MONTE FINESTRA
Chiancolelle - Fonte della Salamandra - Sorgente S. Maria a Monte - Fontana della Sgarrupa - Punta Nevarra - Neviere di Monte S. Angelo di Cava - M. S. Angelo di Cava (1130m) -
Tuoro (Valico delle Tramontane) - Pietrapiana - il Montagnone - Vena del Covello - M. Telefono (1138m) - Il Malopasso - La Finestra (1065m) - Monte Finestra (1145m) -
La Finestra - Diretta da Sud alla Cima Nord - Il Telefono - Il Montagnone - Pietrapiana - Tuoro - Lucinale - Reticara - Chiancolelle.

(23 Giugno 2018)

 


Il Monte Finestra con i suoi dirupati versanti orientali, dall'Autostrada. A sinistra la vetta Sud, Monte Finestra, 1145m, al centro La Finestra (appena visibile il buco) e a des. la Cima Nord, Mt. Pertuso o Il Telefono (1138m)
(foto scattata in altra occasione, tardo pomeriggio 8/5/2019)



MONTE FINSTRA - NOTE DI STORIA, ESCURSIONISMO E ALPINISMO
(Francesco Raffaele, 9 giugno 2020)

«Presso il quinto termine lapideo dalla linea del litorale salernitano si erge un monte, circondato su ambo i versanti da colli boscosi, che per via di un'apertura a guisa di finestra sulla cima (*), è chiamato dagli abitanti del luogo "Monte Finestra". Separa il territorio dei tramontini da quello dei cavesi. Dove le (sue) falde sono rivolte al sole orientale, al livello in cui il pendio va a rimpianare, c'è un'enorme cavità, che gli antichi chiamavano (Grotta) Arsiccia, da cui Cava prese il nome. Dall'antichità Cava è conosciuta anche con il nome di Valle Metelliana; ciò da quando si tramanda che vi si fosse stanziata la gens romana dei Metelli. Bagna la valle un fiumicello di nome Selano che, scorrendovi in mezzo con un soave mormorio, si getta nel vicino golfo di Vietri. Invero, specialmente per i villeggianti d'estate, l'aspetto del luogo è così ameno, che non esiste niente di meglio. Vi è una vallecola esposta contro lo zefiro (a est), seminata con erbette profumate e fragole, che assieme mitigano l'arsura e accarezzano alti fiorellini con i ruscelli del Selano. Ci vive un rarissimo colubro (biscia) e nessun animale ostile all'uomo; e i colli vicini, coperti da odorosi boschetti, risuonano giorno e notte dei concerti degli usignoli. Quando il raggio di sole, smorzato dall'ombra degli arboreti (o vite arbustiva), investe di luce tenue i pianori verdeggianti, le rive del torrente e i pendii dei rilievi, agli osservatori sembrerà di stare a Tempé tessalica (**) ...» (Traduz. F.R.) [0].


Monte Finestra nella Cartografia storica (sintesi)

Le due cime del Monte Finestra (anticam. Fenestra) [1], sono state da sempre raggiungibili senza grandi difficoltà dai rispettivi valichi a N e S. Ma al di là della frequentazione dei locali pastori, di boscaioli, cacciatori e briganti, fino a buona parte dell'800 le uniche menzioni della montagna sono su codici manoscritti che descrivono i limiti dei possedimenti e pertinenze della Badia di Cava (vd. n. 1), e su documenti d'archivio che delineano i confini comunali (Tramonti, Cava de' Tirreni, Vietri sul Mare, Cetara e Maiori) che si dipanano lungo i crinali di M. Finestra e dei Monti del Demanio.
Tra 1839-1842 i topografi borbonici del Real Officio Topografico di Napoli posizionarono sulla cima N (M. Pertuso) il segnale trigonometrico per le operazioni geodetiche con finalità cartografiche; la poco più alta vetta S restò invece a lungo "ignorata" dalle carte militari [2].
I dintorni di Cava sono teatro di "escursioni" sin dall'epoca del Grand Tour, agli albori del turismo [3]. Dalla fine del XIX secolo i nomi del M. Finestra e degli altri monti che circondano Cava cominciarono ad apparire nelle pagine di G. Fortunato (CAI di Napoli) [4] e poi di V. Campanile [5]. Gli anni '20 sono quelli delle prime vere esplorazioni alpinistiche, con C. Capuis e compagni [6].
Il 30/11/1941 un tentativo di salita alpinistica sulla parete SE della Cima N ebbe conseguenze fatali per il giovane roveretano Sergio Rosa, la cui morte fu commemorata il 17/5/1942 con l'apposizione di una lapide sulla parete e poi con l'intitolazione del bel sentiero diretto da E alla cima N [7]. Il CAI di Cava (sez. nata nel 1939) iniziò a pubblicare nel 1946 il suo notiziario "La Finestra", sulla cui testata campeggia un disegno del versante cavese del monte (v. immagine in basso e nota 8). Il 7/11/1952 un aereo B26 impegnato in un'esercitazione si schiantò sullo Spagnuolo, poco a sud della Cima S; nello schianto, con immediata esplosione del velivolo, morirono i tre piloti americani [8].
Il M. Finestra è regolarmente frequentato dagli escursionisti, molto amato dai cavesi. Vi transita l'Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300), che è anche diramazione del Sentiero Italia [9]. Da qualche anno vi si corre una gara di trail sul sent. "Sergio Rosa" alla vetta nord. Qui nel 2010 l'ass. "Amici del Monte Finestra" ha inaugurato un piccolo "rifugio". La montagna ha bei punti panoramici, tratti di sentiero su cengia, due canaloni incassati e pareti con possibilità alpinistiche: nel 1990 vi fu aperta da O. Bottiglieri e T. Pisapia la "via degli Sherpa" [10].


