ESCURSIONI TRA I MONTI DI ORSOMARSO NELLA VALLE DELL'ARGENTINO
Povera Mosca - Masseti - Timpone Corriolo - Rifugio Conte Orlando - Castello Brancato
Povera Mosca (278m) - i Milari - Valle Brancato - Caserma Forestale e Fonte Masseti - Rifugio Salviosa - Q. 1009 Schiena della Garagotta - Q. 996 V. Grugoleio - Timpone Corriolo (1273m)
- Rifugio Conte Orlando (1192m) - Sella q. 1149 - Vallone Grugoleio - la Salviosa - Masseti - Castello Brancato (922m) - Valle Brancato - Milari - Povera Mosca.
(18 Luglio 2015)
Povera Mosca - Pantagnoli - Golfo della Serra - Fellaro - Canyon dell'Argentino - Varco della Gatta - Cascata di Fauzofili
Povera Mosca (278m) - 6 Ponticelli del Torrente Argentino - Pantagnoli - Golfo della Serra - Fellaro - Passo del Vallone Fornelli (803m) - Canyon dell'Argentino - Varco della Gatta -
Confluenza Fiumarella di Rossale e F. di Tavolara (756m). Ritorno via fiume: Cascata di Fauzofili (Cascata dell'Argentino) - Fellaro - Golfo della Serra - Pantagnoli - Povera Mosca.
(19 Luglio 2015)



Veduta di Orsomarso e le Valli di Campolongo o Porta la Terra (a sin.) e Valle dell'Argentino (a des.), dalla Torre dell'Orologio [clicca per ingrandire il panorama]

Prologo al mio reportage fotografico sulla Valle dell'Argentino
Ogni amante delle montagne, sia esso naturalista, escursionista o alpinista, ha dei "luoghi del cuore" dove il sapere di poter tornare costituisce di per sé un'emozione e un privilegio. Spesso si tratta di posti relativamente facili da raggiungere, o dove comunque si può ritornare con una certa frequenza, semmai le prime volte li si è conosciuti da giovani e in ogni caso con il tempo finiamo per sentirli un po' nostri, anche se non sono quasi mai proprio "fuori di casa". Come per alcune zone del Parco Nazionale d'Abruzzo, dove pure andavo in vacanza da piccolo, la Calabria (terra natìa di mio nonno paterno e di mia nonna materna) è per me uno di quei luoghi: più del mare, delle nostre vacanze marittime a Scalea, ricordo con piacere i pic nic e le escursioni montane ad Orsomarso (e anche in Sila). Col tempo ho studiacchiato alcuni luoghi del Parco Nazionale del Pollino ed ho cercato -specialemente negli anni recenti - di tornarci il più possibile, ovvero qualche volta l'anno.
La prima vera "spedizione" escursionistica nella valle dell'Argentino la effettuai con alcuni amici a settembre 2009 (vedi link in calce), all'indomani di un tentativo di salire sul Dolcedorme che grandine e fulmini mandarono all'aria (complice anche un bel ragnetto che mi tenne fermo un'ora per delle foto). Quella domenica partimmo da sotto il paese di Orsomarso, evitando (o non potendo percorrere perché chiusa?) la sterrata in auto, e raggiungemmo un bel punto panoramico (l'unico su quel sentiero in cui la vegetazione si apre) in località Fellaro da dove la vista della cupa e verdeggiante Valle dell'Argentino, e dei pittoreschi e pittorici crinali dei Crivi di Mangiacaniglia irti di loricati, mi si impresse dentro, riportandomi nel tempo molto spesso con la testa e con le cartine in quelle zone. La fantasia viene nel frattempo alimentata anche da ricerche sul web, dalle gallerie fotografiche di amici visrtuali (è intanto sopraggiunta l'era di facebook) calabresi, o alcune belle pagine del blog "Pollinofantastico", così come un'epica descrizione di una solitaria di 4-5 giorni in tenda tra Piano di Novacco, Cozzo dell'Orso, Pietra Campanara e il fondovalle dell'Argentino realizzata qualche anno fa dal trekker napoletano Pino del Prete... Cosa che mi sono ripromesso di fare anch'io, prima o poi! Ovviamente contribuisce anche il primo libro sulle escursioni in quesato gruppo (Francesco Bevilacqua, 1995) che ha avuto l'anno scorso un lieto e più completo seguito, nel corposo volume sul Parco del Pollino (F. Bevilacqua, 2014) ottima panoramica di tutto ciò che gravita attorno a quel magnifico mondo che è la rete di sentieri (quasi sempre antiche vie) dei massicci di Pollino e Orsomarso.
Sin dalle pionierstiche esplorazioni (siamo già negli anni '70!) di F. Pratesi e F. Tassi, alcune valli dei Monti dell'Orsomarso (i cui sottogruppi gruppi montuosi furono poi inclusi nel Parco Nazionale del Pollino) vennero ritratte come l'ultima vera Wilderness nel nostro paese, il che è ovviamente un grande fattore di richiamo per gli escursionisti più intraprendenti e in cerca di avventure anche a rischio di perdersi, come spesso succede in queste montagne poco o per nulla antropizzate e con sentieristica a tutt'oggi incompleta e lacunosa (nel 2015 ancora manca una carta escursionistica del Pollino, cosa unica per un Parco Nazionale; vi sono però varie guide esperte abilitate e, come dicevo, diverse pubblicazioni per uso escursionistico -vidi bibliografia in calce- oltre che le care vecchie carte IGM). La natura si riappropria velocemente di quegli angoli che l'uomo (fino alla prima metà del '900) aveva fatto suoi: a quei tempi in molte delle valli oggi selvagge e remote i sentieri erano tutti assai più marcati, esistevano coltivazioni e case oggi in rovina, stradelle e impianti teleferici per l'esbosco ed il trasporto del legname e di certo caccia ed allevamento erano più presenti, invasivi, di quanto lo siano oggi. Una delle interpretazioni del toponimo Orsomarso collega il nome del paesino al plantigrado che un tempo viveva tra queste foreste (vedi anche Cozzo dell'Orso). L'asprezza dei luoghi ha preservato la specie autoctona di capriolo e anche i lupi sono in lenta ripresa. Tra i mammimeri di certo non manca l'onnipresente volpe ed il gatto selvatico: al felino fa riferimento il toponimo del Varco della Gatta, uno dei luoghi più affascinanti, misteriosi e difficili da raggiungere (in special modo se si parte da Orsomarso, quindi risalendo l'Argentino), anche se fino all'800 doveva essere ancora presente pure la lince (denominata in Italia "Gatto pardo" o "Lupo cerviero"). Moltissime le specie di anfibi e rettili: tra i serpenti sono molto comuni le bisce d'acqua (Natrix natrix e N. tessellata) così come il biacco, mentre è assai più elusivo e difficile da avvistare il bellissimo Colubro leopardino, più raro della stessa vipera (V. aspis hugyi); vi sono le specie di salamandre e mi sono personalmente imbattuto nei 'simpatici' Ululoni dal ventre giallo (Bombina pachypus).


