LA MONTAGNA DI CHIARANO (Topografia, Toponomastica e Storia)
Il sottogruppo appenninico dei Monti Marsicani (o del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise) che fa capo al Monte Greco - Chiarano - Genzana, si sviluppa in alcune dorsali parallele con andamento NNW-SSE per circa 30 Km (e una decina di Km in longitudine) tra le valli dell'alto Sangro a sud, il Profluo /Tasso/Sagittario a ovest, Sagittario, Piana di Sulmona e Gizio a nord, Gizio e Altopiani maggiori (Cinquemiglia) a est [1].
Le quote di 2285m del M. Greco e di 2262m della Serra Rocca Chiarano sono le più alte dell'areale del PNALM (e zona di protezione esterna del Parco) nonché dell'intera parte di Marsica a sud della Piana del Fucino e del Velino-Sirente.
Con poche eccezioni, si tratta di una catena comprendente per lo più pascoli in quota, dove il bestiame (ovini in particolare) brucava nel periodo estivo, dissetandosi nei laghetti morenici-glaciali (il più esteso è il Lago Pantanello) e alle sorgenti, spesso vicine ai numerosi stazzi. Anche il versante meridionale (che dà sul Lagodi Barrea), resta relativamente brullo, soprattutto sopra una certa quota, per l'eccessivo disboscamento (legname per l'edilizia e per le "calcare", effetto del pascolo caprino) e per l'esposizione sfavorevole (maggior rapidità di scioglimento delle nevi). Tra la zona del M. Rotondo / La Capriola e quella del torr. Profluo/ Villetta B., in quota vi sono poche, piccole sorgenti (Fonte della Scrofa, Pozzacchio).
Sull'oronimo M. Greco (anticam. anche "Grema", nel Chronicon Vulturnense) è difficile esser certi: da cognome, soprannome di antico proprietario, o relativo alla sua posizione (rispetto alla direzione dell'omonimo vento) o altro? [2].
"Rocca" dovrebbe indicare la presenza di antiche fortificazioni (ocres o più recenti ruderi di castelli o postazioni di avvistamento), ma ciò non sempre trova corrispettivo di evidenze archeologiche in situ (cf. Picco la Rocca, Pescasseroli).
Il toponimo (-oronimo) Chiarano è interpretabile sia a partire dal (cog)nomen romano Claranus (un'estensione del cogn. Clarus o forse da un nome pers. etrusco Clarennius) [3] che, più probabilmente, come derivazione del nome latino Clarus (e/o Clarius ?) con l'aggiunta del suffisso da (aggettivo) prediale -anum, assai comune nella formazione dei nomi di luogo italiani [4].
Chiarano (anche Clariyani in docum. lat.) ricorre in parecchi toponimi (Serra Rocca Chiarano, Monte C., Bocche di C., Valle di C., Posta di C., Pantano di C., Casone di C., Fontana di C.) della montagna nel territorio di Barrea, Scanno e parte di comuni circonvicini, area relativamente vasta un tempo divisa in più poste (lotti) di pascoli, ognuna grande pochi anditi / àniti (dial. ànati, ànite, 'ntoni) e facente capo a stazzi, raggiungibili attaverso sentieri da varie direzioni [5].
E' certo che quest'area serviva da pascolo estivo (ovini) già al tempo dei Sanniti ed è probabile che la rete di sentieri (poi mulattiere) sia nata a quel tempo, se non prima (Tardo Bronzo?). Tra le Cinquemiglia e la valle del Tasso/ Sagittario esisteva una via di comunicazione principale, per il passo della Montagna Spaccata e la Sella Sparvera [6] e una fitta rete di mulattiere e sentieri minori, in parte ancora visibili e percorribili (non pochi sono divenuti sterrate).
L'area, soprattutto nel settore del M. Genzana (2170 m), è ricca di testimonianze di frequentazione umana sin dal Paleolitico [7].
Nella toponomastica locale sono note valli denominate con l'agg. "romano", e resti romani non mancano nel territorio di Scanno e del PNALM [8], ma per questi toponimi è più plausibile una derivazione dal longobardo (h)arimann [9].