Traccia dell'itinerario di questa escursione

NOTE:
[0]
M. Morcaldi, CDC I, 1873, Synopsis, pp. VII-VIII: «Quintum fere lapidem a salernitani litoris ora arduus eminet mons, sylvosis collibus hinc illinc circumdatus, quem a vertice, fenestrae instar patulo, MONTEM FENESTRAM accolae adpellant. Tramontanorum agrum a Cavensibus separat. Ubi radices in orientem solem spectant, declivis latitudo in oblongum sternitur, cui Cavae nomen immanis indidit crypta, quam Veteres Arsiciam nuncuparunt. Cava etiam METELLIANAE vallis vocabulo antiquitus cognita; quippe quam quidam e romana Metellorum gente incoluisse fertur. Vallem amniculus SELANUS nomine rigat, qui, suavi murmure interfluens, in proximum Veteris sinum illabitur. Vere, atque aestate manentibus, tam loci facies amoena, ut nihil supra. Odoris herbulis, fragisque sata, patet vallicula obversa favoniis, qui simul aestum temperant, et flosculos blandiuntur Selani rivulis altos. Perrarus coluber, nullum animal homini infensum; at proximi colles, olentibus sylvulis consiti, diu noctuque lusciniarum concentibus insonant. Solis iubar, arbustorum umbra refractum, virentem planitiem, amniculi ripas, clivorumque declivia tam modica luce aspergit, uti visentibus thessala Tempe adesse videantur...».
(*): In realtà la "finestra" o "pertuso" è una settantina di metri più in basso, nella forcella tra le due vette, alla base dello spigolo sud della cima nord. La sella tra le due cime (s.q. sulle IGM) è 1065m su CTR anno 1974, scala 1:5000 (quota ripresa in L. Ferranti, 2010, p. 138, che la denomina "Varco della Finestra") e 1066,8m sulle CTR (1:5000) anno 2005, dov'è quotata anche (1076,7m) la sommità dello spuntone sotto cui si apre la finestra.
(**): Tempé (Τέμπεα opp. Τέμπη), nota valle (e sito archeologico), dal carattere quasi fiabesco, situata tra il Monte Olimpo e il Monte Ossa (cf. H.G. Liddell, R. Schott, A greek-english Lexicon, 8th ed., 1882, p. 1540).
[1]
Anno 995: (beni del Monastero di S. Benedetto, Salerno: A. 995) Guaiferius comes et Joannes comes filii Landoarii comitis de S. Severino optulerunt in hoc monasterio [SB] curtem in Metelliano, et silbam grandem in fenestra cun piscariis, et vinea, quae dicebatur Capitella cum molendino, et casis et hortis in ipso loco... — Anno 1058 (Diploma di Gisulfo II, principe di Salerno, con descriz. dell'intero perimetro dei confini della Terra di Cava donata alla Badia della SS Trinità, partendo da Cetara, passando per il Finestra, fino al M. S. Angelo Albino, sopra Nocera, da questo a Diecimare e da qui, verso sud per le Creste fino a Gallocanta e Fossa Lupara; il tratto occid. confina con il ducato di Amalfi): [...] medias serras altium montium qui discernunt fines amalfitanorum, et per medias serras ipsorum moncium (!) ascendent in parte septemtrionis usque in montem qui dicitur capraricus [M. S. Angelo Albino o di Cava] qui est desuper locum ubi fenestra dicitur et a cacumine ipsius montis caprarici vadit iterum in eamdem partem septentrionis per medias serras usque ad fines nucerinorum. (Cod. Dipl. Cav. VIII, 1893, p. 79; cf. Carraturo, 1976, II/1, pp. 108-129).
[2]
Sulla dorsale che va da Chiunzi a Capo d'Orso fuono installati, attorno al 1840, tre segnali geodetici: Monte di Chiunzo (dall'altra parte del Valico era traguardata la Torre), Monte Pertuso (inizialm. q. 1136 o 1139m, poi corretta a 1140m e infine fissata a 1138m, sostiuendo l'oronimo "M. Pertuso" con "M. Telefono"; la cima Sud, rimase invece senza nome né quota fino alla metà del '900, quando fu quotata 1145m, "M. Finestra"), Camaldoli dell'Avvocata (q. 869m, nell'eremo). Successivamente venne posto il segnale anche sul M. S. Angelo di Cava (q. 1130m, poi fagocitato da installazioni militari e antenne di telecomunicazione), e più recentemente (per l'IGM serie 25v, 1957) anche sul selvaggio Colle della Serra (q. 1029m) e sulla cima dell'Avvocata (1014m). Dalla IIa Guerra Mondiale i metodi di rilevamento tramite aerofotogrammetria resero superfluo erigere vistose torrette o cumuli di pietra e oggi anche i medaglioni metallici dell'IGM (con scritta "chi danneggia è punito dalla legge...") sono ormai obsoleti.
