GIOVAN BATTISTA PELLEGRINI, Toponomastica italiana
10000 nomi di citta, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia

(Hoepli, 1990) [rist. 2009]




PREMESSA
Questa recensione è tratta da una nota di un articolo sulla “Toponomastica montana” che sto scrivendo. Da appassionato di escursioni e natura ho sempre avuto la curiosità di conoscere particolari “generici” (ma poco evidenti) del paesaggio delle zone “esplorate”, al di là delle peculiarità prettamente naturalistiche: frequentazione storica, topografia antica e toponomastica. La toponomastica in particolare, enorme fonte di informazioni sui luoghi e su chi li ha frequentati, è una disciplina linguistica (glottologica: fa parte dell’onomastica) che si giova di apporti e interscambi con un ampio numero di altre materie, oltre a quelle prettamente linguistiche come la dialettologia e la linguistica storica: storia, filologia ed epigrafia; geografia e cartografia; antropologia, folklore, ricerche d’archivio etc.
Per la conoscenza e comprensione profonda dei luoghi, la (micro-)toponomastica è come un vecchio diario le cui pagine non conservano che sparuti brandelli d’inchiostro, alternando righe leggibili a parole semicancellate e ad ampie lacune, talvolta ricostruibili, talaltra ormai perdute. I nomi dei luoghi risalgono alla presenza dell’uomo sul territorio e in alcuni casi si tramandano per secoli o millenni. Come ho recentemente illustrato in una presentazione al CAI (di Castellammare di Stabia), carte geografiche come le tavolette IGM 1:25000, che presentano un discreto numero di toponimi su uno stesso piano, potrebbero essere immaginate (ruotandole di 90° attorno all’asse dei paralleli), come una stratigrafia geologica o archeologica, che presenta una successione di livelli con i più antichi di solito in basso e i più recenti verso l’alto. Così è per i toponimi, nati in alcuni casi nell’antichità e figli di “lingue di sostrato” (pre-indoeuropee o “mediterranee” e indoeuropee come la maggior parte di quelle italiche e quelle dei colonizzatori micenei e greci, o, ancora, semitiche, puniche etc), in altri casi dovute ad apporti (ad-strati) di invasori (franchi, goti, longobardi, normanni, arabi, spagnoli, francesi... senza parlare dei moderni prestiti dall'inglese).
La toponomastica si giova di complesse ricerche e studi linguistici che sono nati da ormai 150 anni, benché la curiosità del significato intimo dei nomi di luoghi, popoli e persone sia antica (vedi le “glosse” greche e latine o le leggende e paretimologie tramandate attorno al significato delle suddette categorie di nomi propri). Le modalità (leggi linguistiche) con cui si arriva a stabilire le etimologie di nomi di fiumi, monti, città etc, soprattutto se opachi nel significato, attengono alla glottologia e alla dialettologia (cfr. G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, o qualche manuale di Linguistica generale), e la toponomastica se ne giova all’unisono con tutta una serie di ulteriori informazioni provenienti da altri campi di studio, per formulare verosimili ipotesi o per dare più plausibili / sicure spiegazioni sull’origine dei toponimi.
Questo manuale che vado a recensire, così come il “Dizionario di Toponomastica” (UTET, 1990, 2006), sono degli strumenti che possono servire a farsi un’idea molto più chiara sul significato di denominazioni di luogo ricorrenti o rare, e a capirne la genesi onomatologica (onomaturgica); ciò soprattutto in zone prive o carenti di opere più specifiche (dedicate a regioni o a singoli comuni), la qual cosa in Italia si verifica in maniera assai difforme da regione a regione. Lo lessi e fotografai in Biblioteca Naz. Napoli (9/2016) e, volendo rileggerlo alla luce di un po' più di esperienza, ne ho acquistato una copia online (1/2024).
FR


[Recensione di Francesco Raffaele, 2024]


G. B. PELLEGRINI, Toponomastica italiana. 10000 nomi di citta, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia, Hoepli 1990 [rist. 2009] 559 p.

Pubblicato da Hoepli (Milano, 1990) e poi ristampato dallo stesso editore (uguale numero di pagine, diversa copertina ma, credo, senza alcuna correzione o aggiunta) T.I. è un testo fondamentale, un manuale di toponomastica che ne illustra la storia degli studi e dà un’amplissima rassegna di toponimi basata su categorie diacroniche (nomi derivanti dalle lingue di sostrato e adstrato storicamente succedutesi nelle varie aree d’Italia) e tipologiche (vedi sotto). La parte testuale consta di 429 pagine a cui si aggiungono un breve glossario, 27 pagine di bibliografia e 98 di indice dei nomi di luogo trattati (in totale più di 9750 voci indicizzate), per un totale di 559 pagine.

