Le Croci di Acerno - La Savina - Cresta della Savina - Quota 1383 - 'O Spaccaturo (Selletta sotto la Pettenessa)
(10/3/2011)
PROLOGO
L'idea di farmi la festa concedendomi in regalo una camminata solitaria in montagna non è nuova. Due anni fa festeggiai così, salendo sulla cresta innevata dell'Acellica Sud, rigorosamente da solo (eh si, ogni tanto ci vuole!) e fu un giorno indimenticabile. Ed oggi è un compleanno importante, perchè sono ben 40, precisi precisi!
Solitamente cammino in gruppo, ed è bello perchè senza dubbio ci si diverte di più. Ma se si vuole assaporare un contatto più diretto con la natura, 2-3 persone (o poco più) è l'ideale, e da soli poi (benchè in certi casi possa essere pericoloso) è garantita la completa immersione, anima e corpo, nel "selvatico": wilderness full immersion!
Per la baldoria c'è già in programma una festa con gli amici la sera successiva.
Tra Montella, Acerno e Giffoni il tempo per la giornata di Giovedì 10 marzo 2011 dovrebbe mantenere, anche se pare che non sarà come le due fredde ma bellissime giornate precedenti.
Il pensiero iniziale è quello di arrampicarmi sulla direttissima per la cima Nord dell'Accellica: non ci sono altri posti qui in Campania dove mi sento come su questa montagna, ormai è dentro di me.
Il sentiero che ho in mente non l'ho mai fatto di persona, ma so che tenendosi fuori dal fondo del Vallone della Neve non dovrei incontrare difficoltà, eccetto la possibile presenza di ghiaccio sulla spalla rocciosa e poco coperta prima della cima.
Subito dopo Casa Palatucci, da Masseria Marinari mi spingerò verso il ponticello sul sentiero segnato sulla IGM 1 a 25:000 (captazioni idriche), per poi piegare a Est e risalire l'erta costola tra il suddetto Vallone della Neve (O) e il Vallone della Savina / Rajo d'e Ferrere / Vallone del Ninno, a Est. Praticamente 1000m di dislivello, su un sentiero ovviamente non segnato. Non dovrebbero esserci difficoltà d'orientamento, basta restare alto e non infrattarsi giù negli impluvi circostanti, le cui pareti saranno certo più ardue da superare per la presenza dei salti di rocce, l'ostruzione di tronchi, forse qualche frana e molto probabilmente sacche di neve e lastre di ghiaccio. Il tratto finale però non è da sottovalutare: questa parte finale, che sulle IGM sembra poco erta, è in realtà rocciosa: mi riferisco al tratto che va dallo spigolo che divide la testata del Vallone della Neve, ad Ovest, dal più breve ma precipite Vallone Za'Chela a Est (o Vallone Pianucci, dal nome dello studente toscano che vi trovò la morte nell'estate del 1982). In foto pare che si possa entrare per la sommità del Vallone della Neve, tra rocce e alberi, senza doversi troppo arrampicare sulla roccia tipicamente friabile e instabile in questa zona. Vedremo quando ci arriveremo.
Arrivato alle 9:30 in zona, vedo con piacere che c'è più neve di quanto pensassi: il freddo, nonostante il sole dei giorni scorsi, ha trattenuto più di qualche isolato sprazzo di candore tra le rocce della montagna.
Così è anche sul Terminio, per non parlare poi del Matese che -dall'asse mediano- pare ancora bianco come quando ci siamo andati due settimane fa.
Sbarra al Km 38 della SS164 (Montella - Croci di Acerno - Salerno); è l'inizio del sentiero Cai 104, Mass. Marinari - Valle delle sorgenti del Calore (tra Acellica e Serralonga) - Varco Colla Finestra - Ninni dell'Accellica - Cresta Nord - Cima Nord (c. 4h) che ho già fatto in passato e spero di rifarlo per intero prima o poi. Per ora mi limiterò al solo tratto iniziale.
Sono giunto alla "Jonta" (la confluenza del ramo ovest dell'Alto Calore, proveniente dalla testata sotto Colla Finestra, con i corsi secondari che nascono alle sorgenti di Pitinite - Selecone e Cerasa. [NB: il toponimo Jonta è dato anche alla confluenza posta 2 km più a nord, cioè a valle del Ponte del Fascio dove confluisce lo Scorzella (G. Capone, inf. pers.)].
Lo sguardo sale subito alle due groppe del monte imbiancate, le "ali" della Celeca, e al Ninno che vi fa capolino al centro. Mi preparo a guadare il fiume.