[3] Cf. H. Swinburne, Travels in the Two Sicilies, III, 1790, pp. 169 seg.; M. Starke, Travels in Europe, 1828, p. 338; Principessa Di Villa, Passeggiate nei dintorni di Cava (1883, ristampato a cura di T. Avagliano, in: Appunti per la Storia di Cava, 14, 1994). Spazio fu dato a Cava sulle prime guide per i viaggiatori: O. Blewitt, "Handbook for travellers in Southern Italy" Murray ed. London, 1853, pp. 260-263 (poi: Murray's Handbook... 8a ediz., 1883, pp. 280-282); K. Baedeker, Italy. Pt. III, Southern Italy and Sicily, (6a ed.), 1876, p. 157; Id., (14a ed.), 1903, pp. 164-166. Le nostrane guide del TCI diedero ancora più spazio a Cava de' Tirreni: L.V. Bertarelli, Italia Meridionale II, Napoli e Dintorni, TCI, 1927, pp. 462-467; Guida d'Italia TCI (4a ed.) 1960, pp. 503-509; successivam. in: Guida d'Italia del Touring Club Italiano, Campania, (4a ediz.) TCI, 1981, pp. 479-486, inserendovi sin dalla prima edizione numerosi itinerari per passeggiate ed escursioni, tra cui le succinte descrizioni degli itinerari per raggiungere la vetta nord, la vetta sud e la sella tra le due. Stranamente il TCI non dedicò mai un articolo a Cava nella sua più prestigiosa rivista, Le Vie d'Italia, né nella Rivista mensile (qui, a quanto ho potuto appurare, comparvero solo alcune foto dell'Abbazia della Trinità di Cava, in una mensilità del 1903, così come ne apparvero sulla collana "Attraverso l'Italia", 1936).
[4]
- - «L'alpestre burrone di Bonèa, che risuona ne' foschi dirupi delle acque cadenti da' mulini, si chiude alle falde del Monte Finestra, fra due pareti rivestite di castagni, nella facciata semplice e moderna della Badia della Trinità. Quanta forza, quanta vigoria non aveva il monachismo nel secolo XI ! [...] Venuto fuora dall'aria grave e morta del monastero, salii al piccolo villaggio di «Corpo della Cava», che spazia per un lungo tratto di quello ameno paesaggio. La nuda vetta di Monte Finestra m'invitò ad ascendere ancor più in alto; e la brezza libera mi richiamò davvero ad una quiete maggiore dello spirito. L'esteso panorama, che si gode da quell'erta sommità, è largo compenso alle poche ore di salita faticosa. Da un lato, Cava e il golfo di Salerno e la pianura di Eboli: dall'altro, il bacino solitario di Val Tramonti e i cocuzzoli del Sant'Angelo e il lucido specchio del porto di Napoli; e d'ogni dove, un continuo profilo di balze rilevate, una ricca vegetazione su molli declivi, una infinità di ville sparse e biancheggianti per le apriche campagne. A quello spettacolo, pur sembrandomi di essere come innanzi ad una per sona venerata, mi sentii più buono, più vigoroso...». G. Fortunato,"Ricordi di Napoli", 1874, pp. 106-107.
— «Ora, a quest'ultimo braccio dell'Appennino Campano [intende "Le Creste" a Est di Cava] si lega, disgiunta solo dalla boscosa vallata di Cava de' Tirreni, tutta la catena de' Monti Lattari (i Lactarî de' romani), che sporge a testa levata fra un golfo e l'altro, e corre in fuori sin a far punta dinanzi all'isola di Capri. Il luogo, in cui meglio s'attacca al ramo che le dà origine, è proprio a ridosso della marina di Vietri, là ove una forra d'erosione separa il cono di San Liberatore (462 m.) ad oriente dal terrazzo di Raito, e dal Falerzo (710 m.) ad occidente: il quale però, circondata la cala di Cetàra, si unisce poco appresso all'immenso Capo d'Orso, che s'erge d'un tratto quasi a picco, con la