Il volume si apre con l’indice, la prefazione di L. Padoa e quella dell’A. Segue l’introduzione suddivisa in quattro paragrafi (20 pag. che rielaborano con poche differenze l’articolo su RLR 1988, cit.), il cap. 2 “Toponimi dalle lingue di sostrato” (114 pag. in 19 paragrafi, da “Lingue dell’Italia antica” e “Strati mediterranei” fino al “Venetico” e “Diffusione del latino in Italia”). Nel cap. 3 “L’elemento latino” (113 pag., con 4 paragrafi divisi per arcaismi, geo[topo]nimi, di varia origine e da aggettivi) la prosa “discorsiva” lascia il posto alla suddivisione per “voci” (sarà così anche nei capp. 5-7), ossia vi si elencano serie di toponimi derivanti dalla stessa base o radice tematica latina. Il cap. 4 è “Elementi postlatini (germanici, arabi, slavi)” (41 pag., 7 paragrafi); nel cap. 5 s’introduce l’ “Antroponimia” (24 pag.), nel cap. 6 la “Fitotoponimia e zootoponimia” (37 pag. 2 paragr.), nel cap. 7 “Idronimi e oronimi” (10 pag. 2 paragr.); chiude il cap. 8 “Altre categorie” (52 pag. 8 paragr.: “Toponomastica urbana”, Toponomastica stradale e topografia”, “Antichi culti…”, “Agiotoponomastica”, “Toponomastica delle aree alloglotte”, “Toponom. bilingue dell’Alto Adige”, “Etnici” e “Mutamenti dei nomi di luogo”), seguito dai sopra menzionati apparati (soprattutto il fondamentale, già citato, ricchissimo indice, che però non include le “basi”, i suffissi e alcuni dei top. antichi o di quelli quasi omofoni di altri segnalati nel testo).

G. B. Pellegrini (1921-2007) è stato un linguista assai influente e questo utilissimo lavoro ha un taglio a metà tra il compendio scientifico e il manuale divulgativo. Chi scrive non ha approfondite competenze linguistiche necessarie per muovere critiche al contenuto del manuale, che è il frutto dell’esperienza più che sessantennale di uno tra i massimi studiosi del settore, con centinaia di lavori su toponimi ed etimi di parole italiane, specializzato nei nomi di luogo della sua regione d’origine (Veneto), del Friuli e soprattutto in quelli del Trentino Alto Adige e della Sicilia, oltre che in altre branche della linguistica e dialettologia italiana, altresì versato in varie lingue (cfr. G. Frau, in: Dizionario biografico dei friulani; C. Marcato, necrologio di GBP; Zamboni, Ricordo… 2008). Se c’è davvero poco (ai miei occhi di mero appassionato) da correggere, si potrebbero aggiungere non pochi “esempi” di toponimi (allargando il bacino regionale di riferimento, qui dichiaratamente imperniato sulla Toscana delle tre principali opere di S. Pieri e su altre aree settentrionali) e anche svariate nuove “basi”. A qualche capitolo, inoltre, gioverebbe di sicuro una trattazione più ampliata e dettagliata: e.g. quello sugli idronimi-oronimi, ma anche il paragrafo sugli zootoponimi.
Ma credo che l’unica “pecca” del volume sia la generale rinuncia a richiami e note a pié di pagina quale riferimento agli articoli specialistici sulle “basi” dei toponimi trattati e agli autori delle relative ipotesi: riferimenti diretti (all’ampia rassegna bibliografica) si trovano nel testo dei capitoli più discorsivi ma mancano quasi del tutto in quelli strutturati per basi/lemmi.
L’A., come da sua prassi, è molto cauto nel trattamento delle voci di origine “mediterranea”- pre-indoeuropea: ci avverte sulle tante esagerazioni del passato e in vari casi si esime anche dal citare gli ipotetici significati delle voci proposte dai vari studiosi o ad ampliare la discussione su toponimi e temi importanti (come ha fatto in tanti suoi articoli). Tipico dei “manuali” è quindi il privilegiare il taglio divulgativo che poggia su un’innegabile competenza, che rende questo pur “pionieristico” lavoro (a detta dello stesso A. alla fine della sua prefazione, in cui ventilava anche l’ipotesi di una seconda edizione, mai apparsa) difficilmente migliorabile, se non come riedizione arricchita –e di certo “appesantita”– dello stesso volume! A tal proposito, la prof. C. Marcato (com. pers. e-mail, giu. 2023) pur concordando sull’utilità di un’eventuale riedizione aggiornata, mi replicò che non lo riteneva un proprio compito, anche per rispetto al lavoro del maestro. Ma poter disporre di uno strumento che avesse a corredo delle voci (almeno delle basi e lemmi principali) un breve commento e riferimenti più fitti (intendo come quelli nel DELIN, 1999 o nel DT, 1990), renderebbe di sicuro l’opera ancora più completa e utile per gli addetti ai lavori (e i lettori più esigenti)!

Costruito sulla base di un’enorme dottrina, di vari lavori dell’A. e di quelli di tanti suoi colleghi (su tutti quelli del toscano Silvio Pieri e del calabrese Giovanni Alessio, al quale è dedicato), la T.I. di G.B. Pellegrini è una sintesi imprescindibile sullo scenario toponomastico nostrano, una lettura istruttiva, a tratti non agevole per tutti, ma utilissima anche come opera di consultazione per chi ha solo la curiosità di scoprire cosa si cela dietro/dentro le selve di appellativi e nomi di luogo d’Italia.

F.R., Napoli, 24/2/2024


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© Francesco Raffaele, 2024