenuta la vetta dell'intero gruppo dei Picentini o "Monti del Terminio"). Abbate -benché avvezzo al ben altre montagne e mète alpinistiche- rimase stupefatto dalla bellezza dell'Irpinia e dei suoi monti, e l'unico commento negativo fu quello relativo alle evidenti tracce di taglio nelle faggete. La discesa fu per la stessa via, con l'eccezione del tratto finale, in cui preferirono (anche per approvigg. idrico) passare nel solco orient. del vallone Acquameroli, ovvero il fosso tra il Castello/S. Michele e il Mt. Costa.
Il 27-28 luglio 1889 fu la volta del "napoletano" (di adozione, ma barlettano di nascita) Vincenzo Campanile, che partì da Serino sulla mulattiera per Volturara, quindi via Piano Re(g)ola - Sambuco - Colla di Basso: la sera persero la traccia, quindi bivaccarono la notte nei bosachi e ripartirono all'indomani riprendendo la dorsale N e raggiungendo la cima trigonometrica (allora quotata 1782m sulle carte dello stato maggiore) e quella principale (1820m). La discesa fu inizialm. per lo stesso sent. utilizzato da Abbate due anni prima (attuale CAI 101), poi per "Colle del Castagno" (Colla Castagno) e giù verso Serino (sull'attuale sentiero CAI 102 via Toppo Devola).
Di certo la montagna era già frequentata dai pastori (ved. la descriz. più sopra del "Passaturo dei Grottoni"), dai cacciatori e dai monaci, che costruirono presso una grotta del versante occid. l'eremo del Santissimo Salvatore (cf. Moscati, Storia di Serino, passim; ved. anche le mie escursioni 25/9/2010 e 8/12/2014).

Sono stato attratto dal Terminio sin dalla mia prima camminata lassù, con gli amici del gruppo Lerka Minerka Roberto Pellino e Michele Accardo, nell'estate 2005 (ved. links alle gallerie in basso).
La bellezza e varietà della montagna non è seconda a nessuna cima dei Picentini, neanche alla più "severa" Acellica, rispetto alla quale il Terminio è molto diverso come orografia e paesaggio.
Le strade rotabili, le sterrate e i numerosi sentieri rendono la cima della montagna facilmente accessibile dai fondovalle. I pianori orientali sono popolati in tutte le stagioni da famiglie e comitive.
Il versante occidentale, ovvero l'anfiteatro racchiuso tra la cresta sommitale a E, la Colla di Basso a N e il Mt. Vernacolo a S, è il vero "punto di forza" del Terminio, di più difficile accesso, ad onta del già citato sentiero CAI 132 che risale lungo tutto il corso dell Matrunolo/Matruneto (al primo tentativo dell' 1/3/2009, non riuscimmo a proseguire a causa di un errore sulla carta CAI del 2009).
Per le esplorazioni e i reportages fotografici dei luoghi più impervi del Terminio, vedere i link in fondo alla pagina, in particol. 19/9/2010 (Portella di Colle Rosso), 3/8/2014 (Risalita del Matrunolo e Canale di Ripe della Cannella), 27/9/2014 (Risalita dl Canalone Grande), 4/4/2015 (Risalita del Vallone del Balordo e Canale dell'Ogliara), oltre alla presente pagina, con il sentierino dei Grottoni e l'esplorazione dei tratti superiori e facili delle due creste che chiudono il Vallone del Carpino. L'esplorazione di quest'ultimo vallone è un tassello che sarà oggetto di una prossima indagine.
NB: La natura esplorativa di questi sopralluoghi rende necessario avvalersi di un minimo di dotazione alpinistica: il casco è importante dal momento che si transita spesso sotto altissime pareti, e anche in qualche canale ci è capitato di ricevere piccole scariche probabilmente generate dalla fuga scomposta di cinghiali; si deve comunque evitare di percorrere i tratti incassati all'indomani di precipitazioni o in presenza di neve in quota non ancora assestata; uno spezzone di corda aiuta nel superare dei saltini di alcuni metri che s'incontrano nelle risalite (anche in discesa, a c. doppia); utile infine, anche in condizioni non invernali (!), la piccozza: capita di dover procedere per tratti esposti e a forte pendenza dove l'erba o la terra potrebbero casusare fatali scivolate.