Parto da Napoli da solo in nottata e giungo alle 5 a Scalea, quindi a Orsomarso faccio un giro nel paese, qualche foto dalla Torre dell'orologio, colazione a base di gelato e quindi mi dirigo a Povera Mosca (la sterrata di c. 6 Km è tranquillamente percorribile, con cautela, anche da normali auto). Di buon mattino con gli altri due Francesco, amici calabresi (con i quali quest'inverno abbiamo fatto un bel giro sul Pollino, dalla Grande Frana, per la Via dei Lupi, e poi giù fino alla Grande Porta), partiamo per risalire la Valle Brancato fino ai Masseti, da dove, dopo una sosta alle fontanelle presso Caserma e Rifugio, decidiamo di raggiungere il Rifugio Conte Orlando. Passiamo sul versante occidentale e poi meridionale del Timpone Corriolo, tra pinete di vecchi rimboschimenti e qualche dirupo. In una valletta avvisto un paio di caprioli che fuggono veloci prima ancora che possa pensare di tentare uno scatto (fotografico). Raggiungiamo, non proprio agevolmente, la cima (q. 1273m) e poi l'altro versante, sotto il quale passa la comoda sterrata per il Rif. Conte Orlando. Non avessimo avuto ancora "Castel Brancato" ad attenderci, ci saremo forse diretti fin sul Palanuda... L'escursione lunga sarebbe quella dell'indomani, ma oggi abbiamo già fatto 1000m di dislivello, e non proprio comodi, visto il fuori-sentiero e il caldo... In discesa (sterrata Grugoleio-Salviosa), incontramo degli Scouts accampati ai Masseti; il cane di Oscar, che ci aveva imporovvidamente seguito dalla sua cuccia al rifugio montano di Povera Mosca, fa amicizia con i ragazzini. Non lo rivedremo più, neanche alla nostra partenza, la sera del giorno dopo... Lo perdiamo alla sella che porta su Castello Brancato, cimetta (922m) questa dal grande fascino per i panorami magnifici su tutta la parte centrale dell'alto tratto dell'Argentino e per i tratti di mura a secco che fanno capolino nella vegetazione, che richiamano alla mente ardite costruzioni eremitiche dei monaci bizantini che un tempo vivevano in questi mondi dimenticati. A ritorno nel tardo pomeriggio, dopo una rinfrescata nel fiume, montiamo le tende nel prato del rifugio e ci concediamo una saporita cena preparata dalla moglie di Oscar: fusilli caserecci alla boscaiola (con "olio di forte") e arrosto misto, con accompagnamento d'insalate, innaffiati di vino rosso. Poi a dormire.

