Sebbene mi occupi da più di 20 anni di Antico Egitto, con questa prima carrellata di 200 foto ho inteso privilegiare volti, tratti somatici, atteggiamenti, mestieri, costumi, alcune usanze e altre peculiarità degli egiziani moderni. L'impatto con i resti del remoto passato dell'Egitto lascia sempre il segno, che si sia esperti di storia, d'arte o semplicemente turisti interessati. Di foto dei monumenti però se ne vedono a iosa. Ecco perchè qui comincio dando la priorità al presente e alla gente comune. Un popolo per molti versi simile ai miei correggionali (io sono di Napoli).
Oltre che egittologo sono appassionato di foto naturalistica (questi due temi saranno oggetto delle parti successive di questo reportage).
Laddove la fotografia naturalistica è spesso figlia di un certo tipo di avventuroso distacco -o addirittura evasione- dalla realtà antropizzata, al contrario il "reportage antropologico" necessita non di rado di un atteggiamento profondamente "invasivo". Non sempre è facile catturare degli aspetti o situazioni della vita delle persone. Non sempre è piacevole o giusto farlo. Sempre però ci si trova a riflettere su ciò che si vede e si documenta. A pensare al modo in cui la gente cerca di tirare a campare, arrangiarsi, combattere la povertà dilagante... Che è sempre palpabile - e diventa assolutamente palese tra le mille vie della sterminata metropoli del Cairo. Nell'invadere spazi e momenti della vita di questa gente e della loro cultura, è impossibile non essere a propria volta invasi da un nugulo d'interrogativi, dai confronti con la nostra realtà, e soprattutto dalle emozioni. Sensazioni che spero di riuscire a trasferirvi almeno in minima parte attraverso queste fotografie.
E' forse troppo gratuito parlare di politica, in questi giorni in cui le 'masse' sono in rivolta nelle grandi città egiziane. Devo dire che lo scorso dicembre mi sono bastati pochi discorsi casuali per capire quanto sia diffuso tra gli egiziani il senso d'insofferenza per le attuali dinastie (presidente e suo entourage). Ma mai mi sarei aspettato una reazione così risoluta e rapida (rapida si fa per dire, visto che siamo ormai a trent'anni dalla morte di Sadat). Ma in questo il popolo egiziano ha dimostrato di avere un carattere inaspettato, forse meno passivo di noi italiani (e meridionali in particolare) che riusciamo veramente a sopportare di tutto ... e tutti! Certamente oggi gli egiziani stanno dimostrando di essere un popolo orgoglioso che ama sentirsi libero da regimi o pseudo-tali. Facciamone tesoro!
Ho vagato tra vicoli polverosi in pieno centro del Cairo, così come nei villaggi del Fayum, e ancora in Alto Egitto, ad Assuan e nella cittadina di Luxor (irriconoscibile l'ameno paesino turistico che era 10 anni fa). La povertà, o meglio la precarietà, ti accompagnano sempre. Ma il modo in cui gli egiziani cercano di restare a galla nella loro vita mi è parso sempre dignitoso, anche quando si manifesta in usanze un pò irritanti per il "turista", come il bakshish (le mance), le agguerrite contrattazioni con negozianti e tassisti e altre situazioni simili. Ma dalle nostre parti agli stranieri può capitare di peggio!
Per finire desidero ringraziare i miei colleghi dell'ANSE (Dr. Ilaria Incordino e Dr. Massimiliano Nuzzolo) e coloro che sono stati coinvolti nel nostro progetto del Master in Egittologia presso l'Istituto Orientale di Napoli (iniziativa che mi ha riportato in Egitto), le masterine, gli architetti, i professori e di nuovo Massimiliano, che mi ha più volte generosamente affidato la sua reflex (Canon EOS 400D cui ho abbinato il mio EF 50mm F1,4) con cui ho scattato quasi 1/3 delle circa 2900 foto totali e la metà delle c. 200 foto che compaiono in queste prime due pagine del reportage (per l'altra metà degli scatti ho usato la mia Panasonic DMC-FZ28, 27-486mm eq, F2,8-4,4).
Ma soprattutto ringrazio gli egiziani che si sono prestati ad essere l'oggetto -quasi sempre inconsapevole e 'mafish mishkila'- delle foto anche quando erano sorpresi nel mezzo delle loro mansioni o in circostanze forse non piacevoli e opportune dal loro punto di vista, e con mia gran faccia tosta.
Tutto ciò -come scrivevo su FB dall'Egitto- al fine di cercare d'immortalare la colorata povertà, il degrado, quella sorta di moderno medioevo che ti assale e al contempo ti affascina, tra i vicoletti dei Suq del Cairo... una vera miniera per documentare con le immagini e per pensare!
Occorre infine stigmatizzare che, seppur talvolta un pò a disagio in certi dedali suburbani lontani dalle vie turistiche (ma anche questa è avventura), non ho mai avvertito alcun senso di minaccia o pericolo, camminando tra gente che in un anno di lavoro guadagna meno del costo di una delle due fotocamere che utilizzavo. Meditiamo!
[Francesco Raffaele, 29/1/2011]