Ogni anno ricevo decine di richieste circa la possibilità che le pagine di questo sito internet possano essere rese disponibili in lingua italiana. Effettivamente, nel nostro paese, il grande pubblico che voglia cominciare ad apporofondire lo studio dei primordi della Civiltà Egizia non ha molti strumenti utili per addentrarsi in questo affascinante territorio. Soprattutto se non é in grado di leggere l'inglese, il francese e il tedesco, lingue in cui circola la maggior parte delle informazioni scientifiche su queste tematiche.
Le sintesi sull'origine della civiltà Egizia disponibili in lingua Italiana non sono molte. Negli ultimi dieci anni é stato pubblicato il catalogo di una bella mostra tenutasi a Ravenna (A.M. Donadoni Roveri e F. Tiradritti, ed., Kemet. Alle Sorgenti del Tempo, 1998, con ottimi contributi introduttivi offerti da Egittologi italiani ed esteri) e un interessante libretto di Silvia Vinci (La Nascita dello Stato nell'Antico Egitto: la Dinastia "Zero", 2002). Poi la traduzione del discusso saggio di T.A.H. Wilkinson, La Genesi dei Faraoni (2004). Ma nessuna di queste opere si propone come un' introduzione generale all'Egitto predinastico.
"Sovrani predinastici egizi" é un titolo assai fuorviante. Quasi un terzo del volume (la prima parte, cap. I-IV) é dedicato al Paleolitico e al Neolitico. Il cap. V riassume la storia dell'Archeologia predinastica, esplorazioni, primi studi, sviluppo delle cronologie; quindi (cap. VI) si descrive l'emergere dei primi elementi culturali ascrivibili a civiltà complesse (stati), cui segue una presentazione dei siti/protostati di Naqada, Hierakonpolis e Abydos (cap. VII), delle culture indigene del Delta e le relazioni con il Vicino Oriente. Solo nell'ultimo capitolo (IX) si tratta effettivamente di re pre(proto-)dinastici.
Questo fatto potrebbe essere spiazzante per il lettore specificamente interessato a quegli elementi più prettamente "storico-politici" del periodo e che si trova invece di fronte ad un'opera divulgativa e ad ampio respiro che sintetizza lo sviluppo della cultura Egiziana nell'arco di svariati millenni. In realtà un lavoro del genere risulta forse più utile, dal momento che colma un vuoto nella letteratura in lingua italiana e fornisce una utile base per ulteriori approfondimenti. Si tratta, quindi, di un resumée del periodo predinastico.
In verità opere del genere non mancano affatto all'estero, come lo stesso autore cita all'inizio della sua prefazione: attualmente la situazione é anzi assai migliore di come egli la dipinga, dal momento che oltre alle opere da lui menzionate (M.A. Hoffman, 1979 e B. Midant-Reynes, 1992) ne sono state pubblicate altre, non meno importanti, da T.A.H. Wilkinson (1999), K.M. Cialowicz (2001), J. Vercoutter (1990), oltre alla riedizione del libro della Midant-Reynes (2000), ai capitoli della Oxford History (I. Shaw, ed. 2000) e qualche altra pubblicazione, sempre il lingue diverse dall'italiano.
Ed é proprio questo il punto: per chi é già esperto dell'argomento, il libro in questione non sarà che una -credo piacevole- rilettura, e non aggiungerà nulla alle nozioni già note. Ma a chi di queste é a digiuno, sono certo che il testo fornirà una buona panoramica e stimolerà ulteriori indagini (sempre che si sappia superare lo scoglio della lettura di almeno una delle lingue straniere sopra menzionate).
Una sorpresa ulteriore sta nel fatto che l'autore -a me precedentemente sconosciuto- non é quello che si dice un "addetto ai lavori", pur avendo alle spalle una pubblicazione ("La notte dei tempi", 200?) sull'evoluzione dell'uomo nel Paleolitico.