L'indomani di buon mattino ci raggiungono altri escursionisti calabresi, tra cui il simpatico Gerardo D. e il noto "camminatore dei record" Nicola Z., una celebrità in Calabria per le sue traversate sportive fino a 10 cime (sia nell'Orsomarso che nel Pollino) nello stesso giorno, o a lunghi trekking di più giorni (ved. le descrizioni e i video nel suo blog linkato in calce). E' una persona genuina, tant'è che più che delle sue imprese -mentre camminiamo- mi racconta di quelle del suo amico, l'alpinista Denis Urubko, e di come si sono conosciuti anni fa. Alle 7:30 siamo partiti da Povera Mosca.
Dopo il tratto più turistico (6 ponticelli e fontana di Pantagnoli) ci inoltriamo nel Golfo della Serra e quindi pieghiamo a SE in loc. Fellaro, dove anche nel 2009 giunsi (partendo da Orsomarso) con gli amici Lerka. Allora terminammo l'escursione risalendo ad un punto più alto (sempre sul sent. di Fellaro; vedi didascalia delle foto più sotto) mentre oggi ci inoltriamo verso il varco del Vallone Fornelli, ove alcuni resti arrugginiti di pesanti teleferiche per il trasporto dei tronchi -presenti anche in altre zone dei dintorni- indicano pressappoco il punto dove il sentiero va lasciato per scendere al letto dell'Argentino. Sono le 10:00, quindi il punto dove va lasciata la traccia si raggiunge in c. 2h e 30 di camminata in lieve pendenza (550m di disliv. in c. 7 Km sin qui). Dopo una sosta scendiamo per la pietraia del Vall. Fornelli (molto più su, alla testata del quale c'è la nota Pietra Campanara) e dopo aver evitato qualche pericoloso masso rotolante sul ripido ghiaione, siamo tutti giù nel fiume, c. 150m più in basso della pista.
Un'altra ora e mezza di camminata nel greto del torrente ci conduce infine, attraversato lo stretto canyon finale con pareti a picco che in alto si lambiscono, alla maestosa "uscita" sotto le pareti del Varco della Gatta, ove innumerevoli cascatelle costellano l'ampia pietraia in cui convergono le due Fiumarelle, quella di Rossale da sinistra (E) e quella di Tavolara da destra (S). Spettacolare, sia vista dal basso che risalendo. Il tratto aperto "finale" è raggiungibile con un facile passaggio (II-) su di un masso tra le cascatelle presso la parete di sinistra (non idrografica; vedi foto e didascalie più sotto) e al ritorno è necessario ancorare un cordino doppio per calarsi senza il rischio di tuffi o dolorose scivolate. Questo posto me lo ricorderò per sempre.
Dopo una lunga sosta in questo luogo d'incanto dove ha inizio la vera e propria Valle dell'Argentino, gli altri cominciano a tornare, mentre io e Francesco Pugliese restiamo, indecisi se proseguire su al Varco della Gatta (IGM), ma poi decidiamo di tornare, dal momento che la percorrenza del torrente è lenta e ci aspettano tratti dove bisognerà fare attenzione per non finire in acqua e bagnarsi sopra la cintola (cosa comunque fattibile qui, d'estate, con un po' d'attenzione, contrariamente ad. es. alle Gole del Raganello / Barile).
La Cascata dell'Argentino (vedi più in basso) è solo un'altra tra le belle "immagini" di questa camminata che mi resteranno dentro. Dalle foto che avevo visto, certo per un effetto prospettico, sembrava alta pochi metri, mentre nella realtà sarà sui 9-11metri... (Vedi didasacalia più in basso).
L'attraversamento del colatoio che termina di lato (S) alla cascata è un po' esposto, non è roba turistica (così come un altro paio di tratti), quindi è sconsigliato effettuare escursioni con grandi gruppi senza guide esperte e semmai qualche attrezzatura di assicurazione e corde supplementari (quelle installate nei punti più ardui sono vecchie e in certi casi non sono neanche corde ma altri materiali, vecchi e poco sicuri). Ancora più a valle si incontra un tratto dove le pareti si riavvicinano, e quella di destra (ossia il versante sotto le rupi di Fellaro) è tappezzata di muschio e l'acqua vi gocciola copiosamente, anzi in alcuni punti è come stare sotto un acquazzone. Infine, dopo alcune "marmitte" di roccia e un'ennesima stretta, il letto del torrente si allarga un po' e cerchiamo il posto da dove lasciare il greto: io credo che ci saremo dovuti avvicinare di più alla zona di Golfo della Serra - Pantagnoli, invece siamo ancora sotto il versante (W) di Fellaro quando cominciamo la risalita (non troviamo un nastro che Francesco aveva avvolto a un faggio sulla riva destra) e la pettata è su pendii dove scendere sarebbe problematico, ma gli alberelli ci danno una mano, anzi un ramo e, dopo c. 20min. e 90-100m più su, raggiungiamo la pista principale, poco prima del "belvedere" di Fellaro e quindi del guado degli alvei secondari che scendono dai valloni dei Crivi.
Per quanto riguarda i tempi di percorrenza, siamo rimasti 1h e 30 sotto al Varco della Gatta, quindi, ripartiti da lì via fiume alle 14:10, abbiamo raggiunto la Cascata di Fauzofili in 1h e 30, qui, tra foto, tuffi e breve pausa pranzo siamo restati poco più di un'ora, ripartendo verso le 17:00. Altra ora e mezza di fiume (considerare il tempo per le foto, e per proteggere zaino e attrezzatura in alcuni punti dove le cascatelle sono più alte e scivolose e il fondo più basso), una mezz'oretta scarsa di salita fino al sentiero, e alle 19:00 siamo al belvedere ovest di Fellaro, dove la luce del sole calante si staglia disegnando lunghi coni d'ombra sotto le creste e i torrioni dai crinali punteggiati di pini neri e loricati, che orlano il versante Nord della Valle. Un'altra breve sosta ai Pantagnoli, per una bevuta e qualche altra foto agli ululoni che saltellano nelle polle (uno più fifone ancora prima che mi avvicini si è già messo in posa difensiva a pancia all'aria), quindi via a razzo per non perdermi un'altra cenetta da Oscar (sono già le 21). Il proprietario -e alcuni ragazzi siciliani che hanno raggiunto il posto dopo una lunga traversata con le tende attraverso varie zone dell'Orsomarso (ultima tappa Mare Piccolo - Varco della Gatta - Povera Mosca)- mi trattengono con discorsi vari, e sono quasi le 23:00 quando prendo la via del ritorno, lentamente sulla sterrata per Orsomarso (non sia mai mi scoppia una ruota dovrò farmela fino a Napoli col ruotino, come accadde a fine 2013 al ritorno dal Viglio!) quindi Scalea - Lagonegro e Autostrada... Ma ne è stravalsa la pena. Ho preso più confidenza con la morfologia dei luoghi e con alcuni sentieri, non vedo l'ora di tornare (spero già il prossimo autunno).