cupola dell' Avvocata Grande, per 950 metri su le acque. Ivi la catena dà principio al non interrotto e regolare suo cammino. Tutta insenature e cime staccate, si dirige dapprima a borea con l' Aia del Grano e Monte Finestra, nella cui vetta forcata raggiunge un'altezza di 1136 metri: poi, incurvatasi verso ponente con la piramide del Sant'Angelo Albino con cui da Napoli par che cominci tutta la catena, s'abbassa nel battuto varco di Chiunzo [...]». G. Fortunato, Sui Monti Lattari, in: Bollettino CAI XII/34, 1878, pp. 149-156 (da cui si cita), poi ripubblicato con minime modifiche e titolo "I Lattarj (1877)", nel noto (Id.), L'Appennino della Campania, CAI di Napoli, 1884, pp. 41-49.
Giustino Fortunato nacque a Rionero in Vulture (PZ) il 4/9/1848 e morì a Napoli il 23/7/1932. Per l'attività "alpinistico-pedestre" di G. Fortunato si rinvia a G. Isnardi in: Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, II, 1932 (numero in buona parte dedicato al Suo ricordo), pp. 619-648; S. Pescatori, L'Irpinia nel ricordo di Giustino Fortunato (Avellino, 1967), P. Scaramella, "La Montagna sul Mare" (Napoli, 2001); P. Scaramella, Solvitur ambulando: La ventennale attività pedestre di Giustino Fortunato, in: Sentiero degli Dei: L'Appennino Meridionale, CAI NA, IV/2, 2007, pp. 123-132; G. Adinolfi, "'e vvie sulitarie. L'alta via dei Lattari con Giustino Fortunato alpinista..." (Sorrento, 2011).
[5] V. Campanile e altri, il 28 sett. 1893 (Boll. SAM II/1894, pp. 27-29) da Passiano al M. S. Angelo Albino, quindi per la cresta "Pietrapiana" alla cima N (detta occidentale); la discesa alla Foce di Tramonti passando per al "colle" tra le due vette e l'altra cima, non pare indicata per una comitiva tanto numerosa, quindi si preferisce scendere a W (probabilm. per loc. "Cannelitto" IGM, topon. che indica una pioppeta) verso Gete, per poi riprendere, dopo più di 2 ore, la salita alla Foce di Tramonti dal Vallone Foce. L'anno successivo, il 29 sett. 1894 (Boll. SAM, III/1, 1895, pp. 68-69), P. Arina con la guida V. della Corte, da S. Arcangelo per la "salita della Pigna", ossia Vall. del Pigno, e il "Canale del Montagnone", ovvero la parte alta del V. del Pigno, giungono alla forcella / Finestra. Da qui salgono prima alla vetta N (definita la più alta delle due) e poi "con la massima precauzione novellamente al foro" (certamente per il Malopasso che fu evitato l'anno prima) e di lì alla cima Sud (detta la "vetta orientale") da dove scesero per la Foce di Tramonti.
[6]
Leggendo le vecchie relazioni, sembra che fino al 1930 c., il breve tracciolino del Malopasso, che conduce dalla cima N al varco centrale dov'è situata la caratteristica "finestra" di roccia, non fosse ancora ben noto ai più. Sebbene conosciuti dai locali (cf. le due relaz. nei Bollett. della SAM alla preced. nota), i due sentierini che conducono alla forcella furono a lungo ignorati da molti escursionisti (oltre al Malopasso, in quota sul versante W, Tramontino, anche il sentiero sotto il versante cavese della cima S, poco prima di giungere al Varco della Finestra, ha un tratto su cengia esposta, oggi provvista di protezioni).
— Il 12/5/1907: "Monte Finestra m. 1136. Prima ascensione per la parete Ovest. — Ugo Parisini, delegato dell'Ateneo, ha compiuta questa scalata, consistente in circa 350 metri di parete rocciosa a picco" (RM CAI 26/5, 1907, p. 238). Come precisato da L. Ferranti (op. cit. 2010, p. 136), vista la quota citata dovrebbe trattarsi della cima N, ma mancando ulteriori dettagli è difficile dire per dove sia salito il venticinquenne alpinista, delegato SUCAI (Parisini morì l'anno successivo a Cava de' Tirreni, per un morbo incurabile).
