MONTI DI ORSOMARSO, VALLE DELL'ARGENTINO: ESCURSIONE DA POVERA MOSCA AI CRIVI DI MANGIACANIGLIA DI SOTTO

Povera Mosca - Fiume Argentino - traccia loc. S. Ginosa - Vallone Tufo - Pantagnoli - Golfo della Serra - Vallone del Corno Mozzo - Crivi di Mangiacaniglia (q. 941m)
(19 Agosto 2019)





ORSOMARSO (CS)



"Armilongo" o "Armo lungo": "Armo" (dal greco tardo-mediev. αρμος, "altura, spalla di monte, parete scoscesa", per influsso del lat. armus; G. Caracausi, 1990, p. 71; AAVV, Topon. Calabr., 2000, p. 223, 228), è un oronimo diffuso nella microtoponomastica di Calabria, Lucania e Cilento; corrotto in "Uomo lungo" o "Arma lunga"(!) sulle carte IGM e CTR della zona (come nel nome del Santuario di "Madonna delle Armi" a Cerchiara di Calabria). Oltre che per nel nome del pinnacolo (e delle retrostanti Coste i Arməlongə), a Orsomarso abbiamo anche Armo litunnə (rotondo) e Armo liCani (L. Di Vasto, Strutturazione..., in: Prantera et al., 2010). In Calabria v. anche Capo dell'Armi (C. Marcato, in: Diz. Top. Ita.). Significato affine ha "Crivo", anch'esso piuttosto diffuso in Calabria e Basilicata: a Orsomarso troviamo Crivi i Mangiacaniglia (v. sotto), Crivu i Sant'Angilu (Crivo di S. Angelo), Crivu ru Farcun (Crivo del Falcone o dell'Aquila); è quasi il corrispettivo di armo, ma l'origine è latina (clivus). Andrebbe vagliato con uno studio approfondito ("etno-linguistico") il possibile uso del termine "armo" in relazione a pinnacoli isolati, spalloni rocciosi e singole pareti verticali, laddove "crivo" parrebbe riscontrarsi più per declivi a precipizio, dirupi e burroni (?), ma ci sono varie eccezioni. G. Rohlfs (1974) registra anche un Crìvora (presso Botricello!, CZ), che conserva il plurale arcaico, mentre altri toponimi come Crivelli, Crìvena, Crìvina, Crivani hanno diverse e più o meno trasparenti etimologie (dal lat. cribrum: crivello, staccio, vaglio, dal gr. κριβανος, "forno", e dal nome κλιβανον di un'armatura: cf. L. Di Vasto, cit., 2010). Da informazioni via web/FB (ringrazio Emanuele Pisarra, Luciano A. e Maria Grazia/ Corrado Spinelli) pare che l'Armilongo sia stato salito da ragazzi del paese dal versante nord e poi scalato da alpinisti baresi (1989-90). Si ipotizza che in cima potessero preservarsi resti di un'antica frequentazione o "utilizzo" da parte dei monaci bizantini dell'Eparchia del Mercurion (come paiono suggerire anche le circostanti grotte: cf. G. Russo e P. Rotondaro, Guida ai Monasteri del Mercurion, 2016, pp. 51 seg.). F.R. 27/11/2020


L'imponente Armo lungo visto al Borgo di Orsomarso (2018), richiama Meteora in Tessaglia


DA POVERA MOSCA AI PANTAGNOLI, GOLFO DELLA SERRA E CRIVI DI MANGIACANIGLIA DI SOTTO

Ruderi del villaggio dei Pantagnoli; sfondo: Castel Noceto

Pantagnoli, antica serratura

Corno Mozzo

Carpineta e Timpone Garrola

Ululone ai Pantagnoli



Panorami da Q. 941m (!) dei Crivi di Mangiacaniglia





Panorama da q. 941m dei Crivi di Mangiacaniglia bassi




Traccia (non GPS) dell'itinerario
Essendo tra le zone appenniniche che più mi "attira", come ho raccontato in altre occasioni, una puntatina estiva nei "Monti di Orsomarso" è d'obbligo anche se, ancora fresco di lesione al menisco (che mi farà dire addio al pallone), decido per un paio di giri leggeri, per non rischiare di peggiorare la situazione o di rimanere addirittura bloccato in zone impervie. Le possibilità di esplorazione nella Valle dell'Argentino sono quasi infinite, considerando le innumerevoli tracce riportate sulle carte IGM di metà '900 e la gran messe di pinnacoli e creste più o meno visibili, avvicinabili e scalabili che torreggiano in particolare sulla destra idrografica della valle del "Fiume". Come in altri casi, poco dopo la partenza mi faccio tentare anche da tracce e tracciolini visibili sul posto appena si lascia la località Povera Mosca per risalire ulteriormente la valle. In particolare la digressione nel Vallone Tufo meriterebbe un'escursione a sé, per addentrarsi verso sud nel cuore dell'Albaneta. Ai Pantagnoli faccio un breve salto all'"aperto", tra i ruderi delle case dei contadini che un tempo vi abitavano. Poi proseguo verso est con l'intento di salire almeno il tratto iniziale del vallone dei Crivi di Mangiacaniglia (più in alto V. Deo Gratias) ma, malgrado qualche occhiata alla bussola (nel fitto della lecceta l'orientamento non è facile) piego troppo a est finirò per ritrovarmi nel vallone del Corno Mozzo (tra Crivi e Corno M.), già percorso in altre occasioni. Sopra c'è qualche nastro ma niente segni. A un certo punto lascio la traccia diretta a ESE e traverso il vallone verso NW, arrampicandomi su pendii un po' esposti (per sicurezza ho portato la piccozza) e giungo su una crestina panoramica sotto ai Crivi. Non usando GPS o simili, solo una volta a casa, studiando le fotografie scattate e le carte IGM, riuscirò a determinare con certezza il punto preciso che ho raggiunto, ossia la q. 941 (IGM 1:10000 e 1:25000) della parte bassa (che cala verso WSW) dei Crivi di Mangiacaniglia. F.R.

 

Foto di Francesco Raffaele
(con bridge Lumix FZ1000)


H O M E