ORSOMARSO


Qui so' forti!
ORSOMARSO

Scorci del centro storico

Peperoncini

Torre dell'Orologio di Orsomarso



Orsomarso di primo mattino, dalla Torre dell'Orologio (clicca)



Indicazioni per il Rifugio-Ristorante di Oscar del Core

Valle de Fiume Argentino

Crivo Uomo Lungo (IGM)...

... ma "Armu lungu"!

Povera Mosca, Rifugio Montano da Oscar


Escursione Povera Mosca - Masseti - Timpone Corriolo - Rifugio Conte Orlando - Castello Brancato

Povera Mosca (278m) - i Milari - Valle Brancato - Caserma Forestale e Fonte Masseti - Rifugio Salviosa - Q. 1009 Schiena della Garagotta - Q. 996 V. Grugoleio - Timpone Corriolo (1273m)
- Rifugio Conte Orlando (1192m) - Sentiero sul confine comunale - Sella q. 1149 - Vallone Grugoleio - Salviosa - Masseti - Castello Brancato (922m) - Valle Brancato - Povera Mosca.
(18 Luglio 2015)



Cranio di cinghiale

Masseti - Salviosa

Faggione della Salviosa

Castello Brancato

Panorama ripreso presso q. 1009 di Schiena della Garagotta
A sin. la sterrata Salviosa - V. Grugoleio e
la boscosa cima del Timpone Corriolo

Cozzo del Pellegrino (Can. NW) e Calvia

Cima di Timpone Corriolo, rimboschimento di pini

Rifugio Conte Orlando (1192m)

Sentieri zona Rif. Conte Orlando - Salviosa


Panoramiche dalla sella e dalla cima di Castel Brancato [clicca per ingrandire]



Cima di Castel Brancato (922m)
In basso alcuni resti di murature probabilmente costruite dai monaci bizantini (funzione difensiva e di alloggio). "Brancato" è una corruzione dell'agionimo Pancratio -> Pancrato opp. del nome dei feudatari (Brancati) a cui Orsomarso fu venduta nel 1668