Ma Penso.
Quarant'anni e non (?) sentirli.
E comincio a meditare seriamente di cambiare piano: la solita partita del mercoledì sera mi ha lasciato un pò affaticato e ora che ho fatto appena due passi fin giù al corsod'acqua mi rendo conto che forse ho preso anche qualche botta sull'esterno del piede destro.
Ma soprattutto mi tenta troppo la visione del Varco del Paradiso parzialmente imbiancato: dall'ultima gobba della Savina si gode del miglior colpo d'occhio su questa maestosa forcella posta tra le due dorsali. Penso che la giornata è migliore di quanto m'aspettassi e che la risalita meno panoramica e più faticosa per sopra al Vallone della Neve può aspettare... semmai la farò con Peppe C. di Montella, o con Carlo Fierro e tutto il gruppo dei Montellesi che accompagnai lo scorso agosto sulla cima Sud. (Ulteriore puntatina esplorativa la merita sicuramente il fondo del Vallone della Neve, ma in quel caso senza avere necessariamente come tappa obbligatoria la cima dell'Acellica).
Comunque è così che in pochi minuti, senza neanche muovere il primo passo sulle pietre del torrente, mi giro e torno all'auto.
Un altro paio di soste per cogliere qualche scorcio della montagna, e dopo 20 minuti sono al valico: Le Croci di Acerno. Alle 10:15 sono in marcia sulla strada bianca.
Dieci minuti dopo la sbarra del piazzale, alla prima curva dopo la svolta a sud, il sentiero 105 continua sulla sterrata (per il Bosco dei Pellegrini, Fontana Acquafredda e Timpone o Cresta meridionale) mentre un'indicazione segnala il sentiero CAI 190, il "Sentiero del Paradiso": cresta della Savina - Accellica Sud. L'ho già fatto una volta per intero nel Novembre 2008.
Un'impennata iniziale su terreno con sprazzi di neve e fogliame molto scivoloso conduce alla prima gobba panoramica che raggiungo in poco più di un'ora (già so che questa non sarà na giornata da record quanto a velocità, ma non importa) ed ecco che spunta il bellissimo Varco tra le due creste dell'Acellica. Un'altra oretta di lievi saliscendi sulla crestina, passo sopra un caratteristico arco roccioso che si apre alla mia sinistra come un imbuto in fondo a un breve scivolo innevato, e quindi arrivo alla selletta che è sormontata dall'ultima gobba, "Quota 1383" su IGM e "Appennino Meridionale" (l'ultimo bel lavoro di Luigi Ferranti sulle Montagne del Mezzogiorno, per la Collana "Guida dei Monti d'Italia, CAI - TCI, 2010. Recensione del libro - Consigliato!!).
La cimetta è un'ottantina di metri più alta della vetta vera e propria della Savina (che ho già oltrepassato, poichè è più a NE): situata giusto di fronte al "Varco del Paradiso", a un tiro di schioppo dal Ninno, l'appuntita cuspide piramidale che vi torreggia al centro. Un panorama dal sapore "alpino", piuttosto raro a vedersi tra i nostr imonti. E che non si dimentica.
La Prudenza fa 40 ... e la Paura fa 190 !
Ridisceso dall'ultima e più alta cima della cresta della Savina, entro nel boschetto della piccola sella "Spaccaturo" (G. Capone, inf. pers.) sotto l'ultimo contrafforte della Pettenessa, dove la roccia si fa quasi verticale con una parete di circa 250m prima di ripiegare dolcemente presso la cima Meridionale dell'Accellica (1606m).
Su un tronco i segni di pittura bianco-rossi indicano il sentiero CAI 190 (noto come "Sentiero del Paradiso"!).
E poche decine di metri più sopra, sulla destra (N) presso un grosso faggio che si erge sul bordo del precipizio del Vallone Savina/Ninno, una roccia con bollino rosso indica l'inizio della via Ferrata.
Come detto, la percorsi qualche anno fa mentre gli amici Lerka Minerka davano inizio al pranzo. Non mi parve difficile, e qualche passaggio un pò esposto era adeguatamente servito dai cavi d'acciaio che rendevano sicura l'ultima mezz'ora di risalita fino alla cima Sud [LINK alle Foto del 9/11/2008].
Purtroppo però oggi c'è la neve. Dal grosso faggio sulla destra bisogna alzarsi per alcuni metri fino al primo cavo: prima di questo l'unico appiglio è un ramo a 3 metri da me.
