"Natale a Laturo"
(18 dicembre 2022)
Escursione da Laturo al Monte Tignoso (19 dicembre 2022)


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Laturo - Laturo Alto (Chiesa S. Egidio) - Cengia dei Caprai - Via dei Lavatoi - Casali Sabatini - Pantaneta - Ruderi Chiesa di S. Bartolomeo (Laturo Vecchio ?) - La Cordella / Casale Monti -
Monte Tignoso (1367 m) - Cresta di Valle Cupa - Colle della Croce - Castagneto (est M. Pellino) - Monticchio - Fosso Valle dell'Acero - Fosso di Laturo - Laturo
(19 dicembre 2022)


Gran Sasso: Corno Grande e Corno Piccolo alle ultime luci del tramonto

 


Fotografie e testo di Francesco Raffaele


Laturo (Sintesi di Cartografia storica, F.R.)

Laturo è una visione onirica avvolta dalle brume del tempo, che nell'arco di una decina di anni, grazie all'impegno e agli investimenti di Federico e Martina, torna lentamente dallo stato di completo abbandono a nuova vita nel presente.
Sorge su uno sperone arenaceo (Flysch Teramo-Laga) a 800 m ca. in una valle alla destra idrogr. (E) del Castellano (che nasce dalla Laga, sotto al Pizzo di Sevo) circondata dai rilievi del M. Capitone (1007 m, a NW e a N) e del Monte Tignoso (1367 m, a E); è a poco più di 4 Km in linea d'aria dal comune di Valle Catellana, TE (rispetto al quale sta a NE). Siamo quindi all'estremo nord dell'Abruzzo, ma non lontano da Ascoli, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Il borgo è accessibile solo per sentieri (circa 30-45 minuti di camminata, cfr. bibliogr.) ed è circondato da un ambiente rinselvatichitosi (boschi di acero, cerro, carpino e vari castagneti) dopo decenni di oblio ove però a un occhio attento non sfuggono i segni della passata frequentazione degli abitanti dei diversi casali di Valle Castellana (Laturo, Olmeto, Valzo, Leofara, Serra e altri, per un totale di 24 casali, che il Giustiniani elenca nel suo noto Dizionario Geografico del Regno, vol. X, 1805, pp. 8-9) nonché dei massicci prelievi di legname da queste valli del Castellano che ora sono ritornate verdi [1]. Il casale (poi frazione) contava 97 abitanti nel 1879 (stando a L. Gnecco, Diz., Stat.), cifra che pare sia aumentata nel corso della prima metà del XX secolo, per calare rapidamente dal secondo dopoguerra (effetto dell'emigrazione), fin poi all'abbandono definitivo (anni '70).
Il nome, tramandatoci anche dalle carte topografiche [2] sembra far parte della classe di microtoponimi con suffisso in -uro [3], come nei tanti termini geografici italiani e dialettali come tratturo, passaturo, paraturo, zompaturo, calaturo, colaturo, lamaturo, lavaturo, bagnaturo, scaricaturo, scoppaturo, pisciaturo e cacaturo ... oltre che nei (macro- e micro-) toponimi: Vinchiaturo, Varcaturo, Pietraturo, Moschiaturo (Monte Muschiaturo).
Tra le occorrenze anteriori al periodo dei catasti onciari, da quando è attestata la dizione (Lu) Laturë, si ha Delataro/ Delaturo e Volaturo (carte fine sec. XVI - XVII sec.), ma potrebbe trattarsi di una storpiatura propagatasi a partire da un errore iniziale e non è certa la forma originaria del toponimo, così come non è chiaro a che periodo si possa far risalire la fondazione del paese (cfr. E. Giammarco, TAM, 1990, p. 210; S. Pieri, TVA 1919, p. 316).
Il borgo di Laturo si raggiunge da Leofara, Cavavine e Settecerri, ma i sentieri principali partono da Olmeto e da Valzo, frazioni / località anch'esse praticamente disabitate, ma collegate con buona strada sterrata pochi Km a N di Valle Castellana.
Difficile trasmettere a parole questi due giorni e una notte a Laturo (la prima notte, all'arrivo con Toni, abbiamo dormito nel suo camper a Valle Castellana, la seconda, ospiti di Federico e Martina, nell'accogliente "Casa del Gafio" di Laturo) e l'emozione di ritrovarsi d'improvviso indietro di un secolo. Credo che l'uomo non possa mai eguagliare i capolavori della Natura, ma a volte si verifica una perfetta armonia tra i "canoni stilistici" umani e quelli naturali, e ne vengono fuori meraviglie, come alcune mulattiere, i terrazzamenti, mulini, pagliare, casette in pietra a secco o interi borghi... La capacità di trovare questo equilibrio si è ormai quasi perduta, perché oggi prevalgono criteri costruttivi, maestranze e logiche d'intervento ben diverse da quelle di un tempo, tanto che quasi sempre lo stato di abbandono e desolazione è un esito assai preferibile a certe famigerate operazioni di "restauro e valorizzazione" guidate dal mero profitto: ma Laturo è un caso a sé, un felice, ritrovato e sorprendente connubio che non ha nulla di forzato, stonato o anacronistico! Segno che, al di là di leggi e di vincoli paesistici imposti da autorità ed enti-Parco, se c'è passione, amore e rispetto, oltre alle necessarie capacità, si può anche arrivare a emulare quelle visioni romantiche che il tempo e il progresso relegano sempre più nel passato, nelle pagine dei libri, nei dipinti e in vecchie foto, se non in un etereo, imprecisato altrove. Spero che la buona volontà, e semmai qualche opportuno finanziamento esterno, contribuiscano a preservarne l'incanto di Laturo e dell'ambiente che lo circonda [4]. Complimenti e in bocca al lupo – che a Laturo non manca – agli Amici di Laturo e grazie a Federico e Martina!