Credo che le montagne dell'Orsomarso siano tra i luoghi più affascinanti e selvaggi della nostra penisola. La natura vi regna incontrastata e, quasi ovunque, le uniche tracce dell'uomo sono quelle ad uso degli escursionisti (i puristi ne avrebbero certamente fatto volentieri a meno... comunque in alcune zone anche la segnaletica manca del tutto, eccetto qualche nastro) e, assai più evocative, quelle di ruderi di laure ed eremi sparsi in cima alle rupi ed ai pinnacoli ("crivi") delle valli dell'Argentino e del Porta La Terra: qui dall'XI sec. giunsero infatti 'colonie' di monaci basiliani, costituendo una vera e propria "diocesi bizantina" nel nord della Calabria (la cd. Eparchia del Mercurion) in queste valli apparentemente impenetrabili, dove ora restano solo dei ruderi a ricordo dell'antica presenza monastica. Alcuni scorci di Orsomarso e delle sue valli, ricordano le Meteore della Tessaglia (presso Kalambaka in Grecia), con i monasteri costruiti in cima ad alti pinnacoli e falesie. Probabilmente un tempo la stessa Torre dell'Orologio di Orsomarso era sede di un antico monastero basiliano (attorno al quale il centro urbano forse nacque e certamente prosperò), e i "Castelli" dell'Argentino (Noceto e Brancato) vennero inizialmente edificati dai monaci e poi riutilizzati nel basso Medioevo a scopo di controllo territoriale.

Muta di Biacco

Panorama sulla Valle Brancato - Milari.
A Sin. Carpineta e Timpone Garrola

Castel di S. Noceto - Creste di Tortora - Serra Cristodero



Verso E e SE: Sammacoso (a sin., è il bosco che sovrasta il torrione q. 878m) e, al centro, la sella e poi le rupi più alte (q. 934m) della cresta di Castel di Noceto (fuori foto a des.)



ESCURSIONE NELLE GOLE DEL FIUME ARGENTINO FINO AL VARCO DELLA GATTA E RITORNO PER LA CASCATA DELL'ARGENTINO
Povera Mosca - Pantagnoli - Golfo della Serra - Fellaro - Canyon dell'Argentino - Varco della Gatta - Cascata di Fauzofili
Povera Mosca (278m) - 6 Ponticelli del Torrente Argentino - Pantagnoli - Golfo della Serra - Fellaro - Passo del Vallone Fornelli (803m) - Canyon dell'Argentino - Varco della Gatta -
Confluenza Fiumarella di Rossale e F. di Tavolara (756m) - Ritorno via fiume: Cascata di Fauzofili (Cascata dell'Argentino) - Fellaro - Golfo della Serra - Pantagnoli - Povera Mosca
(19 Luglio 2015)



Nicola Z. tra i farfaracci

I ponticelli e loc. Pantagnoli

Pantagnoli - Golfo della Serra

Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus)

Punto Panoramico a NW di Fellaro



La Valle dell'Aegentino da uno dei pochi punti panoramici del sentiero principale di Fellaro (poco a monte, SE, del passaggio dell'alveo che scende dai Crivi di Mangiacaniglia, che sono fuori foto più a destra).
Di fronte la cuspide rocciosa di Carpineta, sul crinale Nord di Timpone Garrola. Nel 2009 fotografai questa roccia - q. 773 - su cui svettano dei loricati da una posizione più alta e più a S, quindi è probabile che salimmo verso q.730
di Fellaro (ho delle foto con la zona centrale dei Crivi di Mangiacaniglia, scattate da lì) e a ritorno, in discesa, passammo per il medesimo belvedere da dove ho scattato questo panorama.
A sinistra (SSE) tra le prominenze del versante NE di Timpone Garrola e la q. 1210 (sullo sfondo a sin.) del Timpone Camagna, s'intravede il fosso del Vallone Fauzofili.
Il tratto di torrente qui sotto, che abbiamo percorso nel greto al ritorno, è caratterizzato da pareti ricoperte di muschi e copiosi gocciolamenti.



Resti di vecchie teleferiche per l'esbosco

Resti di pasto a base di ghiandaia

Gerardo tra le rocce

Bella sensazione camminare nell'acqua fresca d'estate

Dopo una svolta comincia il tratto più "inforrato"

Tratto finale "a Canyon" nell'alto Argentino

Canyon nell'alto torrente Argentino

Quasi in vista della meta



Francesco P. si arrampica tra le ultime cascatelle



Varco della Gatta. Sulle carte IGM il toponimo è riferito ad un varco (a c. 930m di quota, sul crinale SO del Timpone i Fornelli) posto sul sentiero principale Fellaro - Mare Piccolo, nel punto ove la traccia entra
nel Vallone Taliana, a picco sulla Fiumarella di Rossale; quindi c. 300m a E e quasi 200m più sopra di questo luogo, che è il punto ove le due fiumarelle (di Rossale e Tavolara) confluiscono dando vita all'Argentino.