— Il 28/2/1915 venne effettuata da 7 napoletani, di cui 5 universitari (SUCAI), una salita invernale da Est, via Corpo di Cava ("per difficili sentieri.... per uno dei tanti canaloni del versante orientale") al M. Finestra (evidentem. cima S!); giunti in cresta (c. 6 ore dalla partenza da Cava), in un'ulteriore mezz'ora raggiunsero la cima innevata, ma poi non riuscirono a scendere alla "Finestra" e quindi ritornarono per la stessa via a Cava (G. Finizia in: RM CAI 34/5, 1915, p. 156).
— Il 28/5/1922 A. Robecchi (presidente del CAI di NA) e 4 compagni, giunsero sul M. Pertuso da N e scesero per il versante/spigolo S fino sulla cimetta sotto cui si apre la Finestra, non riuscendo poi, incomprensibilmente, a calarsi negli ultimi metri fino alla sella (RM CAI 41/11-12, 1922, v. foto qui a des.).
— Il 3/2/1924 Cesare Capuis, Ambrogio Robecchi e Fernando Graeser salirono per sentiero da E alla forcella (in meno di 2h e 30 dalla stazione di Cava, con neve dai 700m). Da lì scalarono, in cordata comandata da Capuis, lo spigolo S (o meglio la più facile "parete" immediatam. alla sua des./E, quella da me salita in occasione di questa uscita/ photogallery, pass. II+/III-) della cima N, dove giunsero in soli 15 min. Impiegarono poi 50 min. per calarsi stavolta direttam. sul "Dente" della Finestra, da dove si spostarono verso E per ritronare alla sella/Finestra e salire quindi alla cima sud (Boll. mens. CAI Napoli, 1924/3, pp. 1-2). Lo stesso A. Robecchi dedicò poi al M. Finestra anche un articoletto (Boll. mens. CAI NA, 1925/3, pp. 1-3) con la descrizione di un paio di sentieri: 1) alla sella della Finestra dal Vallone del Pigno (E), quindi prosecuzione alla cima S con discesa a Corpo di Cava, e 2) alla cima N dal Vallone di Contrappone - Pietrapiana.
— Altre escursioni con relazioni su bollettini: CAI di NA 2/1/1927, 30/10/1927, 3-4/5/1947 (traversata Monti del Demanio e passaggio del gruppo sulla "Cengia del versante di Tramonti", ossia il cosiddetto Malopasso). CAI di Cava dT, 19/5/1957 (relaz. T. Rispoli, in: La Finestra, lug.-ago. 1957, pp. 2-4). UAM Napoli: 17/5/1953 (la 1073a gita sociale dell'associazione nata nel 1916 e attiva fino agli anni '80 fu la salita alla cima N passando dalla lapide S. Rosa; relaz. G. Antignano, Boll. UAM lug-ago 1953, p. 6); 17/11/1957 (1299a gita, stesso itiner. della preced.; relaz. E. Madia).
[7]
Cf. L. Avigliano, Monte Finestra. La nostra Grande Montagna, 2019, pp. 32-35. L. Avigliano, R. Taglé, I Nostri Monti, 1989, pp. 80-83. L. Avigliano, La Finestra, 1985/2, p. 3; L. Avigliano, La Finestra, 1991/3, p. 2.
[8]
Cf. L. Avigliano, op. cit., 2019, pp. 36-41. Questo volumetto sul M. Finestra, curato da L. Avigliano, è stato pubblicato in occasione dell'80° anno dalla fondazione della sezione del CAI di Cava de' Tirreni. Da giugno 1946 la sezione CAI di Cava pubblica il notiziario "La Finestra" (a scadenza trimestrale o semestrale), con programmi, articoli e relazioni (consultabile in volumi rilegati, oltre che al CAI di Cava, anche alla locale Biblioteca provinciale e a quella del CAI di Napoli).
[9] Ia Tappa dell'Alta Via dei Lattari (e del tratto di S.I. sui Monti Lattari - Penisola Sorrentina). E' in preparazione (2021) una pubblicazione dedicata al Sentiero Italia. Cf. bibliogr. in nota 4 per la descrizione di G. Fortunato; L. Ferranti, op. cit. 2010, pp. 172-173; per un'elegante e documentatissima descrizione dell'Alta Via, v. G. Adinolfi, op. cit., 2011. Per la cartografia vedere il sito CAI Monti Lattari: Sent. 308 (Sergio Rosa); Sent. 308a; Sent. 300 (Alta Via).
[10] Sulla parete SE del M. Telefono ("Parete S. Rosa"): accesso dalla cengetta discendente sotto la lapide di S. Rosa, verso sin. : 90/100m, VI, pass. VI+. Cf. O. Bottiglieri e T. Pisapia, La Finestra, 1994/1, p.5; O. Bottiglieri, Le Falesie del Sole, 1995, pp. 80-81; L. Ferranti, op. cit., 2010, p. 137.