Non é certo facile riassumere in modo chiaro e preciso, e con un numero relativamente basso di errori (vedi sotto), un periodo storico tanto lungo e culturalmente complesso.
Veniamo quindi a quelle che si possono considerare alcune pecche di quest'opera, almeno a mio giudizio.
In primo luogo il reparto iconografico non mi ha particolarmente impressionato: la qualità delle più di 40 foto (b/n) é buona, ma mancano molti dei reperti significativi e illustrazioni fondamentali quali tabelle (cronologie-periodi, reperti, siti), carte, disegni al tratto di nomi regali, tipi ceramici e altri apporti che si sarebbe potuto inserire in appendice o nel testo.
Le informazioni sui singoli sovrani predinastici sono un pò esigue, non vengono menzionate scoperte importanti (ad es. quella dei coniugi Darnell, il graffito 1 di Djebel Tjauti) o alcune controversie che hanno animato dibattiti decennali tra gli studiosi del predinastico (ma anche questioni più recenti, come le critiche alle ipotesi di Dreyer sui nomi regali predinastici, incluso quello di "Scorpione I").
Ancora, certe tematiche sono presentate in modo un pò acritico, ma forse ciò é dovuto al preciso intento di non influenzare il lettore. E sarebbe forse troppo aspettarsi di più da un'opera divulgativa, non solo a livello qualitativo ma anche quantitativamente: l'autore ha dovuto effettuare una radicale e non facile selezione (anche nel reparto bibliografico, come mi ha egli stesso confermato). Almeno un paio di digressioni nel testo sono forse inutili (al limite avrei preferito fossero state inserite nelle note, così come le voci del glossario).
Ci sono vari errori tipografici e alcuni di traduzione: p. 154: "corvo rosso" invece di "corona rossa". A p. 187: "V dinastia di Ur". Nota 2, p. 188: omesso il nome del cimitero (Naga ed-Der). "Standard" (stendardo) a p. 189.
Le datazioni (p. 42-43) delle fasi recenti dell'arte rupestre Sahariana (Periodo del Cavallo e del Cammello) sono troppo alte -di un paio di millenni- qualsiasi siano le cronologie e/o le specifiche aree geografiche considerate.
Djoser è citato (p. 81) come "terzo sovrano della III dinastia" (ne fu invece, a seconda delle ipotesi, il fondatore oppure il secondo re). A p. 157 si confonde o si assimila il centro cerimoniale in loc. HK29A con il tempio che doveva sorgere sul monticolo rivestito "revetted mound" entro il sito di Nekhen / Hierakonpolis. A p. 193 "Dinastia 0"/Hor-Aha ..., poi Scorpione II e Coccodrillo sovrani di Nekhen... A p. 199, "tavolozza del Campo di Battaglia": il secondo frammento è ad Oxford, non al British Museum; 32,8cm é l'altezza dei due frammenti uniti; i frammenti non sono solo due (un terzo é presso la collezione Kofler-Truniger a Lucerna). Nella figura a p. 199 andava indicato che si tratta di un calco. A p. 207, si riferisce di passate identificazioni tra Narmer e Hor-Aha; più in basso si descrive un cilindro d'avorio di Narmer qualificandolo come sigillo (trattasi di un piccolo manico). Il serekh di Gebel Sheikh Suleiman (p. 211) non va attribuito a Djer, ma ad un anonimo re della dinastia 0.
In definitiva si tratta di un lavoro soddisfacente, il cui punto debole é proprio nell'ambito cui fa riferimento il titolo del libro. Ma l'obiettivo che l'autore si pone é ben diverso da quello che il suo titolo suggerisce, e può dirsi raggiunto. L'opera offre infatti una buona sintesi dell'evoluzione culturale preistorica/predinastica e dà informazioni aggiornate e generalmente precise su molti aspetti delle prime culture egiziane.
[LINK al sito web di Natale Barca]
F. Raffaele, 9 Agosto 2006