Lo spettacolare "portale di roccia" all'inizio del fiume Argentino, presso la località nota come il Varco della Gatta



A questo punto il resto del gruppo ha già preso la via del ritorno lungo il greto del torrente. Io e Francesco Pugliese restiamo a fare qualche altro scatto in questo magnifico luogo, alla bocca della gola, pensando di proseguire verso l'alto fino al Varco della Gatta vero e proprio. Ma poi, valutando che ci resta ancora da percorrere il greto dell'Argentino, che sarà lento, considerando che non è il caso di giungere alla cascata con poca luce (ho con me un monopode per fotografare, ma non ho portato il cavalletto!), decidiamo di rimandare il passaggio alto via sentiero a una prossima escursione (semmai un anello che salga alla traccia più alta a Pietra Campanare e Corno Mozzo) e anche noi ci incamminiamo sulla via del ritorno. E le sorprese non finiscono qui...





Il salto della cascata è uno dei (pochi) punti dell'alto tratto dell'Argentino, in cui, anche d'estate non è possibile tenersi nel greto e va aggirata (a Sud). La cascata si trova lungo il corso principale del fiume, più o meno a metà strada tra la confluenza del Vallone Fornelli e del Vallone Fauzofili, e per questo motivo è nota come "Cascata di Fauzofili". Questo toponimo è di difficile interpretazione (nonostante "fauzo" possa ricondursi alla voce dialett. per falso, e "fili" a quella per felci, in alcuni dialetti sia settentr. che meridionali "fili" può anche indicare un costone o versante scosceso di una montagna) ma è possibile che il nome abbia subìto una corruzione sulle carte: F. Bevilacqua, 2014, 494, riporta una variante dialettale locale "Fauzofino" per il nome del vallone indicato come Fauzofili / Fuzofili sulle carte IGM. Ho recentemente notato la somiglianza di questa forma Fauzofino con il "Savuzufinu (San Serafino?)" citato da G. Russo (Viaggio nel Mercure, 2013, p. 28) tra i toponimi di origine agiografica. In questo caso sarebbe da verificare l'eventuale presenza di ulteriori ruderi di eremi nella zona tra le rocce orientali di loc. Carpinosa e quelle del Timpone Garrola e Timp. Camagna, tra le quali il vallone discende per confluire nell'Argentino, evidenze che però non mi risultano esistere.
Poco a monte della cascata un tratto con corda fissa supera un passaggio esposto sul colatoio che scende da sin. (sud); quindi si giunge ad un balconcino che dà sullo stretto catino in cui cade l'acqua. Scendendo oltre e tornando brevemente indietro, si entra nel bacino circondato dalle rocce. Ovviamente è pericoloso portarsi sotto il salto; più a valle ci sono altri due punti con attraversamento su corde (in alcuni casi nastri neri di plastica e un vecchio cavo arruginito della teleferica!!): non si tratta di passaggi potenzialmente pericolosi come quello sopra la cascata, ma bisogna fare attenzione se non si vuole cadere in acqua e bagnarsi anche dalla cintola in su.
Va ricordato che la "Cascata di Fauzofili" è il luogo dove il 12/8/1996 trovò tragicamente la morte il giovane speleologo salernitano Francesco Raso, ventisettenne, il cui corpo venne recuperato con una avventurosa spedizione della forestale. Nel 2006 il CAI di Salerno dedicò alla sua memoria la bella "Via Ferrata" che attraversa il Varco del Paradiso, sull'Accellica [link] nei monti Picentini, in Campania (Giancarlo Nebbia, inf. pers.; Domenico Ippolito, inf. pers.; cf. Il Varco del Paradiso, 2014/1, p.3).


La Cascata dell'Argentino o di Fauzofili (Video su Youtube)



Ovviamente ci concediamo un tuffo nelle gelide acque dell'Argentino





A valle della cascata non mancano passaggi per altri luoghi ugualmente affascinanti

In alcuni punti, più che uno stillicidio, c'è un colamento continuo di acqua. Apparecchiature fotografiche e sim. vanno messi in contenitori stagni, anche perché poco oltre c'è un passaggio,
sulla sinistra oltre una bassa cascatella, ove il fondo è a più di un metro ed è facile che ci si arrivi a bagnare sopra la cintola, quindi inzuppando parte dello zaino.






I selvaggi scenari che si dipanano nell'attraversamento dell'Argentino, superano in bellezza quelli di altre forre del centro-sud Italia, dall'Infernaccio al Vallone Lacerno...