APPENDICE
:
— Sul "rifugetto" in cima al M. Telefono (o Vetta Nord) mi sono già espresso (cf. nota nell'escursione dell' 11 Nov. 2019). Se da un lato traspare l'amore per la montagna di associazioni come "Amici del Monte Finestra", impegnati anche nella pulitura dei sentieri, che spesso su ambo i versanti sono funestati da incendi (primi anni '90, estate 2017), d'altra parte va stigmatizzata anche una tendenza di certe associazioni ad "appropriarsi" del luogo, lasciandovi il proprio tangibile segno (un po' come fanno i fedeli con croci e cappelle) il che si traduce in un'antropizzazione - più o meno vistosa e più o meno gradevole a seconda del metro di giudizio di chi la osserva - di un luogo che, per antonomasia, dovrebbe rimanere il più intatto e "selvaggio" possibile. Immaginiamo se ogni associazione, parrocchia o comune decidesse di fare lo stesso con la "propria cima"... Inoltre, per quanto "comodo" e "utile" possa risultare un rifugio su una cima raggiungibile in circa due ore di cammino, va detto che chi ama profondamente le montagne dovrebbe fare di tutto per evitare "l'abuso" di vie d'accesso (strade asfaltate o sterrate) e delle agevolazioni alla permanenza: oggi in montagna ci va chiunque, il che non è necessariamente un bene!
— Il CAI di Cava progettò a fine anni '50 un rifugio sul M. S. Angelo di Cava (v. La Finestra, 1957/2), non realizzato anche per la successiva (anni '60) invasione di antenne e cemento (cf. nota 2) su quello che era stato il monte delle neviere.
— Nulla da obiettare, infine, sulle competizioni "trail" a piedi (e d'altra parte sul "Sergio Rosa" non si potrebbe salire in motocross o quad), finché gli organizzatori si prodigano a rimuovere, dopo le gare, i nastri segnavia e purché non si imbrattino rocce e alberi a intervalli di 2-3 metri con vernice indelebile, com'è purtroppo capitato in anni recenti sui Lattari!

Francesco Raffaele, Napoli

 








L'Acellica con i tre "Butti"




Podarcis siculus con malformazione alla posteriore des.







Monte S. Angelo a Tre Pizzi

 


Montalto - Castello



M. S. Angelo di Cava (già S. Angelo Albino)



Rifugio "Amici del Monte Finestra" su M. Telefono (q. 1138m)



Cima Nord (Telefono), Valle Metelliana (Cava de' Tirreni) e Golfo di Salerno. A des. Il Finestra (cima Sud)







Il Malopasso




Panorami da Cima Sud di Monte Finestra (1145m)

Cresta Monti del Demanio e Avvocata Grande



Monte Falerio o Falerz(i)o, NW


Monte Terminio

Giglio di S. Giovanni sotto la "Finsetra"

"Sentiero nero" (?) = Canalino a destra (E) dello Spigolo S

Nisida e Coroglio



Nisida e Coroglio (44Km in linea d'aria)





Grotta di Pietrapiana





















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H O M E