Nel Medioevo buona parte di Chiarano apparteneva all'abbazia di Montecassino e, attraverso alcune donazioni, passò poi all'importante monastero di S. Angelo in Barreggio (Vallis Regia -> Varrea), quando fu riedificato dopo la distruzione del sito presso l'odierno Cimitero di Villetta Barrea [10]. Oggi nel cimitero di Villetta Barrea, da dove sono partito in occasione di questa escursione, resta solo la Chiesetta di S. Michele (assai rimaneggiata nel corso del tempo) a testimoniare un antico splendore: negli ultimi secoli la "fame di pietra" ha fatto tabula rasa delle rovine del monastero, che sorgeva presso il corso (a sin.) del Profluo, alla sinistra del Sangro. Restano il toponimo (via) Valle S. Angelo, la Sorgente S. Angelo (3 km a monte) e il Colle S. Angelo (1533m, 2 km a ENE presso il confine comunale ma oggi in territorio di Barrea) con relativo stazzo (ci sono passato a ritorno): non stupisce che queste aree a ridosso dell'ormai dimenticato monastero di S. Angelo in Barreggio fossero tutte di sua appartenenza, dato che possedeva anche vaste terre in zone dell'Abruzzo assai più lontane dalla Valle del Sangro.
Nel '600 e '700 la Montagna di Chiarano fu oggetto di aspre liti tra i feudatari (i D'Afflitto) e la corte baronale per il possesso e i confini di vari pascoli; alla fine del periodo feudale passò di mano in mano tra vari proprietari (v. nota 5).
La fine dell'800 vide il grande declino dell' "industria armentizia" transumante (Scanno era tra i paesi con più locatari in Puglia) poi definitivamente spazzata via dai due conflitti mondiali del Novecento.
La montagna andò lentamente spopolandosi nel corso del XX° secolo e oggi si può dire che gli escursionisti e gli scialpinisti ne sono i soli frequentatori bipedi, o quasi.
I topografi napoletani installarono il segnale trigonometrico sul M. Greco non prima degli anni '50-'60 dell'800 (la cima era quotata 2283m) e poi anche sulla (q. 2254?) della Serra Rocca Chiarano (gli ultimi segnali sono stati ricollocati dall'IGM di Firenze nel 1956-57). Si tratta di cime tutte facilmente raggiungibili (e certamente raggiunte) dai pastori (e da altre categorie di antichi frequentatori della montagna), senza passaggi difficili o obbligati.
Le prime relazioni note di escursionia scopo ludico in questa zona (M. Greco / Chiarano / Genzana) sono di alpinisti napoletani e romani [11].
Le altre volte sul M. Greco (link foto 2018) ero salito da La Capriola; sono stato solo una volta sul M. Genzana/ Serra Leardi (da Frattura Vecchia)
e mancavo dalla Serra Rocca Chiarano da esattamente 10 anni (22/5/2011, anello da passo Godi per lo Scalone e ritorno per Stazzo Affogata - Selva Bella). Il giro ad anello 23/5/2021 relativo a questa galleria fotografica / reportage (percorso in solitaria, in parte su sentieri del Parco H1 e H2) è durato 10 ore, lungo 22,9 Km, con dislivello di 1900m.
NOTE - [1] C. Landi Vittorj, Appennino Centrale, (CAI-TCI) 1955, pp. 360 seg.; id., Appennino Centrale, (CAI-TCI, 2a ediz.), 1989, pp. 230 seg.; E. Abbate, Guida dell'Abruzzo, vol. II, 1903, pp. 199, 213, 221.
[2] E. Giammarco, Toponomastica Abruzzese e Molisana, 1990, p. 248; E. De Felice, Dizionario dei Cognomi..., 1978, pp. 141 seg.; D. Boccia, La Toponomastica dell'Alta Val di Sangro, 2017, p. 142.
