SPACCO DELLA JALA (CP 30)
Breve escursione pomeridiana con Elio (che giustamente me la proponeva e riproponeva da anni, essendoci già stato) alla scoperta di questa interessante peculiarità geologica del territorio di Vico Equense (NA), in Penisola Sorrentina.
La Senga o Spacco della Jala è una profonda frattura nel calcare della "Montagna dello Scrajo" (o versante occ. della "Trina del Monte" IGM, un tempo "Torina del Monte") a N del Convento di S. Francesco, e poco sotto la stradella (tratto della Via Minervia ?), tra il Fosso della Sperlonga e il Vallone dello Scraio (Torr. Guarnaccia su vecchie carte), Sent. CAI 336.
La spaccatura corre a q. 200-240 m slm in direzione N-S (azimuth a NNE, ca 10° a E rispetto alla diretrice S-N) per ca. 290 m (sviluppo tot. ca. 540 m; considerando i 2 "rami" più a Est), con una profondità massima di ben 94 m!
La larghezza media della spaccatura in superficie è 1 m, con massime aperture di ca 5/6 m in corrispondenza di alcuni tratti con crolli (e un dislivello di anche + 1 m tra il margine inferiore/ W e quello superiore /E).
Si tratta di una "frattura di trazione" beante generatasi lungo la faglia N-S per effetto del crollo (di origine carsica, ma forse anche sismica) che ha generato il "sinkhole" (dolina di sprofondamento) "Dolina della Sperlonga" poche decine di metri più a valle (W) dello spacco. Il crollo dovrebbe risalire a ca 300 anni fa (fine 1600- inizio 1700; cfr. A. Santo, P. Tuccimei 1997) però, a mia conoscenza, non ce n'è alcuna documentazione in letteratura (ma in archivi ?), ad eccezione della nutrita schiera di articoli idro-geologico-speleologici relativi allo spacco in sé o ai sinkhole campani. In zona sono presenti altri fenomeni simili (Spacco di Pozzano) oltre a normali eventi franosi storici e recenti e a una piccola caverna ("Caverna presso lo Spacco della Jala" CP 52).
Tra le monografie storiche su Vico Equense solo in quella del Parascandalo (1858) si menzionano (per tre volte a pp. 31, 185 e 209) dei "fossi venti" (cfr. "ventara", "uendara", inghiottitoio, in dial. di Montella):
"Sulla sommità [della Montagna dello Scrajo] vedesi separata dai monti superiori per una lunga e profonda apertura, che i paesani dicono Fossi-venti [di S. Francesco]".
La Carta CTR 1:5000 (1974-1989) riporta buona parte dello "Spacco della Iala" che però coincide (per evidente errore cartografico) con l'indicazione di un normale sentiero che correrebbe nei pressi del ciglio orient. della vicina dolina.
Una decina di muretti a secco (di origine basso medievale con andamento N-S) sono stati "tagliati" in due o appena sfiorati dalla spaccatura.
Oltre alla spaccatura più lunga (a W) se ne aprono altre 2, parellele e più brevi, a monte ("diramazioni" o fratture secondarie).
Siamo in vecchi uliveti abbandonati e la vegetazione è a tratti infestante (soprattutto nella parte settentrionale). 3 Colonnette bianche in cemento (1 visibile anche da S Francesco) sono state usate per calate e riferim. cartogr./geo-sism.
Abbiamo seguito il margine della spaccatura sul lato W. Bisogna fare attenzione nell'avvicinamento e nell'eventuale progressione lungo il margine delle fratture: in vari punti si aprono pozzi laterali e voragini seminascoste dalla vegetazione (a diversi metri dalla linea principale della frattura)! Perciò è importantissimo evitare di aggirarvisi col buio e comunque non andarci con persone inesperte, anche per la fitta copertura vegetale che in certe zone va superata camminando a 4 zampe tra le spine (smilace) persino nella stagione invernale. Sicuramente il fondo del lungo nastro nero che la frattura crea nel verde sarà pieno di scheletri di mammiferi che vi precipitano (per buona parte la profondità supera i 50 m, e con i punti più bassi a oltre 90m dalla superifcie, quindi lì più basso del fondo della dolina che lo fiancheggia a valle).
