PENNAPIEDIMONTE (CH) ha nel suo territorio il maggior numero di grotte pastorali della Maiella orientale, ed era fino al dopoguerra il paese con più pastori, assieme a Fara S. Martino.
Alla metà degli anni '90 erano rimasti solo 3-4 pastori (E. Micati, 2000) che certamente non avevano più i problemi di accaparramento delle grotte che c'erano sempre stati nei decenni precedenti.
Le grotte pennesi , come quelle del resto della Maiella, erano quasi tutte utilizzate nella "transumanza verticale" (monticazione) dai pastori locali che vi tenevano le pecore (e anche alcune capre) con i cani.
Di questi "stazzi" che si trovano a picco sulla Valle dell'Inferno, non si sa quasi nulla: non vengono citati dai pastori locali e dagli autori di recenti testi dedicati alla sentieristica e toponomastica del territorio montano di Pennapiedimonte e della Maiella orientale. Forse solo all'Archivio di Stato di Chieti si potrebbe trovare la denominazione di questo luogo remoto noto agli escursionisti come "Stazzi pensili di / su Valle Inferno", con le sue grotte "a più piani". Luoghi "scomodi" per i pastori e quindi tra i primi ad essere abbandonati quando la pastorizia entrò in crisi. Pare che essi fossero occupati dai pastori più poveri, o forse dai pugliesi (probabilm. quindi transumanti, che perciò giungevano più tardi e affittavano gli erbaggi più economici e difficili da raggiungere). Anche gli ultimi pastori pennesi avevano un'idea solo approssimativa di questo posto, situato sul fianco occ. del M. Ugni. tra l'area della Grotta dei Faggi e la Carozza; non a caso sono stati gli alpinisti abruzzesi (C. Iurisci, M. Zulli, N. Carusi e altri) a rimettere piede in questi luoghi ritrovando i labili ma spettacolari tracciolini che vi giungono, dando anche nome ad alcuni pinnacoli, come "il Dito del Diavolo" e lo "Sperone (dell') Inferno", conformazioni rocciose che rendono ancora più orrido questo luogo letteralmente sospeso sull'Inferno. [FR] |