Per la citazione del passo dal Chron. Vulturn. (V. Federici, II, 1925, p. 111, anno 975): Ideoque nos, qui sumus Rocco, Framesitu, et Anseri germani
filii quondam Aczoni, habitatores in comitato Baivense, manifestum
facimus, quia per scriptum conveniencie libellari ordine
dedit nobis, secundum legem, domnus Paulus, venerabilis abbas
monasterii Sancti Vincencii, situm super Vulturni fluminis fontem,
ipsum unum castellum et terras suprascripti sui monasterii, in loco
Alfedena, per hos fines: fine Baie, et fine Sangro, et fine monte
Nigro, et quomodo ipsa Zittula intrat in Sangro, et ultra Sangrum
montem, qui nominatur Grema... (cf. M. Oldoni, L. De Luca, F. Marazzi, 2010).
[3]
Cf. W. Schulze, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, 1933, pp. 280-281. V. anche E. De Felice, Dizionario dei Cognomi Italiani, 1978, p. 102 (sv, "Chiari").
Non priva di fascino (seppur poco utile scientificamente) è la lettura della prima "lettera" di M. Torcia, Saggio itinerario..., 1792, sul M. Argatone-Chiarano.
[4] C. Marcato, in: Diz. di Toponomastica, 2006, p. 236, fa derivare "Chiarano" (Tv) dalla forma prediale di Clarius. I "prediali" indicano denominazione di fondi, praedia, proprietà e casali che, già in epoca tardo romana, originarono dal cognomen romano o dal nomen ("gentilizio", della gens) dei proprietari. Cf. C. Marcato, Nomi di persona, nomi di luogo, 2009, pp. 143 seg.; G. Flechia, Di alcune forme de' nomi locali..., 1871, pp. 8 seg., id., Nomi locali..., 1874.
[5] Uberto D'Andrea (1925-1995), valido studioso locale (villettano di nascita) autore di diverse monografie su Villetta B., Barrea e su altre tematiche d'interesse locale, in: id., Barrea, 1963, pp. 91 seg., enumera i nomi (e relative dimensioni in anditi) dei pascoli dei due versanti della Montagna di Chiarano dal periodo baronale ('500) fin verso la fine del periodo feudale (XVIII sec.): Posta Affocata, Valle S. Angelo appartenenti all'università di Barrea, mentre erano proprietà dei feudatari d'Afflitto, a cui poi succedettero i Caracciolo di Melissano i pascoli detti: Prato, Posticchia, Pantanello (presso l'odierno laghetto glaciale), Speduca (Stazzo Ospeduco), Andito Rotondo (Antone Rotrondo, IGM), Monte Rotondo, Valle Fredda (cf. IGM), Valpostacchio (oggi V. Pistacchia), Pallottiero, Polverino e Pantano. La Montagna di Chiarano si estendeva più a nord anche sui territori di Scanno e casali (Iovana e Collangelo), Frattura, a nord fino a Bugnara e a est al confine con i territori dei paesi degli altopiani maggiori d'Abruzzo (Cinquemiglia), con i pascoli denominati: Bocca di Chiarano, Valle del Forno (cf. IGM), Posta della Riga, Posta delle Pizzelle, Posta dei Romani (di Frattura), Piano dei Curoli, Pantanella, Pozzacchi, Mandrucce, Posta di S. Maria, Sparvera, il Gorgo e i Coselli (questi erano della contea di Bugnara). Cf. anche M. Notarmuzi, La Pastorizia a Scanno, 2005, p. 50.
Per la toponomastica cf. anche E. Giammarco, Toponomastica Abruzzese e Molisana, 1990; D. Boccia, La Toponomastica dell'Alta Val di Sangro, 2017.
[6] F. Sabatini, La Regione degli Altopiani maggiori d'Abruzzo, 1960, p. 16. La via partiva da Bosco Paradiso - Bocche di Chiarano, saliva al detto valico, a sud dell'attuale Colle d'Aceto, quindi si dirigeva alla Sella Sparvera (1755m) e per il Malopasso scendeva nel Vallone di Jovana, raggiungendo Scanno. Descrizione più dettagliata e due vecchie foto sono in: E. Agostinone, Altopiani d'Abruzzo, 1912, pp. 139 seg.; cf. anche A. Colarossi-Mancini, cit., 1921, p. 264.