Quanto all'Alpinismo, per ora non dispongo di dettagli né di bibliografia particolareggiata (soprattutto per le prime ascensioni) oltre quella citata in L. Ferranti (2010, p.253-264, itinerari al n.100).
Un'esplorazione ai fini di individuare pareti interessanti per salite su roccia fu compiuta a inizio sett. 1981 da Alessandro Gogna e Andrea Savonitto, che aprirono la via Penitentiagite (9/9/1981, D-, 60m, diff. III/IV, pass. V+; cf. relaz. in Gogna, 1982, p. 107 e in Ferranti, 2010, p. 263), nella fessura-camino che incide il punto più alto della falesia sotto q. 1772. Pochi anni dopo (1982-84) Marco Giardina e comp. esplorarono un settore di parete e canale sotto la cima principale, individuando e aprendo alcune vie di difficoltà media e alta.
Degna di nota anche l'apertura della via Madre Teresa di Calcutta, sett. 1997 (AD, II/III, pass. IV; relaz. di V. Bozza in Ferranti, 2010, p. 262-263) da parte di due cordate sullo spigolo della q.1430, appendice SSW della cresta del Carpino che cinge a W la parte bassa del Canalone Grande: E. Apicella, D. Benbow, G. Nebbia e C. De Crignis, G. Izzo, A. Santo; la 1a ripetiz. della via: E. Apicella, S. Liberatore, V. Bozza (nov. 2001); la 1a invernale: D. Benbow, C. De Crignis, G. Izzo (s.d.).
Le potenzialità alpinistiche del Terminio restano comunque per lo più inespresse, sia a causa della roccia non eccezionale, che per i lunghi e complessi avvicinamenti e -per l'alpinismo invernale- per via della non felice esposizione generale oltre che per la quota non certo ragguardevole a cui sono situate pareti e canali.
"Vastissime sono le possibilità di arrampicata, specialmente sul versante SW del M. Terminio. Basta osservarlo attentamente dal ponte sul Vallone Matruneto. Vi sono però grossi problemi per raggiungere i pilastri, le placche e le pareti ed è assolutamente necessaria una ricognizione da vicino per capire la selvaggia geografia di questi posti" (A. Gogna, 1981, 107). Lo stesso Gogna cita -nell'it. di avvicinamento che li condusse alla falesia di q. 1772- di aver esplorato una zona di dirupi e canaloni traversando "a des. dalla Colla di Basso" trovando varie strutture rocciose giudicate però troppo difficili da salire (probabilmente si tratta delle pareti ai due lati del Vallone del Balordo, quindi Costa Friddo e i pilastri della cresta Carpino-Ogliara).
Alcuni dei canaloni, in primis il Canalone Grande (vedi mie foto 27/9/2014) e il Canale dell'Ogliara (G. Izzo, I. Vlacodimos, 1988, PD-, 1 pass. II; ma già percorso da botanici nel 1976-1979; vedi mie foto del 4/4/2015) si prestano alla progressione invernale su neve/ghiaccio con piccozze e ramponi; il Canale Ogliara, che resta a lungo innevato nel corso della primavera (ed è perciò visibile anche da Avellino) è una buona via di discesa scialpinistica (lung. c.900m, disliv. c.400m, 35-45° max. 50°; diff. BS) credo non ancora realizzata.

FRANCESCO RAFFAELE (2015)


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SUL TERMINIO

G. Fortunato, Il Partenio e il Terminio (AV, 1880); id., L'Appennino della Campania (NA, 1884)
M. Fondi, La regione dei Monti Picentini. Monografia geografica (Napoli, 1962)
A. Gogna, Mezzogiorno di Pietra (Zanichelli, 1982) p. 105-107
D. Vece, Alta Via dei Monti Picentini (Pro Loco di Acerno, 1986)
A. De Meo, Il Monte Terminio, Giardino dell'Appennino, (E. Sellino ed., 2000)
L. Ferranti, Appennino Meridionale (CAI/TCI 2011), p. 253-265.

Italia Meridionale, vol. 3. Guida d'Italia, 1a ediz. (TCI, MI, 1928)
Campania - Guida d'Italia, 4a ediz. (TCI, MI, 1981)
F. Scandone, Documenti per la storia dei comuni dell'Irpinia, vol. I. La regione meridionale del Terminio (AV, 1956)

MONTELLA:
F. Scandone, L'Alta Valle del Calore (Vol. I, 1911; vol. II, 1916; vol. III, 1920; vol. IV, 1953)
F. Palatucci, Montella di ieri e di oggi (1969)
S. Moscariello, Montella tra note e immagini (1991; 2001)
SERINO:
F. Masucci, Serino nell'età antica (AV 1959)
F. Moscati, Storia di Serino (Fisciano SA, 2005)
SOLOFRA:
F. Guacci, Solofra: Ricerche di Storia antica (1976)
M. De Maio, Alle radici di Solofra, (AV 1997)
VOLTURARA I.:
R. R. Di Meo, Storia di Volturara Irpina (1987)
N. Catarinella, Volturara Irpina (Sellino e Barra ed., AV, 1998)

CARTOGRAFIA:
Monti Picentini. Carta dei Sentieri 1:30.000 (CAI Salerno - Pro Loco Acerno) SELCA 1994
Parco Regionale dei Monti Picentini. Carta dei Sentieri 1:25.000 (CAI AV-SA) SELCA 2009

 


LINKS
alle mie gallerie fotografiche di altre escursioni, esplorazioni e risalite sul TERMINIO:
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Terminio: Sentierino dei Grottoni (29/9/2016)

Terminio, Vallone del Carpino (14/9/2016)

Terminio, Vallone del Carpino (22/5/2016)

Terminio, da Volturara I. (31/12/2015)

Campolaspierto - Monte Vernacolo
(21/6/2015)

Risalita Vallone del Balordo - Canale Ogliara - Cima
(4/4/2015)

Traversata invernale del Terminio
(8/2/2015)

SS Salvatore - Cime - Campolaspierto
(8/12/2014)

Varco del Vernacolo - Canalone Grande (27/9/2014)

Vallone Matrunolo - Canale Ripe della Cannella
(3/8/2014)

Terminio invernale (26/1/2014)

Campolaspierto-Terminio (3/10/2011)

Acquenere - Scorzella (7/11/2010)

Santissimo Salvatore (25/9/2010)

Traversata del Terminio (10/10/2010)

Campolaspierto - Portella - Vernacolo (19/9/10)

Volturara - Acqua delle Logge (13/2/2010)

Vallone Matrunolo (1/3/2009)

Barrizzulo (10/2/2008)

Pianori Terminio (18/2/2007)

Terminio, invernale (9/12/2007)

Terminio (3/7/2005)


H O M E