Ultimi passaggi e saltini prima di lasciare il greto del torrente. Forse potevamo proseguire ancora per uscire più a occidente (verso Golfo della Serra), invece - non trovando il nastro biancorosso lasciato da Francesco P. in un precedente sopralluogo - risaliamo un erto pendio verso l'estremità occidentale dei costoni di Fellaro, raggiungendo (in 25 min.) il sentiero principale, che qui transita c. 100m più sopra.


Questa giornata trascorsa quasi interamente nell'angusto fondo dell'Argentino, non poteva non concludersi con un bello squarcio di luce tardo pomeridiana, verso le rupi di Castel S. Noceto




Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus) in "unken reflex", tipico atteggiamento difensivo.
Avendo molte escoriazioni sui palmi delle mani, maneggiarlo mi ha causato un leggero fastidio,
dovuto all'azione delle secrezioni tossiche del dorso di questi rospetti. [Ululoni monti picentini]



Carta dei Sentieri della Riserva della Valle dell'Argentino (IGM 1:25000) e depliant illustrativo della Riserva Orientata.



I Monti di Orsomarso e Valle dell'Argentino / basso Lao nella cartografia antica:
Atlante del Regno... Rizzi Zannoni, 1808; Mappe Aragonesi, fine XVsec.; IGM 1:100000, anni '30


FOTO e TESTO di FRANCESCO RAFFAELE (2015)
[Fotografie con EOS 40D / Canon 17-85is e con Lumix DMC-FZ28]


MONTI DI ORSOMARSO - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE, CARTOGRAFIA E LINKS


Libri escursionismo:
F. Bevilacqua, Sui Sentieri dell'Orsomarso (Il Coscile, 1995)
L. Troccoli - E. Pisarra, In cammino sul Pollino. Natura cultura sentieri (1996)
E. Pisarra, A Piedi sul Pollino (Ed. Prometeo, 2001)
L. Ferranti, Appennino Meridionale (CAI - TCI, 2010) p. 469-508
F. Bevilacqua, Il Parco Nazionale del Pollino (Rubbettino, 2014)
M. Pace, Montagne... immagini e appunti di viaggio (Freeworth, 2015)

Altre letture:
N. Douglas, Old Calabria (1915; trad. it. Vecchia Calabria, 1962)
L.V. Bertarelli, Lucania e Calabria (Guida d'Italia, CTI, 1938) [IVa ediz. TCI, 1980; più recente: TCI 2007)
G. Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria (1974; 1990³)
F. Bevilacqua, Calabria verde. Guida Naturalistica ed Escursionistica (Abramo, 1993)
B. Niola, Il Vademecum del Parco Nazionale del Pollino (Zaccara, 2000)
F. Bevilacqua, Montagne di Calabria. Guida storico-naturalistica ed escursionisstica (Rubbettino, 2003)
G. Paravati, Orsomarso. La Perla del Pollino. Storia, Arte e Cultura di uno dei borghi più antichi della Calabria (Cliodea ed., 2009)
G. Russo, La Valle dei Monasteri. Il Mercurion e l'Argentino (Ferrari ed., 2011; 2013²)
G. Russo, Viaggio nel Mercurion attraverso le carte greche dell'XI secolo (Ferrari ed., 2013)
L. Chiappinelli, Lessico idronomastico di Puglia, Basilicata e Calabria (2015)

Cartografia: IGM, Fogli 1:50000 e Tavolette 1:25000. Carte Tecniche 1:10000.
Pollino. Carta generale 1:90000 con carta di dettaglio 1:35000 (E. Pisarra, Cai Castrovillari, 2015)
Monti dell'Orsomarso Trek (Sentieri e Tracce GPS scaricabili e visualizzabili su Google Maps): WEB LINK

Web links: Pollinofantastico (Descrizioni di molti itinerari escursionistici e alpinistici - Giuseppe De Luca)
Leucodermis (con il precedente, è il più bel blog di fotoreportages di escursioni ed esplorazioni nel gruppo del Pollino - Saverio "Indio" De Marco)
Montiorsomarsotrek.it
sentieri e guide per le escursioni sui Monti dell'Orsomarso (Alessandro Mantuano)
Sgrmountain.it
(Escursionismo, trekking, alpinismo, scialpinismo, mountain bike e fotografia naturalistica - Giovanni e Renzo Stimolo)
Summitpost (Povera Mosca e sentieri della Valle dell'Argentino)
Alla scoperta del Pollino con Nicola Zaccato
Elenco Sentieri (del versante Calabro e Lucano del P.N. del Pollino, accessibile anche dal sito web del CAI di Castrovillari): WEB LINK
Rifugio Montano, località Povera Mosca (gestore Oscar del Core): Parks.it - Contatti - Sito Web