Altre vie trasversali (est - ovest) come quella facente capo al Valico dello Scalone (Bocca di Pantano) erano sentieri secondari, soprattutto nelle cattive stagioni (ferma restando l'importanza storica dell'arteria che unisce Villetta Barrea a Scanno attraverso il valico Bocca di Pantano, oggi noto come Passo Godi, tra le valli del Sangro-Profluo a sud e quelle del Tasso-Sagittario a nord).
[7] AAVV, Il Territorio del Parco..., 1988. Bietti e Mancini, Industria Musteriana..., in: Preistoria Alpina 24, 1988, pp. 7-36.
[8] G. Celidonio, Memorie storiche di Scanno, 1911, cap. XV; A. Colarossi-Mancini, Storia di Scanno, 1921, (ediz. 2006, pp. 186-187).
Per una villla romana (e necropoli ?) nell'area del Monastero di S. Angelo in Barreggio a Villetta Barrea, cf. Grossi, in: AAVV, Il Territorio del Parco..., 1988, p. 132, n. 64.
[9] F. Sabatini, Riflessi linguistici della dominazione longobarda..., 1963 (ediz. 2015, p. 379 seg.).
[10] G. Cianchetti (a cura di), Il Monastero di S. Angelo in Valle Regia, 1999 (con scritti di U. D'Andrea e raccolta di altri precedenti saggi autori sul monastero e la chiesetta di Villetta Barrea). U. D'Andrea, Memorie... Villetta Barrea, vol. I, 1958; id., Barrea, 1963 ("Lo Studio"); AAVV (a cura di M. Marchionna), Vallis Regia. Storia..., 2016, pp. 18 seg., 50 seg.
Fondato verso il 700 dai duchi longobardi beneventani probabilmente in chiave "anti-volturnense" (l'abbazia di S. Vincenzo al Volturno possedeva vaste aree montuose e pascolive a destra del Sangro, tra Monte Acero = Forca d'A., Monte Malo = M. Amaro di Opi / Camosciara e M. Azze o Acze = La Meta, come indicano vari diplomi confluiti nel Chronicon Vulturnense), S. Angelo in Barregio fu incendiato dagli Ungari nel 937 (56 anni prima, i Saraceni avevano già distrutto S. Vincenzo a Volturno). Dopo decenni di quasi abbandono, la ricostruzione venne promossa dai monaci di Montecassino (a. 1017) ma, nell'antico sito, si riedificò solo la chiesa, laddove le principali funzioni abbaziali furono spostate in un luogo più sicuro, il cosiddetto "Studio", struttura ancora in parte esistente e svettante a mezza costa tra le case di Barrea (ma attualmente inagibile).
[11] V. Campanile il 19/8/1898 con i signori B. e G. Di Loreto (di Barrea) e con portatori e guide (relaz. pubblicata in: App. Mer. CAI NA 1899/1-2, pp. 14-18; Cf. id. in: RM CAI 1899). Campanile menziona un'escursione effettuata da Del Prete e Parisio una ventina d'anni prima, al M. Greco da Barrea (probabilm. effettuata per la nota gola de La Capriola). Si fa cenno alla presenza di un rifugio di pastori presso la cima del M. Greco.
Successivamente C. Savio (CAI Roma), in: RM CAI 19/9, 1900, pp. 332-334. Per la prima esplorazione della Grotta dei Banditi a M. Rocca Chiarano (sud): RM CAI 45/1, 1926, p. VII (Botti e al. del CAI Roma). Poi ancora: C. Landi Vittorj, RM CAI 59/4, 1939-40, pp. 204-209 (scialpinismo)... Ma siamo ormai già alle porte dello sfruttamento turistico e sciistico piuttosto deturpante dei versanti di Roccaraso. Per lo scialpinismo: L. Mazzoleni, La montagna incantata (pp. 220 seg., e 250 e seg. della Ia ediz., 2004). Per le vie alpinistiche invernali, concentrate nelle pareti e canali orientali della Serra Rocca Chiarano e soprattutto del M. Greco: C. Iurisci, Ghiaccio d'Appennino, 2012, pp. 378-385.
FRANCESCO RAFFAELE, 29 Giugno 2021 |