NOTE TOPONOMASTICHE
Il termine odierno Spacco/Senga della Jala deriva da un precedente toponimo Gala (anche su cartografia ottocentesca, CPM 1862-76, ROT Napoli, 1:50.000) in riferimento al tratto costiero (e a un ponte).
Gala è attestato nel catasto di Vico (come toponimo, non come cognome), ma anche molto prima (Lagala in doc. notarile di fine XV sec. segnalatomi da G. Adinolfi). Foneticamente non ci sono difficoltà nel far risalire a un originario Cala > Gala > Jala (cfr. lat. cattus ma anche gattus > γatta > jatta; cavea e *gavea; v. G. Rohlfs, Gramm. stor. pp 197 seg., che accenna a una possibile coesistenza già nel latino volgare della variante sonorizzata g- dell'iniziale k-). E' da escludere che Gala avesse attinenza con la frattura (avvenuta tra l'altro, a quanto pare, qualche secolo dopo la più antica attestazione del topon.). Il significato più trasparente di "cala, approdo" (ripreso anche in arabo, qala), proverrebbe secondo i glottologi da un'originaria voce pre-latina (e preindoeuropea?) conservatasi in varie aree della Romània e oltre (dall'Europa occid. al Caucaso) con vari derivati (es. calanco/ calancone, M. Calanga a Opi... quasi sempre di senso oronimico = "scoscendimento, burrone, parete rocciosa, solco-dosso di erosione "; c'è chi ipotizza la derivaz. di calanco da un deverb. del lat. calare). Ma inutile dilungarsi dato che la topografia e altre considerazioni indicano che il comune nesso semantico con il litorale marino e la spiaggia dovrebbe essere all'origine di questo toponimo (v. Cala dello Scrajo su alcune carte d'archivio). Ma resta anche la possibilità che si tratti di un vecchio cognome di proprietario (cfr. i vari topon. "Casa (La) Gala", "Masseria Gala" in Italia oltre all'effettiva mancanza di attestazioni di "gala" usato nel senso di cala/ caletta marina): Gala è cognome di origine romana, raro un po' ovunque, ma con un ceppo nel napoletano (Rossoni, 2014).
Scrajo è un po' più semplice da spiegare (benché non facile da etimologizzare) – il significato non credo piacerebbe ai proprietari dei rinomati e storici "Bagni minerali dello Scrajo" e ai bagnanti di quei lidi! Per loro fortuna si tratta di un vocabolo desueto e comunque poco usato anche secoli addietro.