Sull'erba a suo tempo non ebbi alcun problema: infatti è un passaggio che non ricordavo nemmeno. Ma ora con neve dura è tutta un'altra storia (...che preferisco non dovermi "ricordare").
Sono del tutto sprovvisto di attrezzatura: mi sarebbe bastata una corda per assicurarmi all'albero in caso di impicci... sotto c'è infatti un centinaio di metri di scivolo fin giù al fondo del Vallone del Ninno.
Comincio a scavare con la punta degli scarponi, ma se la neve non dovesse tenermi non avrei possibilità di fermarmi (lo scorso inverno sono stato sul ghiaccio vetrato del versante nord del Monte Miletto, Matese, senza ramponi. Una cosa è a salire, inforcando le punte dei piedi fino a bucare la superficie... (ed è già assai rischioso); ma tutt'altro è scendervi!
Retrocedo, pensando che è meglio non cercare eventuali ulteriori crediti dalla fortuna. Meglio invece cercare un'altra via. Ma è tutta roccia sulla spalla che volge a E, così come il lato S, anch'esso impraticabile da dove sono io.
Ritorno 2-3 volte
sotto il primo cavo. Non mi fido della consistenza della neve. Benchè in ombra ed esposto a N, il ghiaccio non è duro abbastanza per garantirmi la tenuta.
Il problema poi è che il passaggio, già difficile a salire, sarebbe impossibile da fare in discesa, quindi c'è l'eventualità che possa essere costretto a tornarmene per la cresta Sud ( Acquafredda, Bosco dei Pellegrini, Sterrata fino alle Croci d'Acerno). E in caso di altri passaggi "scoperti" sarei forzato a procedere in uno dei due versi
per passaggi rischiosi. Prossimo acquisto una bella corda da imbracatura. Almeno quella ci vuole! Per ora, nonostante ciò che dicono tutti coloro che mi ritengono un pò imprudente, la paura ha fatto ... 190... e l'Accellica stavolta mi ha respinto.
O forse i 40 anni mi hanno instillato un'improvvisa saggezza, un pò più di cautela, facendomi desistere dal prendermi rischi inutili. In ogni caso è stato meglio così !
[Addendum: 9/1/2012: il tratto in oggetto è stato, in seguito alla segnalazione, provvisto di un ulteriore cavo che parte da un albero e consente di risalire le roccette anche in condizioni di forte innevamento o ghiaccio. In questo caso sono comunque indispensabili imbracature, cordini e ramponi].
Mi riporto sulla gobba panoramica Q. 1383 e dopo qualche altro scatto fotografico mi metto a mangiare.
Ritorno con molta calma per cresta o lievemente sotto il versante S di essa, in direzione NE.
Preferisco evitare scorciatoie verso la sterrata (cioè verso E, direz. Sorgente Pietra Con l'Acqua) anche perchè tre anni fa per procedere in questo modo mi ritrovai in una zona con qualche saltino di troppo, che è meglio evitare in presenza di neve.
Ripasso presso l'Arco Naturale (è sul versante S, lungo il sentiero, ma 3 anni fa lo mancai perchè in quel tratto mi ero tenuto più su, lungo il filo della crestina) e rigo dritto
fino all'ultma altura. Mi giro e mando un bacio al Ninno :-) Ma dopo pochi minuti (ennesimo change of mind del giorno) ritorno indietro. Voglio aspettare che il sole scenda dietro il Varco del Paradiso, potrebbe uscire qualche situazione fotografica intererssante.
Ed è così che faccio passare un'altra ora e mezza, e sono le 17:00 passate quando riparto. Un'oretta dopo, nonostante il dolorino allo scafoide del piede destro, eccomi all'auto.
Certo
mi è mancata la cima, e mi sento un pò oppresso (:-) per non aver respirato vera aria di vetta, ma ben mi stà, la prossima volta porterò un minimo di attrezzatura per assicurarmi in caso di passaggi rischiosi imprevisti. In montagna non si scherza, ed i pericoli è meglio non andarseli a cercare, perchè ce ne sono già abbastanza, specie quando si va da soli e d'inverno, con neve o ghiaccio.
Vabbuò è andata comunque bene.
Prossime tappe per la primavera:
-
Esplorazione del Vallone della Neve
e risalita diretta sull'omonimo costolone da Nord.
-
Risalita dal Butto della Neve / Tracciolino del Ninno dal lato Sud.
- Esplorazione dei tratti per compiere il Circuito ("Periplo") dell'Accellica che si dovrebbe fare quest'estate.
Alla
prossima...
Francesco Raffaele
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