EPILOGO
Oltre alle informazioni deducibili da quanto ho scritto nel prologo e nelle didascalie delle foto, aggiungo qui qualche consiglio e considerazione finale: com'è noto, la Valle dell'Argentino non è un posto dove "improvvisare", gli ambienti sono selvaggi sia nel fondovalle che più in alto, tenete conto che i GPS potrebbero perdere la traccia, preparare bene l'escursione e non lesinare in attrezzature come cordini che potrebbero tornare utili se si va in esplorazione. I segnali terminano nella zona di Pantagnoli; oltre, ci sono radi nastri sugli alberi. Dei pochi punti un po' più esposti nel greto del fiume si è già detto. Possono essere utili contenitori stagni per evitare di bagnare attrezzature, telefonini etc. Calzature da torrentismo, possibilmente che coprano le caviglie.
Per fotografare (sia con reflex che con compatte) è ovviamente consigliabile un cavalletto, anche piccolo (io ho scelto un poco più leggero ma più alto "monopode", ma in fin dei conti me ne sono pentito, anche se molti scatti e panoramiche li ho in parte salvati scattando raffiche e poi scartando le immagini micromosse) e ovviamente un grandangolo luminoso (f2,8) e semmai con stabilizzatore (per non dover perdere troppo tempo scattando sempre con cavalletto).
Se ci si "infrasca" fuori sentiero, è facile ritrovarsi addosso qualche zecca: in questo periodo estivo sono generalmente piccole o minuscole (tanto che può essere difficile persino notarle se non ci si presta attenzione): quindi guardarsi le parti scoperte, collo, testa, cute e anche vestiti e zaino, dove spesso vanno ad ancorarsi. Generalmente qui non danno patologie, spec. se le si rimuove nelle 10-20 ore successive e facendo attenzione a tirare via anche il rostro-apparato boccale.
Come per tutte le forre, è consigliabile l'usco del casco -anche se non s'intende discendere la cascata con le corde- e bisogna fare attenzione alla caduta di massi dall'alto, specie dopo le piogge (momenti in cui peraltro è sconsigliabile transitare nel greto o accamparsi nei suoi paraggi, per il pericolo di piene improvvise).
Per uscite esplorative verso le cime, portare corda nel caso ci si debba calare in doppia, anche su tratti non rocciosi ma semplicemente su erti pendii di erba e falasca. L'area in oggetto non si presta molto all'alpinismo invernale, dati gli avvicinamenti generalm. lunghi e i pochi canali scoperti. Eccezione di rilievo sono il canale N della Calvia e il contiguo canale NW del Cozzo del Pellegrino (quindi siamo già fuori dalla valle dell'Argentino, in quella dell'alto corso dell'Abatemarco) che con i suoi 1987m è anche la cima più alta dell'intero gruppo dei "Monti di Orsomarso". Comunque il lungo Canalone (Nord-ovest) del Cozzo del Pellegrino ha una brutta reputazione in quanto scarica sassi in ogni stagione e periodo, essendo un versante in vivo e continuo disfacimento (cf. F. Bevilacqua, 2014, 539 e seg.; G. de Luca, Pollinofantastico, LINK) quindi ne è sconsigliata la risalita e al limite, tenendo ovviam. presente di affrontarlo quando ha già ampiamente scaricato gli accumuli di neve, è consigliabile affrontarlo non in 'puro stile' alpinistico, ovvero su fondo ancora gelato (che in genere fa anche da collante per i sassi delle paretine laterali), ma al contrario, sempre con ramponi e piccozze, però con neve semi-dura, teoricamente più adatta a bloccare le eventuali scariche di sassi che invece viaggerebbero pericolosamente veloci sul liscio e duro fondo ghiacciato.
Per attraversamenti e trekking di più giorni in questa zona (potendo disporre di auto o passaggio per il ritorno) è consigliabile partire da Piano di Novacco - Vincenzo (raggiungibili da Saracena) e si può realizzare un'esplorazione completa dell'area, alta e bassa (anche salendo il Cozzo dell'Orso, Timpone Garrola e, sul versante N la Palanuda), con una tenda leggera e studiando bene i punti delle sorgenti, ma bisogna considerare che molti dei sentieri riportati sulle carte IGM (1:25000) sono di difficile individuazione o del tutto ricoperti dalla fitta vegetazione (e inoltre, trattandosi di Parco Nazionale, il campeggio sarebbe vietato!).
Quindi esplorazioni più ardite vanno fatte solo dopo aver presco confidenza con l'orografia e la sentieristica del posto o semmai con guide o persone già pratiche dei luoghi che s'intende attraversare, previ permessi e avvisando qualche amico di cosa s'intende fare e dove. Pollino e Orsomarso: uno dei parchi più belli d'Italia!

 


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