Pure in questo caso il toponimo ha "risalito la china" finendo per designare anche la sovrastante montagna (cfr. "Montagna dello Scrajo" in Parascandalo, loc. cit.) senza che ci siano dubbi sul fatto che l'origine sia da cercare nella ben nota "sorgente" di acqua sulfurea (fetida), che ha poi fatto estendere il nome al tratto di litorale (e alla "Torre dello Scrajo"). Preservato in ital. ant. e tosc. come "Scheraggio" o "Scheragio" (cfr. maggio/majo), il top. può indicare un fossato artificiale di scolo delle acque, un collettore fognario, più o meno "una chiavica". Meno importa se i termini latini originari siano da cercare in eslagium (Pieri 1898 dal Du Cange, ma erroneamente, anche se inizialm. avallata da vari linguisti), o nei più confacenti gr. έσχαράδι(ο)ν / escaradion > m. lat. *escharadium, “grata" da cui "fossato, fogna" (ipotesi di G. Alessio, 1952), o affiancandolo al m. ted. schräjen, “spritzen”, “steiben” (“scorrere veloce dell’acqua”, “spruzzare” di pioggia, sangue liquidi etc., ipotesi di Huber, 1965; altre ipotesi dal longob. o ted. si spiegherebbero rispettivam. con termini per "chiusa di torrente" e "solco trasversale") o ancora dal lat. (ex)screare “scracchiare”, “scatarrare”, quindi rumore o effetto del gorgoglìo di flussi d’acqua in tubi o canali fognari, verbo praticamente onomatopeico (attraverso un'ipotetica voce, forse glebana, *exscreium, non attestata). Quest'ultima era l'ipotesi espressa nel primo studio approfondito dedicato al termine scheraggio/ scraio da P. Aebischer (1938), basato sull'evidenza della medievale Chiesa di S. Pietro (allo) Scheraggio a Firenze. Mi pare la più calzante, almeno semanticamente, assieme a quella di G. Alessio (v. anche L. Chiappinelli, 2012, p. 119; A. Gentile, Termini geomorfici dal Latino al Romanzo, 1967, 49).
Altri toponimi testimoniano la natura carsica, accidentata e instabile di questo tratto cosiero (l'antica Via Minervia qui saliva a mezzacosta prima di passare per S. Maria d. Toro e proseguire per Vico, Alberi, Meta fino a Punta Campanella; la "strada della Sperlonga" saliva a Massaquano, staccandosi in questa valle dall'antica via; solo con i Borbone venne costruita la strada litoranea tra Pozzano e Meta di Sorrento, 1832-41; A. Trombetta, 1993, cap. 1-2).
V. Sperlonga e Sperlongara (dal lat. spelunca, -ria, "grotta" e "area ricca di grotte"), M. delle Fragole (più che per la presenza dei dolci frutti, forse dal tardo lat. fracha, pl. frachora ?, ossia "Monte delle Frane" o delle rovine...), Scarupata (sulla Carta ROT Napoli, 1817-19, sopra Capo d'Orlando), Catenale, (Monte delle) Cammarelle (su varie carte, ed erroneam. "Commarelle" sulle carte / Atl. Rizzi Zannoni) che indica aree con pertugi naturali o artificiali (v. Via Camerelle a Capri o i tanti top. campani "Camerelle", "Centocamerelle" etc.). Infine da una voce (pre-) lat. Tauro, "altura", "rilievo tondeggiante" (sui cui ci sarebbe tanto da dire... cfr. le Tore di Sorrento), dovrebbero provenire T(o)rina del Monte, S. Maria del Toro e Scoglio del Tauro (così è denominato lo Scoglio S. Margherita sulle Carte Aragonesi). [F. Raffaele, 5-6 marzo 2024]
- A. Santo, P. Tuccimei, "Ricostruzione di eventi deformativi di versante tardo-quaternari ed olocenici attraverso studi geomorfologici e datazioni radiometriche Th/U: l'esempio dell'area di Vico Equense (Campania)", in: Il Quaternario IJQS n. 10/2, 1997, pp. 477-484
- P. Budetta, D. Calcaterra, D. Ducci, "Caratterizzazione geomeccanica di ammassi rocciosi carbonatici tra Castellammare di Stabia e Vico Equense (Penisola sorrentina - Campania)" in: Geologia tecnica 3, 1991, pp. 13-22
- U. Del Vecchio e A. Fiore, in: N. Russo, S. Del Prete, I. Giulivo, A. Santo (a cura di) Grotte e Speleologia della Campania, 2005, pp. 343-345 (Lo Spacco della Jala, Cp 30).
- L. Cozzolino, N. Pianese, N. Santangelo, G. Di Crescenzo, A. Santo, "Sinkhole di origine carsica nell’area dei Monti Lattari" , in: S. Del Prete, F. Maurano (a cura di), Atti I Convegno regionale... "Campania speleologica", 2007, pp. 85-101