NOTE – [1] V. A. Alesi, M. Calibani e A. Palermi, Monti della Laga. Guida escursionistica (1a ediz.), 1991, p. 46 (per cui ringrazio F. Panchetti).[2] Laturo manca (vedi foto-sintesi di cartografia storica) sull'Atlante di Rizzi-Zannoni (1808, scala 1:114.000 ca.) e sulle 3 carte Austriache da esso derivate, poi ricompare sulla Carta delle Province meridionali del Regno, opera del "Real Officio Topografico di Napoli" (1862-1876, scala 1:50.000, progenitrice dei fogli e tavolette IGM). – [3] Dal lat. -orius con desinenza aggettivale -ius unita a forme sostantivate terminanti in -(i)or : es. dal vb. calo > sost. calator > agg. calatorius > calaturo; successivamente l'intero suffisso -orius prese valore di particella sostantivale e il suffisso -tóio/ -tùro è quasi sempre associato a nomi di luogo/ toponimi: cfr. G. Rohlfs, Gramm. stor., vol. 3, 1969, p. 396-7. [4] Nel tornare a Valzo, dove avevamo lasciato le auto, seguendo la vecchia mulattiera per Olmeto (anch'essa ripristinata da Federico) lungo il Fosso di Laturo (che si congiunge con il Fosso Valle dell'Acero e più a W è denominato Fosso o Vallone di Olmeto) in sin. idr. erano evidenti le tracce di ceduazione, per altro attuata anche in altre zone circostanti (v. ad es. la relazione online di A. De Marco sul taglio di castagno ceduo in una particella in loc. Fischioli / Fosso Rote di Leofara, più a sud). E' evidente che siamo bel lontani dai tagli massicci di un tempo e non è pensabile che la ceduazione venga del tutto proibita all'interno delle aree protette, ma il "pericolo" è che le esigenze di taglio non siano convenienti quando attuate su mulattiere e che vengano assecondate a forza di ruspe con la costruzione di strade e stradelle, le vere nemiche della Natura (perché danno facile accesso a orde di guastatori su motocross e quad, se non con jeep, che lasciano solo immondizia, quando non causano incendi e altri problemi). Nel nostro caso non abbiamo notato la presenza di nuove sterrate e si spera sempre che per i prelievi siano di entità per le quali bastano i muli...

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: E. Iannetti, Laturo. Recupero e valorizzazione di un borco abbandonato (Master Univ. Teramo, aa. 2011-12); F. Panchetti e M. De Gregoris, Borgo di Laturo, in: L. Bertinotti (a cura di), Da borghi abbandonati a borghi ritrovati, 2020, pp. 337-341;
S. Ardito, Sentieri nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, 2013, p. 73; Id., I 50 Sentieri più belli d'Abruzzo, 2014, pp. 20-21; Id., Guida alle meraviglie sconosciute d'Abruzzo, 2a ediz. 2020, pp. 10-11. V. anche le note di T. Galanti nel sito web linkato in calce.



Informazioni su Laturo e frammenti della sua storia passata e presente
si possono trovare nel bel sito web dell'associazione Amici di Laturo:
www.borgodilaturo.it

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